“Sono ripresi i tirocinii del corso di laurea in restauro dei beni culturali, a cura della Facoltà medesima che fa riferimento ai corsi di laurea in Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Palermo. Gran parte dei “cantieri” di trocinio si svolgono alla Galleria interdisciplinare di Palazzo Abatellis, a Palermo (nella foto), che è principale “prestatore” di opere, su cui i laureandi applicano le tecniche di indagine e restauro sotto la guida dei propri tutors.
Oltre l’Abatellis esistono altri piccoli “cantieri” all’Oratorio dei Bianchi, a Palazzo Mirto e al Museo Diocesano ed ogni anno sono diverse le opere d’arte che ricevono le cure dei giovani laureandi.
Si calcola che in Sicilia esistano almeno trecento tra laureati in restauro beni culturali (il corso di laurea esiste dal 2006 e prevede esperti nel restauro del materiale cartaceo, tele e tavole, lapideo, tessile ecc.) e abilitati nel settore; per non aggiungere i numerosi laboratori locali di manutenzione sulle opere a cui si affidava fino a poco tempo fa l’onere del restauro dei beni culturali, prima che intervenisse il decreto governativo che affida il restauro solo agli abilitati, almeno per le opere vincolate per legge.
Una forza lavoro di tutto rispetto, con energie fresche e all’avanguardia,le cui tecnologie vanno ben oltre l’artigianato tradizionale che pure è all’origine delle tipologie lavorative. In occasione delle “conferenze di servizio” organizzate dal consorzio Rocca di Cerere con la Soprintendenza di Enna nel 2006, si era avanzato un progetto che coinvolgesse sia i laureandi, sia i laboratori di restauro in un censimento di tutti i beni storico-artistici depositati nelle chiese non parrocchiali e in quelle “sconsacrate”, trasformate da tempo in “magazzini” a seguito della dismissione degli altari laterali secondo i dettami postconciliari.
Purtroppo quel Progetto – che secondo le finalità ultime avrebbe dovuto portare al restauro funzionale di quelle opere ,in parte “abbandonate” – non è mai stato approvato nè per alcuna linea di finanziamento europea nè per i fondi ordinari degli enti locali, col risultato che tutt’oggi questi operatori – sia locali che da poco laureati e abilitati -sono costretti a trovare lavoro all’estero o con i pochissimi “privati”.
Ovviamente il riferimento a Enna è solo esemplificativo poichè ben altra dimensione progettuale dovrebbe avere una simile opportunità per tanti giovani e laboratori d’artigianato artistico.
Quello che oggi il governo nazionale chiede a tutti, privati ed enti locali, ovvero uno sforzo di progettualità per il lavoro, uno scatto di orgoglio oltre le “strettoie” della crisi, potrebbe identificarsi in Sicilia con un grande progetto di valorizzazione dei beni culturali (storico – artistici ma anche archeologici e bibliografici) che vedrebbe insieme diocesi, enti locali e privati nell’offrire lavoro di restauro a tanti piccoli laboratori artigiani, tenuto conto che esistono agevolazioni euroee e bancarie per i giovani che vogliono aprire piccole imprese nel territorio!
Ma questo forse è un libro dei sogni, visto che la nostra classe politica, soprattutto a livello regionale è impegnata nello spartire tra i vari “raggruppamenti” il fondo del barile del bilancio regionale!
Claudio Paterna
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