Gli storici ed i relatori della recente “Settimana dell”Università“, organizzata dalla Fuci, ed i partecipanti al Festival della Dottrina sociale, in corso a Verona, incontrano, tra i cattolici democratici che hanno avuto un ruolo significativo nel XX secolo a cavallo della fine della seconda guerra mondiale e la ricostruzione del Paese, personaggi provenienti e formatisi nel sindacato, nei movimenti sociali, nell’Azione Cattolica, nelle università, ispirandosi al magistero sociale della Chiesa.
Ci imbattiamo, tra questi, in Vittorio Bachelet, la cui formazione, come in Moro, Giordani, Carretto, La Pira, Chiara Lubich, maturava nella visione prospettica di una università matrice di cultura, di dialogo, di vocazioni legate ai talenti, alle professioni volte al bene comune, mentre si apprestava giovanissimo a raggiungerci alla FUCI di Palermo con gli scritti su “Ricerca“ la rivista, già “Azione Fucina”, guidata dal fratello Giorgio, e poi su “Civitas”, diretta da P.E.Taviani e di cui fu vice direttore, prima dell’insegnamento universitario e della chiamata ai massimi vertici dell’Azione Cattolica da Giovanni XXIII e da Paolo VI e poi all’elezione dal Parlamento al Consiglio Superiore della Magistratura.
Bachelet (1) è diventato, ancora universitario, un riferimento, che ci appare quanto mai contemporaneo nel mondo devastato dall’odio destabilizzante degli strumenti del terrorismo settario, alimentato strumentalmente da un fanatismo religioso senza comandamenti ispiratori, senza chiese e templi, senza libertà e giustizia, senza pietà umana e tra i giovani ed i sindacati, che nutrono poco speranze e stentate adesioni fiduciarie nei governanti e nelle istituzioni.
Abbiamo temuto che fosse stato dimenticato, vittima civile e martire della fine del secondo millennio, se l’Azione Cattolica non ricordasse il suo nome e le opere nel febbraio di ogni anno, nella ricorrenza dell’efferato delitto che ha colpito nel suo cammino Bachelet.
Dalla A.C. e dalla FUCI, all’Università, alla politica del Paese, fu sempre vicino ai temi, alle responsabilità, ai diritti ed ai doveri di ciascuno verso la comunità nazionale ed universale e così presente agli ideali del Movimento dei Focolari, che diffondeva, in sintonia, un’altra laica, Chiara Lubich, per un umanesimo fondato sulla fraternità dei popoli e delle nazioni (2).
Siamo andati alla sua memoria, nei giorni della attuale desolazione politica, indifferenza, sfiducia e rancore, quasi per l’assenza di maestri cercati, con apprensioni e paure, nelle scelte delle primarie o nelle piazze degli scalmanati, pronti a contrastare i leghisti o in quelle più ordinate e provocatorie dei sindacati verso il Presidente Renzi, che non appare difendere solo i diritti conquistati dai lavoratori occupati.
I maestri, che offre il mercato sembrano reclutati negli attori imponitori della politica degli orecchianti giovani grillini, o nei governanti, ai diversi livelli, che operano spesso con la sferza della dialettica e degli spot, finanche nei riguardi dei gloriosi sindacati, che furono eredi dei martiri della violenza del latifondo, o di scelte troppo padronali, come nei riguardi degli anziani della politica, superstiti degli eroi civili abbattuti.
Ed i lavoratori hanno temuto le macellerie sociali fino negli enti di formazione del pluralismo operante da mezzo secolo, rei per aver tentato di dare, faticosamente,e con mezzi discontinui, quelle qualifiche professionali dimostratesi necessarie alle imprese della ricostruzione, all’emigrazione europea ed extra, per partecipare al boom economico, alla vittoria delle esportazioni del made in Italy ed in in Europa, con quelle specializzazioni curricolari, che la rigidità della scuola dell’obbligo aveva lasciato fuori ad accrescere le file della dispersione scolastica, dalle posizioni più elevate del Paese.
E si è amplificata la voglia di rottamare tutti e tutto, correndo il rischio che si rottamino così: ancora giovani preparati dirigenti, da meglio utilizzare, anche nei servizi sociali e culturali carenti; i gloriosi Patronati dei lavoratori, che operano in Italia ed all’estero; le finanziarie delle piccole imprese artigiane, CRIAS, IRCAC), delle Cooperative, che cementano identità e talenti, preparano quadri per l’accoglienza ed il turismo e promuovono i prodotti locali della terra e dell’artigianato; le opere di assistenza del volontariato; i servizi resi dagli Enti Onlus e dalle agenzie formative.
Alla gioventù disoccupata, infatti, si è negato inconsapevolmente, o ritardato, talvolta, il recupero dalla dispersione scolastica, dall’analfabetismo informatico, dall’aggiornamento continuo, per le innovazioni delle imprese.
Quel giovanilismo barricadiero e violento, che era apparso ai tempi delle brigate rosse, del dopoguerra feudale e fu portatore di lutti irreparabili, emulato e reso più micidiale dalle famiglie della criminalità organizzata, sembra riapparire e lo notano nel settimanale CNTN gli editoriali di un parroco intellettuale delle periferie di Palermo, don Giacomo Ribaudo, nei giorni di una crisi ormai pluriennale, che rievoca tempi postbellici (3).
In tutte le ere c’è stato per fortuna un Cicerone (4) ed il suo trattato “de senectute” a richiamare la gioventù e per evidenziare, anche a Renzi, l’apporto dei saggi, degli anziani, dei generosi nonni, degli esperti artigiani provetti, da far conoscere alle scuole dell’obbligo, come dei politici eroici, dei tanti docenti e dei saggi della Costituente dalla quale sono derivati i decenni dello sviluppo. Oggi ci manca?
La città di Palermo e la Sicilia, accusate di sprechi e di corruzioni, non sono state avare nel combattere i “Verre” della storia ed i politici assolutisti ed a proporsi, anche con ammirevole intraprendenza, quali conciliatori delle generazioni, all’interno della famiglia naturale e nella società, opponendosi alle ricorrenti tentazioni separatiste, a predicare la giustizia e la solidarietà verso gli ultimi, non disattendendo le speranze dei poveri, degli emarginati, degli immigrati, delle periferie urbane, dal Cardinale Ruffini, con le sue tante opere sociali, a Biagio Conte.
Ricordiamo le edizioni (semiclandestine, ma meritevoli di produttive letture ) di N. R. Lombardo e le iniziative di B.Bonsignore, sulla terza e quarta età (5),gli scritti dello storico A.G.Marchese su “La Quarta età” (6), gli editoriali del citato Padre Giacomo ed il suo appellarsi ai letterati per commentare i Salmi biblici, i vecchi ed i giovani di Pirandello, l’ALAS di C. Crifò e P. Mazzamuto.
In questo senso il pensiero e la riflessione, che stiamo rivolgendo al ricordo di Vittorio Bachelet, ed al suo insegnamento umanitario vanno ai salesiani Gemmellaro, Naselli, Tricomi, Mele e successori dei Centri di Santa Chiara, Ranchibile, Gesù Adolescente, al loro impegno per la formazione ed integrazione professionale dei lavoratori, delle donne filippine immigrate a Palermo, come degli indù, riuniti alla Zisa in festa alla presenza del sindaco Orlando, dell’assessore Arcuri, dell’arch. A.Russo, a dialogare con la nostra fede e con le fedi delle loro religioni, rispettosi della formazione dei loro figli e non gelosi delle Api Colf di Rosetta Vivian e delle operatrici silenziose, al servizio delle signore e degli anziani soli (7) cogliendo lo spirito di Chiara Lubich, di un sacerdote Azzara e di Roberto Mazzarella, un “Focolarino” dipendente comunale, attento ai problemi degli immigrati, che ci ha lasciato nei mesi scorsi.
Ora è Papa Francesco, che invita i Movimenti Popolari su scala internazionale ad uscire, ad andare a cercare i poveri, i senza terra, senza casa, senza lavoro, come testimonia, in ogni occasione.
Ed è stato davanti ai rumori di guerra del vicino mediterraneo, alle cronache degli eccidi dei cristiani ai confini della Turchia, e che il Papa vorrà visitare, che ci siamo imbattuti, nella citata fondatrice dei Focolari Lubich, spesasi per la pace ed il Movimento Politico per l’unità (8).
Nella sua storia parallela con i laici credenti contemporanei, conosciuti e stimati come formatori generosi, anche le nostre vocazioni civili si sono ispirate a V.Bachelet, a I. Giordani, La Pira, C.Lubich, R. Campanella, N. Mancuso, B. Messina, I. Corsaro, C.Crifò, dalle eroiche azioni intellettuali, religiose, educative, sociali, difensori della pace universale e profeticamente vicini ai martiri civili ed alle speranze ed ai dolori dei nostri tempi.
Ma i giovani del catechismo parrocchiale, gli scout della domenica, i ragazzi del Centro Sportivo Italiano, gli universitari della FUCI e dell’Azione Cattolica, gli uomini e le donne di Rinnovamento dello Spirito, difficilmente ritrovano le citate figure nei programmi e tra gli amici di “Facebook”, come nei loro club, campi, oratori, circoli parrocchiali, nei convegni o nei libri delle loro poco diffuse biblioteche sociali e di quartiere.
Neppure alla Libreria Feltrinelli si trovano i libri di Bachelet. nell’animato Centro storico di Palermo.
Anche se qui si trasmettono altri ricordi da non dimenticare, pensando a Bachelet. come a Pino Puglisi, ai nomi dei morti ammazzati, sindaci, giudici, giornalisti. politici: Almerico, Insalaco, Reina, Chinnici, Scaglione, Giuliano, M.Francese, Lima, La Torre, Falcone, Borsellino, Livatino e dei tanti servitori dello Stato e della comunità, alcuni in corsa per la pietà e la fede di un cammino per la beatitudine,
Sono eroi e martiri civili, educati da sindacalisti coraggiosi, tornati dalla guerra, dalla resistenza e dalla prigionia, con la passione della politica e della giustizia e fattisi, maestri, non sempre ascoltati, promotori di battaglie per la dignità del lavoro e dei diritti essenziali delle famiglie, nell’associazionismo propositivo di valori comunitari, di partecipazione, sindacale e partitica ed ora, per qualche secolo appena, ricordati nel novembre dei morti da qualche corona di fiori nel marmo di una tomba e in una strada di periferia.
Le loro figure sono care agli scrittori, per illustrare i misteri della non modernità del Sud, amato e conosciuto più che per i suoi beni culturali, per le negatività del costume e non per il coraggio dei suoi figli migliori, dei magistrati e per le opere dell’ingegno ed i talenti degli architetti, dei pittori, degli scultori, dei poeti, dei musicisti, degli emigranti degli agricoltori, degli artigiani, degli amministratori.
Negli anni delle affollate comunicazioni universali, si dimenticano, nel Paese, Matteotti e Fanin, Gentile e.Moro, Mattarella, Biagi, Ruffilli, La Torre, ed il nostro Bachelet, nel loro totale impegno educativo, culturale, politico. Costoro hanno vissuto per noi ed i martiri del presente di tutti i popoli.
Se ci siamo soffermati,ancora recentemente, sull’ Azione Cattolica e la Fuci dalle quali è partita la formazione di Bachelet, è perchè è stato tanto vicino al laicato ecclesiale italiano (9) sui temi della cultura civica, dei doveri e dell’impegno dei cristiani per il bene comune, così evidenziato verso l’intera comunità politica dai santi pontefici, dal prossimo beato Paolo VI e dalla laica Chiara Lubich, uniti per un umanesimo fondato sulla fraternità dei popoli e delle nazioni, nel rispetto delle culture,delle religioni, fedi, identità (9 )ed il pensiero del Nostro si recepisce nel suo insegnamento universitario, nella sua presidenza dell’Azione Cattolica, nella più alta magistratura, cui ha appartenuto.
E Bachelet cadde, il 12 febbraio del 1980, sotto l’odio della violenza, che colpisce in questi giorni tanti martiri della cristianità, come ieri i tanti servitori del Paese, da Moro a Falcone, Borsellino, La Torre, Dalla Chiesa, Livatino, P. Puglisi, Diana, caduti per la giustizia, per la verità, per la difesa e la dignità della persona umana, della famiglia, del lavoro, della pace.
La scuola e l’università non avevano formato la generazione che si preparava a succedere a quella dei primi ricostruttori del Paese, tra angiolismi timorosi, santità “private” e “civili”, programmi socialmente avanzati e presto condizionati tra contrasti ideologici e guerre fredde e Bachelet la sua vita l’avrebbe spesa ad educare, ancora nella Fuci,con i suoi scritti, nell’Azione cattolica sin da quando il Nostro si apprestava giovanissimo ad insegnare nell’Università e conosceva Moro ed i compagni del partito popolare reduci della Costituente ed ora democrazia cristiana.
Bachelet aveva intravisto, con il suo maestro Moro, quanto ancora mancava nella formazione civile e democratica del Paese scoprendo e condividendo il senso profondo dell’azione culturale e politica da dovere svolgere in una società in transizione (10).
Aldo Moro aveva scritto nella Pasqua del ’77, ricorda A.Bertani (11) nella presentazione del volume su Bachelet: “Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero destino, tutti il loro spazio intangibile, nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo”.
Moro trattava del futuro dei cattolici democratici e sarebbe caduto da lì a poco come poi Bachelet, sotto i colpi di ancora ignoti mandanti di una società e di un sistema economico comandato dal profitto.
Dalla Fuci, all’Università, all’Azione Cattolica degli anni di Paolo VI, il cammino di Vittorio Bachelet è stato cadenzato in parte dal nostro, più timido e mediatore, concessivo alla società dei bisogni essenziali, anche se senza radicalismi, forse un po’ troppo conciliativo alle richieste del lavoro, spesso mancante o indifeso, quasi timorosi delle novità del Concilio Vaticano II e della Chiesa, che intanto ci avrebbe dato due papi santi, e poi Francesco il cui discorso ai Movimenti popolari del 28 ottobre ci riporta come laici al coraggio dell’operare per la terra, la casa, il lavoro,la famiglia nella fratellanza dei popoli.
Torniamo pertanto a rileggerlo Bachelet, negli incontri delle Consulte regionali delle Aggregazioni Laicali CRAL,CDAL e nelle riunioni dei mille centri dei movimenti e dell’associazionismo laico e religioso (9) e ritroveremo un comune amato maestro.
La sua vita, scrive ancora A.Bertani “insieme ai suoi scritti, contiene elementi preziosi, tuttora di grande attualità per orientare l’impegno della coscienza cristiana nell”oggi”, difficile e talora scoraggiante, della vita ecclesiale e civile in cui viviamo”.
Non ci resta che conoscere e diffonderne la testimonianza, la vita, gli scritti e ricordare, con Lui, alcuni di quelli che ci furono compagni e maestri, nell’Azione cattolica, nella Fuci, nei Movimenti sociali e sindacali, nella politica da Lazzati, Rossi, Dossetti,Vanoni, L.Elia, F.Costa, Galloni, Bodrato, Mattarella, Ruffilli, Moro, ai tanti altri (12).
Alcuni di loro li abbiamo incontrati o conosciuti nella Fuci di Palermo e nei congressi nell’associazionismo ecclesiale e nei movimenti sociali nei quali siamo vissuti.
Edoardo Perollo, ci ha lasciato una traccia in uno scritto “Come fiorisce il mondo” perchè i Fucini, che ne hanno raccolto l’insegnamento, negli anni della loro formazione, delle scelte vocazionali, delle professioni, delle militanze associative ricostruiscano la loro storia associativa e pubblica nella Sicilia disperata dei nostri tempi.
E abbiamo rivisto alcuni momenti di una formazione umana, culturale e cristiana, che ha segnato tante vite generose e professionalmente degne dell’essere cristiani. Ricordarle tutte non è possibile e ci scusiamo per non fare un torto al Maestro ritrovato (13).
Ci hanno aiutato nel nostro cammino ,senza pause, per vivere intensamente, tra studi rigorosi e passione sociale, civile, politica, senza scialuppe terrene, talora neppure quelle familiari, viaggi, incontri, convegni, congressi, iniziative educative, di formazione e di ricerca, protesi alla speranza di incontrare sempre nuovi compagni, giovani e anziani, per continuare a voler costruire assieme, in uscita, dai nostri recinti amicali, come ci indica papa Francesco, una società migliore, una umanità più consapevole e fraterna, come quella additata e testimoniata dalla ricordata Chiara Lubich, che, alla riscoperta del tema della Fratellanza universale per salvarci e salvare, abbiamo rievocato per additarla all’eroismo civile e laicale che, come quello ordinario, può condurre fino alla santità, non dichiarata ma testimoniata.
E il compito di educare al bene comune, con proposte di programmazione regionale, tema caro a Bachelet (10) resta, come suo testamento, a noi, senza futuro redditizio e senza glorie terrene, nel tempo della morte della programmazione, ma doverosi e responsabili cittadini di una Regione dalle nobili tradizioni religiose, culturali, sociali, politiche.
Quella he disegnava Bachelet, anche per la Sicilia, come ci ricorda Alessandro Migliaccio, nelle sue corrispondenze (datate ’64-71) con il Nostro, che ebbe incarichi presso il CIR (Comitato Interministeriale per la Ricostruzione, poi CIPE), la Cassa per il Mezzogiorno, il CNR, le Università di Trieste e Roma), era una società senza imbonitori massmediali, che vuole utilizzare gli strumenti culturali, università, ricerca, agenzie formative, per la conoscenza, per progetti di sviluppo comunitari e di sana efficienza amministrativa, responsabile e propositiva, tardi a diffondersi specie nel Sud, per realizzare, con la programmazione economica, la pacifica convivenza e condivisione, tra le Regioni e le imprese, pubbliche e private, creative di occupazione e di cooperazione, atte a valorizzare le tante risorse naturali, artistiche ed umane, di cui sono ricche le regioni meridionali, anche per cooperare con i popoli della vicina Africa e non solo di quella mediterranea.
Ferdinando Russo
onnandorusso@alice.it
Riferimenti
1) V.Bachelet, Scritti Civili a cura di Matteo Trufelli, Editrice AVE, Roma, 2005
2) F.Russo, Mentre cresce la richiesta di Maestri in Chiara Lubich ed il Movimento Politico per l’unità in CNTN,rivista settimanale di ispirazione cristiana-Palermo Annate I-XIV
3) F.Rossi, Vittorio Bachelet: uno sguardo verso la fraternità in Nuova Umanità XXXIII(2011/2 194, pp.279-292
3) G.Ribaudo, Annali I-XV di CNTN -Settimanale di ispirazione cristiana in Palermo, 2000-2014
4) Cicerone in.”De senectute”
5) N.R.Lombardo e B.Bonsignore (che ha curato ricerche ed esperienze associative sulla terza e quarta età) nei volumi Il senso della vita in età adulta e anziana, Armonia del vivere come orizzonte di speranza, La Formazione nell’età saggia – Casa Editrice D.U.E.M.I.L.A.-Palermo.
6) A.G.Marchese, La Quarta Età tra Umanesimo letterario e Biomedicina – Ila Palma-Palermo 2011
7) A.Russo,Le Api-Colf di Sicilia studiano nei corsi di F.P. Per le immigrate le tradizioni, le lingue, le leggi che regolano il lavoro, il mercato,la salute, in CNTN -Annate I-XIV-Palermo
8) F.Russo in C.Lubich,ed il Movimento dei Focolari in www.vivisicilia.it,in www.google.it, in www.twitter,alla voce @onnandorusso ,in www.facebook.com, in Identità Popolare,Ottobre 2014
9) F.Russo, I laici di una generazione,formatasi nell’Azione Cattolica, nelle ACLI,nel MCL, nella FUCI, nei movimenti delle aggregazioni laicali, Annali I-XV ,1-2014 CNTN,Palermo,www.vivisicilia.it, www.google.it alla voce Ferdinando Russo ed il laicato
10) V .Bachelet,” Persona e bene comune nello Stato contemporaneo, ”Atti della XXXVI Settimana sociale dei cattolici italiani-Pescara 1964 pp:219.232
11) A.Bertani (a cura) in “Bachelet, Testimonianze da cristiani nella vita e nella politica. Editrice La Scuola
12) V.Bachelet La responsabilità della politica, Scritti politici a cura di Ave Roma 1992 pp:54 e segg.
13) F.Russo in Altri estimatori di Bachelet: Donat Cattin, Pistelli, Salvi, Taviani, Gedda, Ciccardini, Bindi, Bodrato, Galloni, Bianco, G.Bersani, V. Colombo, i vescovi di alcune diocesi siciliane: Petralia, Bacile, Romano, Catarinicchia, Di Cristina, Bommarito,Cassisa,Vigo, Mogavero, Pennisi e Naro, con i sacerdoti di strada e i preti sociali Rivilli, Puglisi, Marchisotta, Di Vincenti, Monteleone, Mangialino, Carcione, Bajada, Badalamenti, e prima Arena, Panzeca, Marcataio, Cuccì, Noto, Rizzo, Rosso, Asta, Azzara, in Archivi dell’A.C.-Palermo.
14) E.Perollo, in “Come fiorisce il mondo” -Palermo con l’invito ai siciliani della generazione di Bachelet, di ricordare la vita della Fuci di Palermo, visitata da Moro, durante il suo servizio militare, con i tanti che vi hanno trovato insegnamenti, scoperto vocazioni e scelte di vita: da Crifò, a Brighina, Mignosi, Averna, Micela, La Valva, Russo, Di Salvo, Di Rosa, Abbadessa, Fusco, Gentile, Nuccio, Silvestri,Tamburello, Pusateri, Rubino, D’Anna, Mendola, Consoli, Inglese, Orlando, Teresi, Salvia, Busacca, Pitrolo, Sunseri, Puglisi, Giambanco, Tarantello, Migliaccio, Sigillò e tanti altri.
15) A.Migliaccio, in “La Pianificazione economica regionale in Sicilia”-Milano Giuffrè Editore 1973-documento tratto dalla corrispondenza ( Migliaccio – Bachelet )1964-1971 sui risultati per la Sicilia presentati al Gruppo di ricerca sulle Regioni, istituito dal CNR e diretto dai proff.Bachelet, Casetta ed altri.