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Ripescare un’idea “alla Renzi”: creare il doppio turno e quindi un ballottaggio tra le prime due forze politiche?

Le elezioni del 4 marzo restituiscono tanti spunti di riflessione che nei prossimi giorni permetterà a “leoni da tastiera”, politologi (veri o presunti tali), opinionisti competenti o anche chiacchieratori da bar, di parlare ed esprimere la propria opinione. E sicuramente uscirà fuori di tutto e di più. Premesso che non siamo la “Bibbia” e neanche i detentori della Sacra Verità. Ma siamo uomini e quindi è del tutto legittimo, in democrazia, poter esprimere il proprio pensiero che ognuno potrà accogliere o meno. Proviamo ad analizzare queste elezioni con i “freddi numeri” e con un metodo deduttivo, spostandoci da una prima analisi del dato Nazionale. Emerge senz’ombra di dubbio una situazione di ingovernabilità. Nessuna, quindi, delle forze politiche in gioco (soprattutto quelle che si dichiarano vincitrici) può, ad oggi, proporre un Governo che possa ottenere, considerando gli schieramenti alla vigilia del voto, la fiducia. Si prospetta quindi (salvo colpi di scena) un governo di scopo atto a varare una legge elettorale e tornare alle urne. Bisogna considerare che in un tripolarismo o si concepisce una legge elettorale maggioritaria con premio di maggioranza secco a chi vince oppure, ripescando un’idea “alla Renzi”, creare il doppio turno e quindi un ballottaggio tra le prime due forze politiche.
Detto ciò, senz’ombra di dubbio l’Italia sta raccogliendo quanto già visto in Europa e nel mondo: una forte sfiducia verso la politica per come vissuta negli ultimi anni e la voglia di cambiare. La Sinistra ha dimostrato di aver perso il proprio ruolo “di sinistra” e non ha più lo stesso appeal di una volta tra i suoi storici votanti (la sinistra estrema, per chi ancora non lo avesse capito già dalle elezioni del 2008, è finita). Il centro-destra sta virando verso una destra più nazionalista e protettiva (e, a differenza della Sinistra, sta facendo il suo ruolo di destra nazionalista e protettiva). La Lega ha ad oggi una ghiotta occasione di poter monopolizzare questa importante fetta di popolo, cosa che sicuramente riuscirà a fare non appena si spoglierà totalmente del proprio passato secessionista e pro-Nord. E solo quando riuscirà appieno in tale scopo(con i nuovi dirigenti e presidi locali sempre più in ottica nazionale), oltre alla morte definitiva di Forza Italia, si creerà una “interessante” offerta politica. Forza Italia è, nei fatti, morta, perché abbiamo visto che senza Berlusconi al 100% in campo, non risulta più un punto di riferimento per gli elettori (ma era prevedibile perché lo stesso Berlusconi aveva progettato Forza Italia come una forza Berlusconicentrica). La (prevedibile) novità di questa tornata è il Movimento 5 stelle, il quale ha ampiamente raccolto il bacino elettorale di tutti quegli elettori che chiedono “cambiamento” (e siccome sono 20 anni che si ripropongono le stesse facce, era inevitabile che la gente del “cambiamento” aumentasse). Perché il ragionamento che sta alla base di tutto è semplice “Berlusconi è stato provato, il Pd pure… ora mancano loro”. Qualcuno potrebbe dire che anche la Lega “è stata provata”, però va fatto un distinguo: è stata l’unica forza “provata” ad aver visto rinnovato i propri ruoli (Bossi non esiste più in favore di Salvini) e ad aver, dove localmente ha governato, soddisfatto le aspettative del popolo (lo dimostra il fatto che il Nord è stato e resta feudo Leghista). Ed è quindi normale, a fronte di tutto questo ragionamento, il fatto che a Sud sia stato il Movimento 5 Stelle ad imporsi. Una volta esisteva Alleanza Nazionale e il 61 a 0. Ma Alleanza Nazionale non esiste più e il 61 a 0 è stato fatto da Berlusconi ben 17 anni fa (poi, detto dalla Storia, Berlusconi ha anche fatto molte cose positive… ma in campagna elettorale i vecchi sono vecchi da “rottamare” in favore dei nuovi). La gente vuole vedere nuove facce (e magari, siccome a Sud abbiamo maggiore disoccupazione, condito con un bel “miraggio” di reddito di cittadinanza, di certo qui migliore di una flat tax). Speriamo (per il bene di tutti) che questo tipo di cambiamento possa essere positivo e che la storia si sia, per questa volta, sbagliata (anche i tedeschi del 1933 chiedevano cambiamento senza sè e senza ma e sappiamo chi è salito).
Ma queste sono chiacchiere da bar.

Alain Calò

vignetta –  Elezioni:  Non tutto è perduto, c’è ancora qualcosa da distruggere
copyright gianni falcone – diarioacido: gianfalco.it

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