Matera sarà la capitale europea della cultura nel 2019 e quest’anno, per la settima volta, Radio3 dal 22 al 24 settembre vi ha organizzato Materadio, la festa di Radio3. Il tema è stato: Radici e Percorsi. Quanto resta di vitale nelle radici ereditate in un momento di trasformazione sociale e culturale come il nostro?
La domanda posta a Matera, intrisa di passato e piena di futuro, ha permesso di affrontare temi diversi in modi diversi e con linguaggi diversi. Musica, reading, pittura e dibattiti. Bellini raccontato da Elio di Elio e le Storie Tese, Beethoven e Schubert a confronto, Kounellis e Gramsci.
A Enna si sbriciolava il PD nell’indifferenza popolare, come già nel Paese, e a Matera si raccontava Antonio Gramsci, detto Nino. La vicenda di Gramsci ha preso le mosse dalle lettere dal carcere, sullo sfondo il tormentato rapporto con il PCI e l’internazionale socialista, le incomprensioni con Togliatti e Stalin e l’ombra di Mussolini, che mai perdonò a quell’ometto gobbo la forza di non omologarsi. Il monologo di Niccolini e Saccomanno, recitato da quest’ultimo, ha messo in primo piano la solitudine di un pensatore costretto a vivere un’esistenza sospesa su un mondo incapace di empatia. Un mondo di colti, come Goebbels e Raskol’nicov, di autoctoni puri discendenti da africani nomadi e di soldati di Dio a prescindere dalla volontà di Dio. Solo l’arte può ridurre il caos in armonia, si è concluso alla fine dei tre giorni. L’uomo incapace di riconoscere l’altro nell’altro che è il diverso da sé può solo sperare di durare ancora un poco.
“Caro Nino” dice Saccomanno “cosa è rimasto degli ideali di Giustizia e Libertà per i quali sei morto?”. Quell’Unità di partito e di azione, necessaria al popolo desideroso di emancipazione, oggi si è ridotta a chiacchiericcio da cortile, in nome dell’interesse personale, nobilitato dalla lotta contro i fantasmi della politica evocati e rimossi per blandire un popolo insofferente e stanco. Matera fu definita una vergogna nazionale da Togliatti e solo dopo la denuncia di Levi cominciò il riscatto che oggi ne ha fatto, insieme a Plovdiv (Bulgaria) Capitale Europea della Cultura per il 2019, ma soprattutto ne ha fatto un esempio di pietre trasformate in pepite. Una nota stonata è parsa a molti l’invadente presenza dello sponsor TIM, ovunque insistente e impersonato da un supermegamanager, di azzurro vestito, come l’ometto ballerino della pubblicità. Alto e magnanimo, passeggiando per la vecchia Matera, distribuiva sorrisi e benevolenza ricordando ai disfattisti che la cultura ha bisogno di mecenati e se ieri mecenati erano gli Estensi o gli Sforza oggi mecenate, infinitamente magnanimo, è il telefono.
Antonio detto Nino “semu persi”.
Gabriella Grasso (presente alla tre giorni di Materadio”
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