sabato , Luglio 27 2024

“Ascesa nel regno degli immortali”, la nuova opera del maestro Pierfederici Alessandro

Pierfederici AlessandroOltre a essere un grande pianista internazionale e un direttore d’orchestra che ha girato il mondo,  Alessandro Pierfederici si è fatto conoscere al pubblico anche come scrittore con il romanzo  “Il ritorno al tempo che non fu” (Leone editore).

Il maestro, di Treviso, si ripresenta ora ai suoi lettori con il secondo romanzo “Ascesa al regno degli immortali (L.C.E. editore)

Lo abbiamo  incontrato per conoscere meglio la sua nuova opera.

 

1. “Ascesa al regno degli immortali” è il suo ultimo romanzo.  Di cosa parla?

È la storia della vocazione artistica di un musicista spinto dalle delusioni giovanili verso un percorso di distacco dalla vita reale e negazione delle emozioni, che si manifesta nell’incapacità di intessere veri rapporti personali e sentimentali, e nel rifiuto della partecipazione alla vita sociale, in nome di un utopistico ideale di arte superiore, lontana dalle miserie e dai limiti del mondo.  Ma, con un tormentato percorso di dubbi sull’utilità della stessa arte, di incertezza sulla propria integrità morale di fronte all’impulso creativo, di progressiva consapevolezza della fine di un’epoca e dell’impossibilità per la creazione artistica di assumere una funzione redentrice per l’umanità, il protagonista, Anton, attraverso la musica, giungerà alla ricomposizione della frattura tra ideale e reale, nella conquista della piena coscienza della propria identità di uomo e del proprio ruolo nel mondo, unica via di ascesa verso la memoria della storia.

 

2. Anton, il protagonista della storia, vive una forte crisi esistenziale e solo grazie al superamento di alcune difficoltà riuscirà a trovare la strada giusta.  Ha voluto rappresentare la crisi dell’uomo moderno?

 Credo che esista un’affinità molto forte fra la realtà odierna e quella di oltre un secolo fa, nella sensazione di fine di una fase storica. Tale consapevolezza, che sconvolgeva i più sensibili intellettuali ed artisti del tempo è la stessa che affligge oggi coloro che lottano per la cultura, i valori tradizionali, la sopravvivenza dell’aspetto creativo e spirituale dell’uomo. Nella crisi di Anton, nel suo smarrimento, nel turbamento che torna ad affliggerlo sotto forma di una ricorrente incapacità a decidersi, a relazionarsi con gli altri, a fugare dubbi ed incertezze, si può cogliere la crisi dell’individuo moderno tormentato dall’insicurezza di un periodo convulso ma carente di autentici valori.

 

Pierfederici Alessandro  (2)3. Il racconto si svolge nel periodo della Belle époque; ha una predilezione particolare per quel periodo storico?

All’inizio degli anni Novanta – un periodo in cui facevo la spola tra Vienna, Treviso e Milano per completare i miei studi – ho vissuto una breve storia con una ragazza di origini mitteleuropee, che mi fece conoscere sia il repertorio liederistico che la letteratura tedesca di quel periodo.  La fine sofferta di quella storia coincise con l’inizio della mia carriera di musicista e il fascino di quei momenti si trasformò sia nell’esigenza di iniziare a scrivere, che nella crescente, intensa propensione per quel periodo storico, ricco di stimoli culturali e di artisti, e sul quale aleggiava però l’incombente ombra della fine spaventosa di un’epoca, che avvenne con la Prima Guerra Mondiale. Quest’ultimo, tragico aspetto è quello che ha sempre colpito la mia immaginazione, come se tutto il corso della storia fosse giunto ad uno sbarramento, oltre il quale nulla sarebbe stato più come prima; gli eventi successivi mi pare abbiano confermato questa impressione.

Inoltre sia la protagonista di quella remota storia che mia moglie, cui il libro è dedicato, hanno un legame fortissimo con la città di Trieste e il cerchio si chiude: la vicenda di questo romanzo non poteva che essere ambientata in quel tempo e in quei luoghi.

 

4. Anton Giuliani è un musicista, proprio come lei; c’è qualcosa di autobiografico nel suo racconto?

Nel romanzo è presente una componente autobiografica che va dalla rivisitazione di episodi accaduti alla presenza di personaggi ispirati da persone reali che hanno fatto parte della mia vita di studente e di musicista; dalla descrizione poetica di alcuni brani musicali al più complesso tormento interiore del protagonista. Anche l’illusione di Anton, la separazione tra ideale e reale, ha percorso con alti e bassi la mia vita di studente, e il dramma dello scontro col reale ha trovato spesso in me le stesse reazioni, gli stessi dubbi, le stesse contorsioni psichiche del protagonista. Ed anche l’incertezza ed insicurezza di Anton nel rapporto con le sue coetanee riflette un atteggiamento che era il mio, per cui tutti i tormenti, apparentemente assurdi per una mente adulta, le fantasie, i drammi che l’animo del ragazzo rende insolubili, sono gli stessi che ho vissuto io.

 

5. Questo romanzo è in qualche modo collegato al suo libro precedente, “Ritorno al tempo che non fu”?

Si tratta di due storie diverse: la prima è una fiaba iniziatica alla ricerca di sé attraverso un cammino nello spazio, nel tempo e nella propria interiorità da parte del protagonista, ricca di elementi simbolici; nella seconda, invece, l’approfondimento psicologico e la riflessione filosofica sul ruolo dell’artista e su quello dell’uomo nel mondo e la trasfigurazione poetica della musica accompagnano la narrazione delle vicende.

Ma un punto d’incontro c’è, nella sostanza della conclusione di entrambi, un punto di arrivo dopo un percorso alla ricerca di sé, dapprima inconsapevole, poi sempre più chiaro. Unisce i due romanzi anche l’analisi del flusso di coscienza e del tormento psichico dei protagonisti: il primo, disperato per il fallimento della propria esistenza e costretto a ritrovarne i valori, uno ad uno, sotto l’aspetto filosofico, storico, sentimentale; l’altro, smarrito di fronte all’impossibilità di realizzare il suo utopistico sogno di un’arte perfetta e quindi costretto a recuperare il senso della vita reale attraverso l’arte ed il confronto fra il suo sogno e le sue emozioni, la storia attorno a lui, la miseria umana, materiale e morale, il dolore dell’amore deluso.

 

6. Nella vita di tutti i giorni, oltre a essere uno scrittore, è un famosissimo maestro d’orchestra e pianista a livello internazionale.  È difficile conciliare le due carriere, sebbene siano entrambe figlie dell’arte?

Finora ci sono riuscito, seppur con molta fatica, e comunque non potrei più rinunciare né limitare nessuna delle due.  L’attività musicale, costellata di tappe fissate e date stabilite, tende a volte a prendere il sopravvento sulla scrittura che, in fase di creazione, riesce a ritagliarsi più facilmente gli spazi per procedere.  Il difficile viene quando si alternano concerti o corsi musicali alle presentazioni di libri e agli incontri con l’autore, ossia quando anche l’attività di scrittore assume la sua dimensione pubblica.  Questo rimbalzare da un’attività all’altra diventa sempre qualcosa di stimolante. Il segreto è nel trovare ovunque la soddisfazione di ciò che si fa.

 

7. Dovendo scegliere, meglio la musica o la scrittura?

 Sarebbe un po’ come dover scegliere fra un figlio e l’altro: sono due aspetti che ormai non possono esistere in me l’uno senza l’altro. Tendo a preferire di volta in volta quello di cui mi sto occupando in quel momento. Ciascuna della due attività ha qualcosa da dirmi e da darmi.  Come musicista, quando affronto i capolavori dei grandi geni del passato, vi pongo la mia esperienza, le mie conoscenze e la mia sensibilità, per diventarne il più possibile un interprete fedele; come scrittore, mi sento di più un creatore, che assembla parole e pensieri a partire da un foglio bianco (le mie prime stesure sono sempre manoscritte: la fisicità del contatto con la penna e la carta è per me una sensazione impareggiabile) per renderle idee, storie, messaggi da trasmettere ad altri.  Forse per questo, messo nella condizione di dover per forza fare una scelta, una lievissima preferenza va alla scrittura ma, ripeto, si tratta solo di un gioco, poiché in realtà queste due espressioni d’arte sono ormai per me inscindibili.

 

8. C’è un luogo in cui sui rifugia per creare le sue opere?

Fino ad oggi i luoghi in cui ho potuto scrivere con maggiore tranquillità sono sempre stati le camere d’albergo nei momenti di pausa dal lavoro musicale lontano da casa e, d’estate, una bellissima casa di amici immersa nella natura su una collina, con vista sull’Oceano.  A casa mi divido tra due scrivanie, una per le stesure a mano e le correzioni e una per la copiatura e l’ulteriore controllo al computer.  Ognuno di questi luoghi è però il punto di ritrovo di emozioni, pensieri, osservazioni, idee nate nel corso delle giornate lontano da loro e che lì si ricompongono ed entrano in ciò che sto scrivendo.

 

9. Cosa si aspetta dal suo libro?

Amo molto questo secondo romanzo perché è quello che unisce le mie due vocazioni: da scrittore narro la storia di un musicista che mi corrisponde per molti aspetti, in un contesto storico e ambientale che mi è molto vicino emotivamente.  Ciò che mi aspettavo, in un certo senso mi è già stato dato durante la stesura e quando ne ho stretto fra le mani le prime copie: uno sguardo profondo dentro di me, come appare dall’introduzione alla lettura (pubblicata sul mio sito), nella quale viene ripercorso il mio cammino di studi ed approccio alla musica; un interrogativo costante sulle mie vocazioni artistiche; un ritorno alla memoria di momenti belli ricolmi di speranze e di entusiasmo giovanile ma anche di tormenti, dubbi, paure.

 

10. Anche sua moglie Lucia è un soprano di grande fama; cosa vuol dire vivere in una famiglia di musicisti?

Abbiamo condiviso la nostra attività professionale fin da subito, da quando ci siamo conosciuti grazie alla musica.  La particolarità che a mio avviso caratterizza una famiglia di artisti è l’incredibile ricchezza di stimoli che entrano in casa o che arrivano dovunque siamo: frequentando scrittori, poeti, pittori, altri musicisti, ma anche persone appassionate di musica, possiamo ricevere e dare in continuazione stimoli creativi, benché il nostro approccio alla musica sia diametralmente opposto, viscerale ed emozionale quello di mia moglie, analitico e razionale il mio.  Questa diversità che potrebbe rendere impossibile una collaborazione in musicisti che si conoscono appena, per noi è diventata invece fonte di reciproco arricchimento.  E la bellezza della famiglia di artisti è il fatto che la creatività si estende ovunque: mia moglie confeziona costumi di scena per i nostri eventi ed originalissimi abiti per sé e nostra figlia, realizza graficamente locandine e copertine, crea album fotografici ed elabora i video dei nostri eventi musicali; io ho un ottimo repertorio anche in cucina. E nostra figlia?  A dodici anni, disegna poster e scrive racconti gialli… Credo che possa bastare.

 

11. Il suo impegno per la cultura è molto forte, tanto che ha fondato l’associazione “Musicaemozioni”; qual è il suo scopo?

     “Musicaemozioni” è nata con lo scopo di diffondere la cultura musicale, in particolare quella legata alla vocalità, attraverso eventi tematici nei quali i programmi musicali siano pensati e impaginati in base ad argomenti letterari, storici, musicologici, artistici. Uno dei principi fondanti di Musicaemozioni è sostenere che le arti si integrano e sono parte della realtà quotidiana e della vita di tutti.  Un altro punto essenziale del nostro programma è la spiegazione al pubblico di quanto viene eseguito, poiché abbiamo maturato la consapevolezza che il pubblico degli eventi musicali ha bisogno dei mezzi per un ascolto più consapevole che sia soprattutto fonte di acquisizioni culturali.

Inoltre abbiamo iniziato una collaborazione con una struttura che ospita malati terminali e prepariamo brevi intrattenimenti musicali per i ricoverati stessi, per gli assistenti, gli infermieri, i volontari. È un modo per dimostrare che la musica ha un vero valore, che può portare una vera solidarietà di presenza e impegno a coloro che soffrono e dare un effettivo significato al nostro lavoro.

 

12. La copertina del suo romanzo è molto suggestiva.  Si intitola “Luce di suoni” ed è stata realizzata da sua moglie, Lucia Mazzaria.  Cosa rappresenta?

 Rappresenta simbolicamente un percorso dalla terra, ammantata di ombre e qui raffigurata dalla rigogliosa natura di un bosco, alla luce spirituale che brilla nel cielo, immagine di quel fuoco sacro cui tende tutta la vita del protagonista. Ed è l’unione di terreno e celeste, di realtà e ideale, quasi l’immagine conclusiva della storia, la ricomposizione della frattura originaria di terra e cielo, reale e ideale, attraverso la musica, rappresentata dalle note che appaiono in trasparenza.

 

13.  Progetti futuri?

Sto ultimando la stesura di una raccolta di racconti, riprendendo alcune fra le mie prime esperienze di scrittura di oltre vent’anni fa, rielaborate ed inserite organicamente in un insieme che raccoglie suggestioni culturali, ricordi d’infanzia, pura invenzione narrativa, fatti accaduti, leggende fantastiche, con una componente di mistero e soprannaturale.

Ma le idee in cantiere sono moltissime: altri romanzi, altre raccolte di racconti, scritti di vario genere; inoltre sono sempre più impegnato per recensioni letterarie e conferenze, introduzioni, presentazioni di argomento musicale per eventi e concerti.

Come musicista, i miei progetti futuri procedono sempre su due binari paralleli: la mia attività professionale di pianista, direttore, docente e la mia attività in qualità di Presidente di Musicaemozioni, con un sempre maggiore impegno, che cresce in maniera proporzionale alle difficoltà, ai problemi, agli ostacoli che al giorno d’oggi la cultura, che è anche rispetto dell’uomo e della sua creatività, come mezzo per stare bene e vivere meglio, incontra.  Sarei veramente felice se questo nuovo romanzo potesse dare il suo contributo anche in questo.

 

a cura di Isa Voi

Check Also

Molecole di acqua possono influenzare la produzione di idrogeno verde

Un gruppo di ricerca dell’Istituto per i processi chimico-fisici del Cnr, in collaborazione con l’Università …