Abbiamo parlato, diffusamente, dell’esercizio del potere in una democrazia rappresentativa o delegata, ed abbiamo individuato la sede delle volontà popolare nel Parlamento. Ma il potere, effettivo, dove viene esercitato?
Quello esecutivo nella sede del Governo; quello giudiziario o, meglio, di amministrazione della giustizia, tramite la applicazione delle leggi votate dal Parlamento, dalla Magistratura.
Dunque i tre poteri, separati tra di loro
Si, separati, ma in rapporto di autonomia, di leale collaborazione
Parliamo del Governo. Concettualmente, come si possono riassumere le sue funzioni?
Governo, deriva dal verbo latino guberno, as, che, letteralmente, significa reggere, tenere il timone; gubernator, nocchiero, timoniere, reggitore, da cui gubernaculum, ossia timome e, per traslato, governo, direzione.
Quindi colui che segue la rotta
Già; ma il problema non sta solo nella capacità di seguire la rotta e dirigere la ciurma, l’equipaggio. Il problema vero è: chi traccia la rotta?
Chi deve tracciare la rotta?
Nel nostro sistema costituzionale dovrebbe essere il Parlamento, che risponde all’elettorato dei suoi atti; ma come abbiamo visto trattando della poliarchia, le sedi decisionali sono altrove e diverse. Esso è stato trasformato in organo di ratifica di provvedimenti assunti altrove. Se aggiungi che con i Trattati comunitari, il Paese ha ceduto quote di sovranità, in materia di politica economica…
E ciò come avviene
Con lo strumento dei decreti legge, che dovrebbero rappresentare un caso eccezionale ed urgente, ed invece sono, già dai tempi di Craxi, divenuti strumenti legislativi, usati dal governo, unitamente alla riforma degli intena corporis, i regolamenti parlamentari, che conferiscono al Governo la possibilità di porre, a suo insindacabile giudizio, la questione di fiducia, esautorando la funzione legislativa del Parlamento: uno sbilanciamento dei poteri ed una palese violazione del principio di ragionevolezza: il Governo assume in se le funzione di legislatore e di esecutore dei suoi provvedimenti, senza mediazione, altro che divisione dei poteri di cui si favoleggia a proposito di democrazia liberale: una violazione del principio costituzionale, o, se meglio ti garba, una riforma costituzionale adottata per diritto conseuetudinario.
Ciò è imputato alla lentezza dei tempi parlamentari
Anche questo è un imbroglio, perchè la lentezza è conseguenza della mancanza di volontà politica. Quando si vuole, i provvedimenti si possono approvare il pochi giorni, come accaduto con il Lodo Alfano, sulla impunità di Berlusconi o, ben prima, nella prima repubblica, col finanziamento pubblico dei partiti, approvato in soli 4 giorni.
Allora perchè Renzi insiste, su questo tema e vuole abolire il Senato?
Renzi è un demagogo di talento. Dice ciò che l’uditorio vuol sentirsi dire, come tutti i tribuni delle plebe: dice di abolirlo, per risparmiare, pur sapendo che il risparmio sarà esiguo, ma che ha un forte impatto emotivo tra la gente. Tra l’altro non spiega, se è un problema di costi, perchè non abolisce la Camera che è esattamente il doppio. ma, i suoi corifei, a proposito della approvazione della responsabilità civile dei giudici, hanno detto che essa sarà corretta al Senato: e se il Senato non ci fosse? Allora serve o non serve.
E perchè questo?
Perchè Renzi ha una concezione autoritaria della democrazia. E tipico dell’individualismo autoritario, che abbiamo incontrato commentando T.Hbbes ed il suo Leviatano: il Dio mortale, che in una mano tiene la Spada e nell’altra lo scettro.
Ma Renzi, per ammissione pressocchè generale,viene considerato il nuovo che avanza
Sul piano anagrafico, si puo concordare, ma su quello politico, è vecchio di almeno trent’anni. Da quel che si capisce dai suoi interventi e da quello dei suoi consigloiri, propone le ricette liberiste della scuola di Chicago e le teorie monetariste di Friedman, applicate dalla sig.ra Teacher in Ingliterra e da R. Regan in Usa e più tardi in Europa ed in Italia con gli esiti che conosciamo, e che il velocista vorrebbe affrontare con gli stessi strumenti che li hanno provocato.
Ma il decisionismo è una qualità richiesta dalla pubblica opinione
Ma non è una novità: già Craxi, prima repubblica, la sperimentò. Chi ha la mia età, sa bene come finì. E, poscia Berlusconi, col ghe pensi mi, che ha pensato solo a come derubare il popolo delle sue risorse per frodare il fisco.
Ma è forte di un consenso del 41% degli italiani
Già l’arroganza del potere che porta ad un altro imbroglio: 10 milioni di voti su 60 milioni di italiani, rappresentano un sesto dl popolo.
Se consideriamo gli aventi diritto, che sono circa 40 milioni, siamo al 25%. E comunque, se vogliamo prescindere da chi non ha inteso andare a votare, che in ogni caso ha manifestato una sua volontà, circa il 60% degli italiani votanti non è d’accordo con ospite di palazzo Chigi.
Una posizione, la sua, molto isolata, assolutamente controcorrente, in un clima di generale, quasi totalitaria, seduzione
Troppo comodo salire sul carro del vincitore, un fenomeno tanto nuovo da essere citato da Dante nella Divina Commedia. Io voglio continuare a sentirmi comodo nella scomodità delle contestazione del pensiero unico dominante, specie se frutto di folgorazione improvvisata.
E purtuttuvia Renzi procede sulla strada delle riforme, come un rullo compressore, forte del 41% dei voti. Chi come Lei non condivide è un conservatore, vecchio, sta nella palude
A parte il fatto che Berlinguer, cui improvvidamente si è riferito il demagogo fiorentino, non disprezzava i conservatori, se volevano conservare le cose utili e volevano modificare quelle cattive, i riformatori odierni, dovrebbero spiegarci in cosa consistano queste riforme: il Titolo V della Costituzione è stato riformato dieci anni fa; chi allora la votò, oggi, è un conservatore o un rivoluzionario; e chi si oppose allora, a quale categoria apparterrebbe, a rigore di questa logica demenziale? Altro che pensiero debole, è pensiero assente, demagogia dannosa. E se fra dieci anni doveste scoprire che bisogna riformare le riforme di oggi? La Costituzione degli Stati uniti d’America, stella polare del ragazzino demagogo, è praticamente, immutata da due secoli. Qui, ognuno, quando parla, vuole riformare la Costituzione, magari, senza sapere di che parla.
Uno che la Riforma la fece c’è e la rivendica: Berlusconi, il pregiudicato cui gli italiani hanno affidato il loro destino per quasi vent’anni, lamenta che la sinistra la abrogò tramite un referendum abrogativo
Esatto, ricordo bene quella battaglia di democrazia, combattuta, in prima persona da un demoscristano onesto, come Oscar Luigi Scalfaro. Ma cosa vuoi, quod non fecerunt barbari, fecerunt barberini.
Tradotto?
Dopo il sacco di Roma, ciò che non era stato consentito di spogliare ai barbari di Alarico, fu permesso alla potente famiglia dei Barberini.
Renzi è diventato così potente?
Già. Ma ricordati l’ammonimento del filiosofo Hobbies: il Leviatano è dotato di poteri immensi, ma…
Ma deve essere Succefful. Sempre.
on. Tanino Virlinzi