Sicilia. La tutela dei beni culturali tra riforme e contro riforme
di Massimo Greco
Ogni qualvolta abbiamo censurato la qualità del legislatore regionale lo abbiamo fatto delimitandone i confini temporali. Abbiamo infatti in più occasioni affermato che si è fatto un uso distorto e spesso scadente del potere legislativo nelle materie di esclusiva competenza previste dalla Statuto regionale e che la decadenza è iniziata con l’avvento della 2° Repubblica. La precisazione è utile e non solo per evitare di fare “di tutta l’erba un fascio”, ma perché è corretto evidenziare quanto di buono è stato fatto dal medesimo legislatore nei lustri precedenti. L’occasione ci viene offerta dalla riforma in corso del Ministero dei Beni Culturali, guidato dal Ministro Franceschini, attraverso la quale si “spacchettano” le attuali Soprintendenze mono-tematiche e si trasformano in Soprintendenze pluri-tematiche (Uniche). La logica sottesa a tale riforma è quella di avere un unico interlocutore preposto alla tutela dei beni culturali (la Soprintendenza) capace di contemplare al proprio interno tutte le diverse discipline tecnico-scientifiche elencate nel Codice dei Beni Culturali. Quindi razionalizzazione istituzionale ma anche semplificazione dei rapporti tra cittadino (impresa) e Pubblica Amministrazione, atteso che con una sola richiesta di autorizzazione alla Soprintendenza Unica si ottengono tutti i necessari visti delle competenti Unità operative preposte alla tutela dei singoli interessi pubblici (paesaggistico, archeologico, storico-artistico ecc…), che da autonome autorizzazioni rilasciate in precedenza dalle diverse Soprintendenze coinvolte diventano pareri endo-procedimentali nel medesimo procedimento amministrativo.
In sostanza, così tornando alla premessa, lo Stato copia integralmente il modello di organizzazione dei Beni Culturali in Sicilia per Soprintendenze pluri-tematiche introdotto nell’ordinamento regionale in forza dell’autonomia statutaria con le legge regionali n. 80/77 e 116/80. In Sicilia le Soprintendenze Uniche ci sono già da oltre 30 anni. Di contro, il Governo Crocetta, con una riforma dai connotati non ancora chiari, si appresta ad incidere profondamente questa materia, peraltro solo a colpi di atti regolamentari, disconoscendo meriti e lungimiranza di una legislazione la cui attualità viene confermata financo dallo Stato.