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Lo zucchero bianco non è esente da aspetti poco salutari per la nostra salute

ZUCCHERO BIANCODi recente, numerose diatribe hanno interessato lo zucchero bianco, il cui processo di raffinazione non è esente da aspetti poco salutari per la nostra salute. Lo zucchero bianco o saccarosio, per divenire dell’omonimo colore, subisce un’enormità di processi. Infatti, quest’ultimo viene depurato con calce, trattato con anidride carbonica e con acido solforoso, cotto, raffreddato, cristallizzato, centrifugato, filtrato, decolorato con carbone animale e colorato con coloranti, alcuni dei quali derivanti da catrame e cancerogeni. In Italia, fin dagli anni ’80, l’industria produttrice di zucchero, per contrastare la concorrenza dei dolcificanti sintetici, mise in atto una campagna pubblicitaria in cui si collegava l’uso dello zucchero allo sviluppo delle facoltà cerebrali. Tuttavia, non esisteva alcun fondamento scientifico, poiché ogni essere umano è in grado di “ottenere” da sé zucchero per far funzionare il cervello attraverso l’uso di molti tipi di sostanze alimentari, non necessariamente dolci. Al contrario, per poter essere assimilato, lo zucchero “ruberebbe” al nostro corpo vitamine e sali minerali importanti come il calcio, tanto che le conseguenze sono, alla lunga, l’indebolimento dello scheletro e dei denti, la comparsa di artrite, artrosi e osteoporosi oltre alla carie dentaria. A livello intestinale, provoca produzione di gas, tensione addominale, alterazione della flora batterica, coliti, stipsi e diarrea. Non solo ma agisce sul sistema nervoso e sul metabolismo, dando dei picchi di stimolazione e delle conseguenti ricadute vertiginose con conseguenti stati di irritabilità, euforia e continuo bisogno di ingestione di altre quantità di zucchero. Ciò creerebbe una forma di dipendenza data appunto dal picco di glicemia nel sangue conseguente al velocissimo assorbimento dello zucchero stesso. Il pancreas, per far fronte alla situazione, contrasta gli alti livelli glicemici, immettendo insulina nel sangue. Ciò provoca, a sua volta, la messa in circolo, da parte dell’organismo, di ormoni atti a far risalire la glicemia, tra cui l’adrenalina che è l’ormone per eccellenza dell’aggressività e della difesa. Questo processo causa irritabilità, aggressività, debolezza ed infine bisogno di mangiare ancora. Capitolo a parte sono gli edulcoranti o dolcificanti sintetici, alcuni dei quali sono anche sospettati di essere nocivi. Il primo valido dolcificante naturale è lo zucchero di canna integrale, molto usato in Brasile, che ha un leggero retrogusto di liquirizia, è granuloso, marrone ed è umido. E’ il primissimo zucchero che si estrae dal succo di canna che dopo la raccolta viene solidificato in panetti delle dimensioni di una mattonella, ai quali possono essere addizionati altri ingredienti come succo di papaia, arancia, manioca, arachidi. Non sono da meno altri dolcificanti naturali come il miele, il malto d’orzo, lo sciroppo di mais, la melassa, il succo d’agave e quello di d’uva. Altro dolcificante naturale è la Stevia o meglio la sua polvere, che è una pianta proveniente dal Sud America ma la cui introduzione in Europa è limitata dalle disposizioni comunitarie. Nel 1931, due chimici francesi riuscirono ad isolare due composti dolcificanti dalle foglie di Stevia, che vennero chiamati stevioside e rebaudioside. Anni dopo, i giapponesi intuirono l’utilità dello stevioside come dolcificante in luogo del saccarosio e delle sue alternative artificiali. Nel 2000, uno studio danese ha mostrato come lo stevioside ridurrebbe la glicemia stimolando la produzione di insulina e confermando la sua utilità nella lotta al diabete, scopo per cui la stevia viene utilizzata da secoli in Paraguay. La sua pecca è che non si scioglie nei liquidi, poiché è costituito da polvere di foglie secche, anche se è possibile realizzare degli sciroppi molto utili per dolcificare. Il suo potere dolcificante è molto alto ma ha anche un forte retrogusto di liquirizia, perfetto in talune occasioni ma un po’ meno, ad esempio, se si vuole dolcificare il tè o il caffè. Forse il consiglio più sano che possiamo darci è quello educarci ad assaporare le pietanze senza aggiunte e scoprire i veri sapori che ormai non riconosciamo più.
BY nellattesa.it

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