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La nuova società tra “liquidità” e “astinenza ideologica”

La nuova società tra “liquidità” e “astinenza ideologica”

di Massimo Greco

 

brexit_16La politica è in difficoltà un pò ovunque nel vecchio mondo occidentale e anche quella di matrice anglosassone (inglese e americana) non è immune da questa patologia diffusa e contagiante come dimostra la recente Brexit. Tuttavia, sono soprattutto i Paesi “periferici” della UE, sull’ottovolante dei mercati finanziari, a risentirne dello shortage di fiducia tra governanti e governati. La fiducia verso le istituzioni è in calo costante in tutto il vecchio mondo occidentale almeno dal profetico libro di Almond e Verba sulla cultura civile e la democrazia. Questo collasso di credibilità e di partecipazione politica va messa in relazione con la profonda metamorfosi sociale degli ultimi trent’anni, con l’avvento della “società complessa”, in astinenza ideologica, che ha sostituito quella stratificata e di classe. Bauman la ritiene “liquida”, Boudon “del disordine”, De Rita “poltigliosa”, Bagnasco “fuori squadra”, Touraine “scomparsa”, Beck “dell’incertezza e del rischio”. Si tratta, comunque, di “società difficili da integrare e governare, a causa dei processi di differenziazione sociale, conduttori di un più variegato pluralismo sociale, atomizzato e individualizzato”.

 

Questa decostruzione del sociale ha colpito soprattutto il cuore delle moderne democrazie, il ceto medio. La sovranità degli Stati Nazione ha dunque abdicato e anche lo “Stato di diritto” si è trasformato in uno “Stato dell’economia”. “Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria”. Questo concetto, ad un tempo plastico e apodittico, metaforico e materiale, dà la misura dell’attualità di Karl Marx, straordinario interprete e critico dell’epoca moderna. Oggi, unificato il mondo sotto il dominio di una pervasiva “lex mercatoria” (e di inediti e spregiudicati giochi finanziari), sono giunti al collasso tutti quei dispositivi “solidi”, dalla sovranità dello Stato, all’idea di democrazia, alla rappresentanza, alla partecipazione, all’idea di comunità, all’idea di “progetto”, all’idea di “futuro” per i giovani ecc…, con cui l’epoca moderna era venuta declinando la sua logica affermativa e le sue grammatiche generative.

 

L’incipit di Marx – tratto dal “Manifesto” del 1848 – alludeva già, nella sua forte carica profetica, a quei processi di “liquidità” che noi abbiamo cominciato a conoscere e praticare solo a partire dagli ultimi due decenni grazie alle ricerche di Zigmunt Bauman. Si deve a quest’ultimo studioso dei processi sociali se la “liquidità” connota non solo tutti gli ambiti “solidi” di estrinsecazione dell’esperienza, ma anche le tonalità emotive che scandiscono la nostra esistenza. “Società liquida”, “modernità liquida”, “paura liquida”, “amore liquido”. Quella di Bauman altro non è che una raffinata ricerca di ciò che Marx profetizzava in embrione. Lo “squadernarsi” di un mondo messo in rete, reso più piccolo nelle sue contraddizioni sistemiche, sino a vedere collassare quei contenitori istituzionali che sino agli anni ’70-’80 del ‘900, ci avevano assicurato protezione e tutela, ovvero la “quadratura del cerchio”.

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