È una storia simile, per certi versi, a quella di tanti colleghi, giornalisti che, a seguito della revisione dell’ordine, sono stati rimossi dall’albo perché non sono stati in grado di dimostrare la retribuzione per il lavoro svolto. Don Nunzio Falcicchio, direttore dell’ufficio stampa della diocesi di Altamura, Gravina e Acquaviva e del bollettino diocesano, è stato cancellato dall’albo dei giornalisti pubblicisti perché, in quanto prete, non percepisce compenso per il suo servizio. Una delle tante vittime di una norma “tanto per fare”, tarata su una concezione sbagliata della figura del pubblicista. Inutile, se non dannosa, senza la revisione formale degli albi che non distingua la categoria in pubblicisti e professionisti, un unico albo che annoveri i giornalisti e tenga fuori i “dopolavoristi”.
Da oggi non sono più iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti. Perché? Perché non sono stato retribuito per il mio servizio giornalistico da direttore di ufficio stampa e delle comunicazioni sociali della Diocesi. Cioè? Un signore di nome Valentino Losito presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia, insieme al comitato direttivo, dopo 40 anni ha deciso di eliminare tutti coloro che pur essendo di fatto giornalisti non sono retribuiti. Ho spiegato al presidente che essendo io un prete non posso essere pagato dalla Diocesi perché il mio è un servizio. Mi ha scritto: “Proprio perché non vieni pagato non puoi essere giornalista”. Potevo benissimo ( come mi hanno suggerito) chiamare qualche amico, far risultare di essere stato pagato per degli articoli, versare i contributi una fesseria è tutto filava liscio. Invece? Ringrazio il presidente Losito e la sua squadra per aver dopo 40 anni applicato la legge, ma… preferisco essere prete libero, non pagato per il mio servizio alla Chiesa come direttore dell’ufficio stampa e del bollettino diocesano, anche se non iscritto all’albo perché non “retribuito”.
FRANCO ABRUZZO
TESTO bari.ilquotidianoitaliano.it
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