Ogni minuto due persone nel mondo muoiono per tumore del polmone causato principalmente dal fumo di sigaretta. La prevenzione rimane l’arma più efficace ma per il primo big killer diagnosi tempestiva, caratterizzazione molecolare e multidisciplinarietà, rimangono essenziali per poter sfruttare al meglio le terapie a disposizione dei medici. A Palermo gli esperti fanno il punto sulle innovative strategie terapeutiche e i trattamenti integrati con farmaci biologici, chemioterapici e antiangiogenici che rappresentano un’arma in più a disposizione del medico per migliorare la prognosi dei pazienti con tumore del polmone.
Palermo – Il tumore del polmone è la neoplasia più comune in tutto il mondo, con 1,35 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno e resta la principale causa di decesso per cancro, responsabile di 1.180.000 morti all’anno. Si stima che nel mondo ogni giorno più di 3.000 persone muoiano di tumore del polmone. In Italia le nuove diagnosi stimate ogni anno sono circa 38.000 con una prevalenza di 300 casi per 100.000 abitanti, il 20% di tutti i decessi per cancro nel nostro Paese sono attribuibili a questa neoplasia. La Regione Sicilia si allinea ai dati nazionali con 2.000 nuovi casi ogni anno e circa 4.000 persone che convivono con una diagnosi di tumore del polmone.
La forma più comune di tumore del polmone è quella non a piccole cellule (NSCLC) che rappresenta oltre l’85% circa dei casi.
Importanti passi avanti sono stati fatti grazie all’utilizzo delle terapie target che i pazienti possono assumere per via orale e alle più recenti strategie terapeutiche che vedono l’integrazione di chemioterapici, biologici e farmaci antiangiogenici nel trattamento delle forme tumorali avanzate, tematiche sulle quali oggi hanno fatto il punto gli esperti intervenuti a Palermo in un meeting scientifico.
La diagnosi tempestiva e la caratterizzazione molecolare hanno sempre più un ruolo chiave per definire il migliore approccio terapeutico del tumore del polmone.
«La tempestività è fondamentale sia per diagnosticare il tumore quando è in fase iniziale e trattarlo con la chirurgia sia quando il tumore viene scoperto in fase avanzata per iniziare quanto prima un trattamento che consenta di evitare il peggioramento repentino dei sintomi – afferma Vittorio Gebbia, Responsabile Oncologia Medica, Casa di Cura di Alta Specialità “La Maddalena” di Palermo – naturalmente la caratterizzazione molecolare fa parte di questo percorso perché permette di individuare i sottogruppi di pazienti con mutazioni e di conseguenza utilizzare nel migliore dei modi i farmaci biologici ad oggi disponibili. Altrettanto importante nella realtà siciliana, più che la creazione di una Rete oncologica dedicata, sensibilizzare e informare i medici di famiglia sull’esistenza di Centri di riferimento, almeno 7-8 nelle città di Catania, Messina e Palermo, ai quali far afferire subito il paziente con sospetto tumore del polmone.
I più importanti risultati nella terapia del carcinoma polmonare sono stati ottenuti grazie ai farmaci biologici che si legano a diversi bersagli molecolari come ad esempio la proteina VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor) impedendo in questo modo la proliferazione incontrollata dei vasi sanguigni che nutrono il tumore stesso, riuscendo a bloccarne il suo sviluppo o il recettore del fattore di crescita epidermico, EGFR, uno dei principali responsabili della crescita e invasione tumorale.
Nel corso dell’ultimo Congresso Americano di Oncologia (ASCO), infatti, è stato presentato lo studio JO25567 che ha evidenziato come la combinazione di un farmaco antiangiogenetico e di un inibitore dell’EGFR permetta di raggiungere una PFS (sopravvivenza libera da progressione) di 16 mesi in pazienti EGFR mutati, pazienti in cui l’aspettativa di vita, con la sola chemioterapia, mediamente è di 4/5 mesi.
L’anatomo-patologo si occupa della diagnosi di carcinoma del polmone, cui segue, con metodiche di secondo livello di biologia molecolare, la valutazione del profilo molecolare delle neoplasie ai fini di evidenziare la presenza o meno di mutazioni per candidare i pazienti a terapie mirate. L’evoluzione dello scenario terapeutico consolida, quindi, l’importanza di un approccio multidisciplinare che favorisca il confronto tra gli specialisti coinvolti nel percorso diagnostico-terapeutico. Ma in Sicilia come sull’intero territorio nazionale sono ancora poche le realtà ove sono state attivate le Lung Unit, le Unità nelle quali team di specialisti cooperano in una logica multidisciplinare strutturata.
«Sarebbe opportuno esportare il modello delle Breast Unit, utilizzato per il tumore del seno, al tumore del polmone – osserva Elena Roz, Responsabile Anatomia Patologica e Patologia Molecolare Oncologica, Casa di Cura di Alta Specialità “La Maddalena” di Palermo – per ottimizzare le strategie diagnostico-terapeutiche è assolutamente necessario che i diversi professionisti che seguono il paziente, dal radiologo allo pneumologo, dall’oncologo al chirurgo, si interfaccino in maniera continua e strutturata così da rassicurare l’assistito e incanalarlo verso i migliori e più efficaci trattamenti».
La diagnosi diventa un momento cardine nel percorso del paziente che ne può modificare la prognosi. «Lo pneumologo interventista è la figura cardine nell’intero percorso di diagnosi e cura, e di fatto è il primo specialista al quale viene inviato il paziente con problemi respiratori, è quello che avvia tutte le indagini diagnostiche, a cominciare dalla biopsia – dice Roberto Marchese, Responsabile Pneumologia Interventistica, Casa di Cura di Alta Specialità “La Maddalena” di Palermo – lo pneumologo interventista è lo specialista di supporto all’oncologo e all’anatomo-patologo con i quali deve avere una stretta collaborazione e un colloquio costante».
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