L’emergenza, che non smette di bussare alla porta dell’Europa, cambia i suoi connotati. L’avevamo conosciuta come fenomeno dal carattere sporadico e straordinario, ma continuiamo a fare i conti con storie di ordinaria follia. Ad occuparsi dei migranti è soprattutto la matematica, con i suoi numeri e le sue logiche organizzative. Si contano i barconi, gli uomini, le donne e i bambini che li affollano. Il denaro pagato agli schiavisti. I posti letto, nell’impossibile speranza di far quadrare i conti. I centri di raccolta straripano di gente. Centinaia, migliaia, ma non si fa in tempo a tenere a mente i numeri che intanto gli zeri aumentano di ora in ora.
La Sicilia fa di tutto per contenere questi poveri disperati, nonostante i numeri reali superino di gran lunga la capienza massima di qualsiasi luogo messo a loro disposizione. Ogni giorno sembra di rivedere le stesse immagini, quelle già viste ieri, il mese scorso, un anno fa… Le solite barche e i soliti disperati, ma anche i soliti morti. I numeri fanno saltare dalla sedia, ma poi non dicono nulla e non servono a nulla se non si riesce ad azzerarli. La reiterazione della notizia non fa più notizia e l’ordinarietà del fenomeno fa paura.
Come sarebbe bello se le carrette del mare trasportassero solo numeri, senza anima né cuore. E invece, purtroppo, sono sempre piene di esseri umani, o perlomeno tali sembrerebbero a giudicare dalle braccia che agitano in aria per chiedere soccorso, o dalle gambe stecchite che trascinano sul molo, o dagli occhi atterriti che vorrebbero gridare aiuto. Cavolo, sembrano davvero degli esseri umani, come noi. Eppure c’è una cosa che li rende meno umani di noi: la negazione dei DIRITTI umani.
Valentina La Ferrera
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