Avevo fame, avevo sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere…
Dal Vangelo emerge un fatto straordinario:
lo sguardo di Gesù si posa sempre, in primo luogo, sul bisogno dell’uomo, sulla sua povertà e fragilità.
L’amore che Gesù richiede non è astratto, non è fatto di intenzioni e sentimenti, non è solo “preghiera per”: è azione, comportamento, concreta responsabilità.
Se la liturgia, la preghiera e i sacramenti non ci conducono a questo, allora sono sterili e inutili, in quanto sono finalizzati all’amore, al vivere nell’amore, all’amare persino il nemico, il non amabile (cf. Mt 5,43-48).
Oggi, il Signore ci ricorda che, nell’ottica della gioia eterna, non è possibile pensare di amare veramente Dio e onorarlo, senza che ciò si traduca in un impegno di carità fattiva verso i fratelli più bisognosi e sofferenti; chi vuole seguire Cristo, impari a riconoscerlo nei più “piccoli” e a servirlo nelle loro reali necessità.
La logica di Dio chiede al credente di cambiare il cuore, gli occhi, le mani…
Un amore, verso Dio e verso il prossimo, che non si ferma tra le mura di una Chiesa ma prosegue nella case, negli uffici, nel lavoro, nella vita!
Don Giuseppe Rugolo