“Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini, e questo è sufficiente!” 18 parole in tutto, compresi articoli e congiunzioni, forse il più breve discorso della storia, certamente della storia italiana. Nell’era del ciarlìo, dei cinguettìi, degli sproloqui dei talk show, degli interventi di fuoco che si bruciano e si esauriscono nel giro di pochi minuti, pressati da altri più eclatanti, delle battute rubate che fanno notizia e dei discorsi ufficiali che cadono nel vuoto, queste diciotto parole pronunciate dal neo Presidente della Repubblica, si stagliano solide, solitarie e quasi inquietanti.
Che sia finita l’era dell’informazione urlata, indiscreta, inutile!…
No per carità non ci possiamo permettere in questo momento un’altra caterva di disoccupati … Diciotto parole, in meno dei 140 caratteri concessi in un tweet, sono sufficienti a Sergio Mattarella per presentarsi alla nazione, anche a quelli che lo avevano sentito citare solo per il famigerato mattarellum. Eppure in quel percorso in Panda, prima per andare dalla Consulta in casa della figlia, quando ormai era quasi sicuro il risultato, e poi nel viaggio di ritorno con lo stesso mezzo, scarno come il suo discorso, chissà quale sarà stata la ressa delle parole, belle e nobili che gli si saranno affollati al pensiero, quanti “contrasti” si sarà fatto con se stesso e contro se stesso per raggiungere, nella stretta dell’emozione palpabile, l’essenzialità di quelle parole che sembrano “scavate nel silenzio”!
Sono piaciute a tutti quelle parole, che basterebbero da sole a riempire un programma politico, anche a quelli che non avrebbero voluto assolutamente questo presidente democristiano, cattolico alla La Pira, raffinato discepolo di Moro, siciliano tutto d’un pezzo, di poche parole e di gesti misurati. La prima cosa che ho pensato quando si è profilata una vittoria netta e piena è “Ci sorprenda presidente!” e le sue prime parole suonano di buon auspicio. Il suo pensiero va ai concittadini, a tutti gli italiani, in difficoltà, e alle speranze che essi nutrono per il futuro e che spesso hanno mal riposto nella politica. Agli italiani che da tanto hanno smesso di sperare che possa cambiare qualcosa, che non vanno più a votare per non doversi rimproverare di avere contribuito a eleggere rappresentati che non smettono mai di deluderli. Per quanto si dica che i poteri del presidente della repubblica italiana siano molto limitati e più che altro di rappresentanza; questi ultimi anni di Napolitano ci hanno mostrato che ha tutto il potere che è capace di prendersi, ma in ogni caso tutto, come sappiamo, passerà dal suo esempio, non potrà chiedere agli altri di tagliare drasticamente appannaggi e privilegi se per primo non lo farà sui suoi appannaggi e privilegi e su quelli di tutta la corte che gravita dentro e intorno al Quirinale.
Franca Ciantia
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