Città senza cittadini
di Massimo Greco
Prima o poi le nostre città dell’entroterra siciliano raggiungeranno un grado di qualità estetica pari a quelle del centro-nord, completando le infrastrutture viarie ancora oggi “con le quattro frecce” e restituendo decoro urbanistico ai rispettivi territori. C’è chi raggiungerà questa meta in pochi anni e chi impegnerà ancora qualche altro lustro. Ciò che, però, sembra sfuggire agli amministratori della cosa pubblica locale è la prospettiva di vita delle rispettive comunità locali. Tutte le città interne e centrali dell’isola si stanno svuotando ad un ritmo la cui accelerazione dovrebbe ingenerare allarme e sgomento in chi ha l’ambizione di rappresentare esponenzialmente gli interessi delle proprie comunità. E, invece, Sindaci, rappresentanze istituzionali, attori dello sviluppo e classe dirigente locale, sembrano distratti, disinteressati e impegnati solo nel loro agire quotidiano e rutinario, quasi a volere esorcizzare il fenomeno. C’è chi si ostina a cercare finanziamenti comunitari, chi sfrutta le royalties di cui dispone e chi riesce pure a coinvolgere i privati nella realizzazione di opere d’interesse pubblico. E c’è pure chi, paradossalmente, punta su una rinnovata strumentazione urbanistica per rigenerare le linee strategiche dello sviluppo. Ma nessuno di questi si ferma un attimo per riflettere, ovvero per porsi qualche domanda tanto banale quanto fondamentale: per chi stiamo facendo tutto questo? Per i nostri figli? A chi servirà avere città restaurate ed abbellite senza cittadini? In assenza della presenza umana, costretta ad abbandonare i propri territori natìi in cerca di lavoro, i nostri paesaggi degraderanno in ambienti, per lo più neanche naturali. Avere una bella Città senza cittadini è come avere una bella tavola imbandita senza commensali.
Ora, se una buona azione di politica pubblica non può fare a meno di uno studio di “sostenibilità”, è interessante sapere su cosa si basano i progetti strategici che periodicamente vengono elaborati (o commissionati) dai nostri enti locali. Orbene, rispetto a questo scenario – che a noi sembra apocalittico – sembra invece avere le idee chiare il Governatore Crocetta che in occasione della restituita autonomia alle Camere di Commercio di Siracusa e Ragusa si è così espresso: “è il frutto del lavoro congiunto che ha fatto la Regione siciliana con il Ministero dello Sviluppo Economico e rivela l’attenzione che la Presidenza
della Regione ha nei confronti del territorio di Siracusa”. In sostanza, dopo la vergogna della Strategia Nazionale Aree Interne che ha visto esonerati i territori “interni” per definizione come quello nisseno e quello ennese, arriva espressamente la conferma di “attenzioni politiche” riservate ai soli territori metropolitani e costieri. Sic stantibus rebus, è veramente difficile tentare di ricucire lo strappo tra società civile e società politica…almeno dalle nostre parti!