Curiosando fra i vicoli di alcune cittadine ennesi emerge, ma solo all’occhio attento, un quadro appena, appena desolante. In attesa che il diluvio trascini via lo sporco e muti l’indolenza in buona volontà, vi offriamo un reportage allegramente imbarazzante. Si avvisano i lettori che le parole e le immagini sottostanti potrebbero suscitare indignazione o rassegnazione, a voi la scelta. Buona lettura.
Agira
La più nota ditta delle televendite e i suoi rampanti venditori non possono che essere fieri! Da un po’ di tempo a questa parte, per le strade del ridente paese di Agira, si vedono mestamente ma democraticamente abbandonati quasi in ogni angolo della città materassi di ogni misura e antico colore. Singoli, una piazza e mezza, matrimoniali, a fiori, a righe , a pois, ortopedici, anatomici e ergonomici. “Attenzione, siori e siore! Comprate e buttate”. Buttare, buttare. Il vecchio con garbo riposa accanto ai cassonetti stracolmi, offrendo un caldo riposo a gatti e cani e il nuovo aspetta. Plastica, rottami e querule rimostranze. Lo sporco avanza e il cittadino si lagna. Ogni tanto qualcuno osa pure avanzare pretese nei confronti dello sfruttato operatore ecologico, suggerendo un appropriato uso dell’antico oggetto pulitore: la scopa! Il cittadino ignaro del reso servizio parla e mentre parla, getta via dal finestrino mozziconi di sigarette, cose e cose. Di notte il più pudico esce furtivo e lascia cose e cose. Esiste un virus più temibile dell’ebola: la buna educazione, che da noi è stato da tempo distrutto e i vaccini diffusi largamente ci hanno immunizzato da qualsiasi temibile suo attacco. Saluti dalla sporca e maleducata Agira.
Nissoria
Paesello pulito e borgo bucato. Contrada Picinosi: territorio nissorino e bacino elettorale non indifferente, versa nell’incuria e nell’abbandono. Le strade offrono dossi e fossi al guidatore, che si scopre creativo nella lagnanza e nello strale. I rovi stanno divorando i marciapiedi e le strettoie la viabilità, eccezzion fatta per il largo accesso all’altezza della portella del Casale. L’opera compiuta appena qualche anno fa, con i fondi della comunità europea, è già andata perduta: peccato. Saluti casaloti.
Leonforte
Il paese dei Branciforti non ha mai tradito la vocazione al più sporco paese della Trinacria: bidoni divelti e bruciati, isole ecologiche sparse negli angoli dell’abitato, indifferenti al potenziale cancerogeno delle lamelle di amianto e della plastica dei copertoni, frigoriferi, lavatrici, lampadari e materassi: tanti, diversi, stinti e pulciosi. Le chiese e i monumenti si appoggiano sulle molle dei matrimoniali e i pii e i meno pii non li vedono più. Erbacce, rovi, carcasse di automobili abbandonate in mezzo alle case del centro storico, piatti, bicchieri di plastica e vetro, animali in decomposizione e tanto altro ancora. Saluti da Leonforte.
A monte di tutto Enna: Scomposta, sporca e rassegnata.
“Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell’estremo crinale, immondezzai d’altre città, che anch’esse respingono lontano da sé le montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell’una e dell’altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano”.