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L’ambiente, una risorsa “degradata” dall’uomo

ambiente degradatoOgni intervento promosso per la salvaguardia dell’ambiente non è, certamente, mai “troppo”. L’ambiente è, infatti, una risorsa di inestimabile valore di cui l’uomo non può assolutamente fare a meno per soddisfare ogni sua esigenza di vita.

Eppure, malgrado ciò, si assiste oggi, e lo si vede da tempo, ad un degrado di dimensione tale da minacciare non solo la salute dei singoli e della collettività, ma da pregiudicare seriamente ogni programma di ulteriore sviluppo del Paese con conseguenze inimmaginabili per le generazioni future.

Tutela dell’ambiente e ricerca di modi e di occasioni nuove per un migliore e più diffuso benessere sono, pertanto, i grandi temi per i quali l’uomo e la società tutta non potranno non essere impegnati nell’immediato futuro.

Non a caso l’opinione pubblica mostra una attenzione crescente a tali problemi come non è, certamente, per caso che taluni comportamenti individuali e collettivi tendano, sia pure ancora con estrema lentezza e spesso dettati solo più da emotività che da radicati convinzioni, a modificarsi per meglio rispondere a tale sfida.

I costi umani e sociali, quali inevitabilmente si hanno a causa del degrado quale oggi è dato di vedere sono, infatti, immensi e sfuggono certamente ad ogni valutazione di tipo economico attesa la dimensione, la complessità e l’articolazione del danno prodotto.

Il lento e progressivo disfacimento del territorio; il sempre più diffuso inquinamento delle acque, del sottosuolo, dell’aria e degli alimenti; l’accumulo di rifiuti urbani, industriali e tossici in aree sempre più estese e non sempre adeguatamente protette; il diffondersi di patologie direttamente provocate dalle degradazioni attuali con danni, spesso irreversibili, per la salute dell’uomo sono, certamente, “ricchezze” che incuria, disinteresse, cinismo, egoismo e interessi di pochi distruggono sistematicamente ed il cui valore è incalcolabile se si tiene conto che le stesse, una volta distrutte, si perdono definitivamente in quanto difficilmente recuperabili e, soprattutto, insostituibili.

Quel che oggi appare, però. più grave è che tale “sfacelo” si consuma, non di rado, nella indifferenza generale che porta, spesso, a considerare “fatalità inevitabili” tragedie (alluvioni, frane rovinose, incendi di boschi, contaminazioni, avvelenamenti, ecc.) altrimenti evitabili solo che fossero state assunte, in tempo, scelte opportune e responsabili od anche elaborato progetti, promosso iniziative, modificato atteggiamenti e comportamenti.

Un dramma di cui tanti sembrano ancora non accorgersi del tutto e di cui solo pochi riescono a cogliere, per intero, i contenuti e la dimensione.

Tantissime le colpe e notevoli, soprattutto, le responsabilità di chi, chiamato a “gestire” gli interessi della collettività, non tiene nel debito conto le esigenze e i diritti della collettività stessa consentendo con le proprie omissioni, coi ritardi, con le negligenze, col disinteresse e, perché no, anche con le “collusioni” un degrado che, dilatandosi sempre più finisce, inevitabilmente, col ridurre ambiti, momenti ed occasioni per una migliore qualità della vita.

“Ricreare” quelle condizioni di vivibilità, oggi così largamente compromesse da scelte spesse inadeguate, da comportamenti irrazionali e da interessi non certo rispondenti alle stesse ed ai bisogni collettivi, costituisce, pertanto, un impegno dal quale nessuno può esimersi se si vuole, veramente, vincere la sfida del nostro tempo ed “accelerare” la crescita della società.

Fernando Sacco

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