A Novara una donna è stata ammazzata di botte dal suo compagno. Femminicido. Ancora per poco però da oggi tutto cambierà a partire dalla Carmen di Bizet di Leo Moscato. A morire nell’opera di Moscato è don Josè e non più la bella sigaraia che estenuata da anni di morte violenta si è ribellata e gli ha sparato. Una Carmen contro il femminicido dunque, basterà? Mah. Se però alla Carmen aggiungiamo un nuovo Otello e una vagonata di panchine rosse basterà e n’avanzerà pure. Si potrà continuare a sottovalutare le legnate reiterate, le parole vigliacche, denigratorie, svilenti e lesive, gli stereotipi e il sessismo mediatico. Si potrà continuare a chiamare folle o colto da raptus il femminicida, si dovrà motivare l’assassinio della moglie con la crisi e le combinazioni astrali e lo sfregio della ex con la cattiva influenza delle pubblicità, ma mai, mai più si potrà assistere all’harakiri di madama Butterfly, a Biancaneve resuscitata dal principe, alla Befana subordinata a Babbo Natale, al lupo sventrato e alla morte della mamma di Bambi perché siamo tutti antisessisti e animalisti e per tanto mai più “crepi il lupo” o “in culo alla balena” per evidenti ragioni. Per “muori, crepa, zoccola et similia” va bene, ledono solo chi lo dice.
Gabriella Grasso
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