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Nel mondo di oggi è così facile essere considerati malati?

depressioneSiracusa – La tristezza per un lutto in famiglia può essere considerata una forma di depressione? Un bambino che piange e non dorme di notte va curato con un farmaco? Nel mondo di oggi è così facile essere considerati malati?

Sono questi gli argomenti di discussione che animeranno la giornata di studio aperta al pubblico organizzata dalla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia dell’Istituto di Gestalt HCC Italy, che si terrà il 30 novembre dalle 9.00 alle 18.30 a Siracusa, presso Palazzo Vermexio in Piazza Duomo.

Un Open-day e una tavola rotonda in cui numerosi esperti del mondo della psichiatria e della psicoterapia valuteranno il nuovo manuale psichiatrico DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), giunto alla quinta edizione. “È uno strumento molto utilizzato dagli psichiatri ma che suscita molti punti interrogativi per l’abbassamento delle soglie diagnostiche: in altre parole, il numero di sintomi che indicano che una persona è malata è stato aumentato, per cui le diagnosi di patologia aumenteranno, con conseguente aumento di consumo di farmaci e dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale e per i cittadini” spiega la dottoressa Margherita Spagnuolo Lobb, direttore dell’Istituto di Gestalt HCC Italy.

“Insomma, sarà più facile essere dichiarati malati. Per esempio, gli scatti di rabbia saranno chiamati ‘disturbo di disregolazione dirompente dell’umore’ e potranno essere medicalizzati, anche nei bambini. La tristezza del lutto sarà inserita tra le forme di depressione, così chi ha perso una persona amata e vive il lutto più a lungo del normale si sentirà dire che il suo dolore potrà essere curato con la somministrazione di farmaci. Normali dimenticanze e defaillance cognitive degli anziani verranno diagnosticate come ‘disturbo neurocognitivo minore’, creando falsi allarmi e sofferenze in persone che in definitiva non potranno comunque risolvere il problema con farmaci” continua la dottoressa. “Certamente il medico esperto farà le domande giuste per capire se il lutto prolungato nasconde una depressione o meno, ma è anche vero che un manuale così diffuso contribuisce a cambiare la cultura della malattia, e tra dieci anni potremo ipotizzare un mondo psichiatrico che patologizza e medicalizza tutto”.

L’evento di sabato 30 novembre è un’occasione per discutere insieme su come accogliere questo manuale. “Fermo restando che i manuali sono importantissimi e servono per la diagnosi e per la valutazione di un caso clinico – continua Margherita Spagnuolo Lobb – resta il fatto che affidarsi solo ad essi non basta. Per due motivi. Innanzitutto il manuale non dà spazio alla positività della sofferenza, che non è da considerarsi una malattia, ma un normalissimo stato della vita che aiuta l’uomo a superare le difficoltà, e quindi a crescere. In secondo luogo, bisogna valutare l’eccessiva medicalizzazione della vita che il DSM 5 propone: se un bambino piange spesso o non dorme la notte non significa necessariamente che stia male e che abbia bisogno di una medicina. Quel pianto potrebbe essere una risposta del bambino alla tensione che si respira in casa perché, per esempio, i genitori si stanno separando” continua la dottoressa. Che avanza così l’ipotesi di abbinare l’uso del manuale all’approccio tipico della Gestalt: “Il manuale valuta la malattia analizzando i sintomi e risolvendola con determinati farmaci, la Gestalt va all’anima del problema: la malattia diventa un disturbo che tende ad una soluzione, vanno quindi valutati i modi per prevenirla e per superarla. In questo contesto, oltre al sintomo va valutata la sofferenza e il tentativo compiuto dal paziente nel superarla” conclude Margherita Spagnuolo Lobb.

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