Ferragosto è passato. Fra una miss e una Madonna, accompagnata dai primi cittadini coesi e festanti, si appropinqua ora il Natale. I paesi viciniori si sono scambiati la cortesia e a giro hanno omaggiato i Patroni di questo e quello.
“Bombe” “firara” piano bar, “calia”, “simenza”, “luppina”, cabaret, tutto, tutto ha fatto festa e allora che crepi l’avarizia e avanzi l’unione che fa la forza e aiuta a tirare a campare almeno qualche altro annetto poi, dice il saggio: “cu veni a cunta”.
Al limite si farà un Patrono unico e la festa si garantirà comunque. Un Patrono liberamente consorziato, portato a spalla dai sindaci e dagli assessori dei 20 paesi dell’ex provincia, con Piazza in testa e il Casale a fianco.
Sotto gli archi luminosi della SS 121 potrebbe sfilare una vara multiculturale seguita dalla polifonia vernacolare dei borghi nostrani. Il global impera e a noi ci tocca di adeguarci. Si potrebbe cominciare dal Patrono per finire col sindaco unico senza intermediari in mezzo.
Gli avanzati potrebbero comunque interessarsi al pubblico bene affidandosi ai patroni declassati per non la sbagliare.
Uomini e santi uniti per la rinascita di una terra malassortata il risultato sarebbe garantito o forse no?
Gabriella Grasso
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