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Palermo: Il cinema secondo Giovanni Veronesi

Giovanni_VeronesiPalermo. Si è tenuto lo scorso giovedì al Teatro Biondo la lezione-spettacolo di cinema del regista e sceneggiatore toscano Giovanni Veronesi, che ha voluto al proprio fianco gli attori Sergio Rubini e Rocco Papaleo – quest’ultimo in scena sino a stasera con “Una piccola impresa meridionale”.

Come lo si fa? Come lo si può spiegare a teatro cosa sia il cinema?

Partendo anzitutto da una distinzione quanto mai ironica tra attori di teatro e attori di cinema. I primi sono i più difficili da trattare, tra pathos, diaframma e sguardo tendente all’infinito; i secondi si perdono in un bicchiere d’acqua, fare delle cose semplici può divenire complicato, come anche solo camminare dinanzi ad una macchina da presa.

Veronesi condivide con il suo giovane pubblico, ricordi, gag, aneddoti, tipologie d’attori sui quali un regista prima o poi incappa…Lo fa con i toni pacati e umoristici di uno che a 50 anni ha deciso di confessarsi “Per me fare cinema è normale da 30 anni. Appartengo a quella generazione che pensa che i film possano risolvere i problemi ed emozionare sia che raccontino storie vere o false”. E sulla gavetta non lascia adito a dubbi “E’ un mestiere senza didattica questo, dalle gerarchie feroci. Artisti si è non si è. Andate a parlare di gavetta coi più grandi artisti che fecero i loro milgiori lavori giovanissimi”.

Poi il ricordo di Monicelli e della sua morte da giovane. E Troisi, impossible non omaggiarlo, anche lasciando la tv accesa con un suo film e uscire lentamente per non disturbarlo.

Sergio Rubini entra in scena con quella fragilità e incertezza fisica di cui parlava prima Veronesi.

Anche a lui non mancano avventure e storiacce da raccontare e la sua espressione stupita che fan sembrare le disavventre fresche di giornata, rende l’atmosfera ancor più umoristica.

L’ingresso di Papaleo non può non accompagnarsi a qualche divertente canzone del so variegato repertorio, e pure lui, ha avuto i suoi drammi comici sul set.

Infine la vera lezione di cinema di Veronesi, quella che, o so coglie perchè s’è davvero artisti o che si lascia andare con l’umiltà di chi ha il coraggio di ammettere di non esserlo: “Prendere la realtà. Spostare l’ottica e guardare da lì, questo deve fare un regista”.

Livia D’Alotto

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