A fine legislatura la politica italiana ha fatto la quadratura del cerchio: il biotestamento. In mezzo al frastuono di parole, turpiloqui, insulti e silenzi – il silenzio dell’eutanasia praticata da medici, infermieri e familiari per liberare il corpo prigioniero – è passata la legge, che ribadisce l’autodeterminazione dell’individuo.
“Questo Paese” disse Sciascia intervenendo alla Camera nel 1979 “è il più governabile che esista al mondo. Le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili”.
“Erano 20 anni che aspettavamo” ha detto Emma Bonino. 20 anni per ribadire l’ovvio eppure si è parlato di attentato alla Vita. Silenzio occorrerebbe, silenzio e rispetto per chi ha lottato e vinto. Silenzio e rispetto per Beppino Englaro “l’assassino”.
“E’ una giornata storica per tutte le persone che vogliono esercitare questa libertà, che per Eluana era la vita” ha detto Beppino Englaro, “l’eroe”.
Sant’Agostino considerava la parola “il tugurio miserabile dell’anima” e da noi la miseria abbonda. Da noi che il “rottamatore” del vecchio e “l’asfaltatore” del nemico è il futuro della politica; da noi “che l’omertà è prassi e l’indifferenza al dolore del nostro vicino abitudine”; da noi che ci si maschera da Quello che fece le leggi razziali e si rimpiange Quell’altro che ne incenerì a milioni; da noi un poco di silenzio a occhi bassi ci vorrebbe proprio. E ora zitti tutti “e la prima volta che muoio” disse Piergiorgio Welby. Zitti che il silenzio nel’Italia del “Vergogna, ci ammazzeranno tutti” è musica.
Gabriella Grasso
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