Moro fu ucciso a Roma il 9 maggio del 1978. A 40 anni da quei fatti Gabrielli, capo della polizia, dice che occorre tracciare una linea netta fra bene e male.
Bene è la retorica della narrazione ufficiale, che tace sulle ombre desecretate, su via Gradoli, sui blocchi, le perquisizioni, la libertà di movimento dei brigatisti che telefonavano, lasciavano comunicati e si incontravano nella controllatissima stazione Termini o in piazza Barberini.
Male è la televisione che intervista i brigatisti graziati da una legislazione premiale.
Bene è lo Stato e bene sono i servitori dello Stato.
Male furono le stragi di Stato e male agirono gli uomini dei servizi deviati,che dentro lo Stato si muovevano con disinvoltura.
Fra le cose dette nei giorni del ricordo del quarantennale c’è anche questa:
Aldo Moro venne prelevato dall’Italicus il 3 agosto del ’74, da uomini dello Stato. Nella notte fra il 3 e il 4 agosto del ’74 l’Italicus esplose per un attentato analogo a quelli di Milano e Brescia. In quell’attentato morirono 12 persone e 48 restarono ferite. Moro si salvò per l’intervento degli uomini dello Stato: bene. E gli altri? Gli altri non meritavano di essere salvati o almeno avvisati? O fu un caso? Sicuramente fu un caso perché sarebbe brutto pensare che uomini di Stato permettano la morte di 12 innocenti. Sarebbe difficile pensare che il bene in quel caso si sia sbagliato agendo male. Ci illumini Gabrielli, l’omertà per ragioni di Stato è bene o male?
Gabriella Grasso
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