Siamo finalmente a novembre: l’inverno è alle porte, l’atmosfera natalizia si avvicina, a New York il figlio di un pugliese e di una ebrea triestina vagamente rosso e fieramente progressista diventa sindaco, in Italia ci scandalizziamo per la possibilità di diventare multietnici, i Ministri centellinano umanità alla risposta, i partiti attentano ai padroni, i bambini pieddini si mangiano i vecchi comunisti incapaci di sentire il proprio popolo, il senescente cavaliere mischia rogne personali a tragedie universali e il Paese rotola allegramente verso il precipizio, con rassegnata quiete. Tutto nella norma insomma anche la Raunch ovvero l’osceno, il volgare. Da circa venti anni il pornografico è trasmigrato nei media generalisti, le pubblicità evocano amplessi d’ogni sorta suggerendo varianti impensabili, al limite del geniale. Il documentarista Tancrède Ramonet sostiene che gli schermi casalinghi sono diventati il veicolo pornografico per eccellenza: trivialità delle situazioni, impudicizia di chi si esibisce, indecenza dello sguardo. Pornografia per tutti insomma: eterosessuali, omosessuali, bisessuali, feticisti e zoofili. Reggiseni miracolosi che tengono ogni cosa in ogni posa, labbra turgide perennemente atteggiate a fallazzio, modelle imperituramente sdraiate a terra con occhi semichiusi e capelli sparsi su pavimenti candidi. La Raunch ha in questi anni trasmesso un messaggio chiaro: il potere passa attraverso l’esibizione e l’uso del corpo. Quello femminile naturalmente. La carne delle donne esposta, manipolata, gonfiata ha cancellato l’imbarazzo e lo sdegno relegandoli in un neopuritanesimo bigotto e pruriginoso e così la Raunch Culture trionfa sulle manifestazione di galanteria residua e sulla possibilità di scandalizzarsi per l’aberrante prostituzione minorile che si pratica con disinvoltura e pure con malcelato orgoglio. Ai Parioli, elegante quartiere romano, ad esempio una 14enne denuncia la madre che dal corpo giovane e mercificato della figlia traeva profitto. I clienti, ricchi borghesi capitolini e non solo, schifati dalle altre preferivano la merce nuova. E’ cosa facile sentirsi virile con sotto una ragazzina, basta non pensare che ha l’età di tua figlia. E’ cosa semplice giustificare questa depravazione, basta dirsi che a loro serve per comprare cose nuove, cose belle. Cose come loro. Oggetti in vendita, fatti per essere usati, usati e poi buttati. “Queste due me fanno guadagnà 600 euro al giorno” dice serenamente uno dei loro sfruttatori e lo dice serenamente perché parla di cose non di persone. Cose a disposizione di uomini per bene, giocattoli per bambini alti, grassi e danarosi che pensano di potersi concedere tutto in virtù dei loro danari. Quando Lawrence scriveva L’amante di Lady Chatterley nel 1928 sfidava la morale borghese con un divertissement anticonformista e ribelle, colorato da piccanti provocazioni proibite, ma oggi tutto è assai diverso. Oggi a differenza di ieri ogni cosa è lecita e lecitamente praticata, oggi come ieri gli uomini si accaniscono su pezzi di carne inerme inebriati dall’idea che per natura la donna ha da essere dominata. Una cortesia sola chiedo ai buoni lettori: risparmiamo alle nostre già compromesse coscienze di arrivare a credere che quelle sgualdrinelle abbiano la loro parte di colpa. Quelle bambine sono le vittime della nostra accondiscendente bonomia verso i probi mariti e i pii padri di famiglia che solo qualche vizio si concedono di tanto in tanto e solo per distrarsi dai ritmi forsennati ai quali questa indegna società li costringe. Peccato che questa indegna società siamo tutti noi.
Gabriella Grasso