Nel bianco candido ed ovattato silenzio si nasconde tutta la densa consapevolezza che un essere ha di se, nel silenzio e nel modo di tacere si ha come l’impressione che l’impenetrabilità di quel ‘dio’ sia il dono più grande che ad una persona (o forse un dio in terra) sia stato donato.
E’ di certo opera di un maestro scultore del marmo più fine questo modo di vivere, che sa di pace e di guerra assieme, di vita che inizia e di morte imminente, incontrastato su ogni rumore vitale, il silenzio di chi tace è quanto di più somiglia al grezzo diamante ancora da sfaccettare, perché brilli più della luce stessa che lo illumina, perché di essa si nutre. E’ in detrazione che chi tace guadagna, come chi togliendo aggiunge valore, come se al bello detrai le brutture del caos, come se dal nulla disegni l’infinito.
Un foglio bianco su cui dipingere con oli sani, attenti a non compromettere il candore di quel dono, piacevolmente attratti da quell’immensa bellezza. Riluce di vero e sporcarlo è facile il dono di chi tace, ma com’è possibile onoralo al meglio? come con chi non sa usare il cesello che scolpisce il marmo, così risulterà facile deturpare il dono grande che fa chi tace ed ode.
Save the silence please.
Dina La Greca
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