A Roma un gruppo di fascisti picchia due antifascisti: “In pochi minuti da 2 sono diventati 4 e dopo una decina, non siamo riusciti a scappare né a difenderci” perché in Italia la violenza squadrista è tornata di moda e nulla è stato postato o cinguettato dall’onnipresente ministro dell’Interno, amico di CasaPound. Nulla. Sarà stato impegnato a cacciare i gabbiani della Raggi l’iper mediatico Salvini? E mentre questo succedeva al Cinema America altrove veniva proiettato “Il Traditore” di Bellocchio; la vita, fedelmente documentata nei dialoghi e nei passaggi processuali, di Tommaso Buscetta. Il film, applauditissimo a Cannes, è sottotitolato per i non parlanti l’allusivo siciliano di Cosa Nostra. La mafia è un’invenzione giornalistica dice il Buscetta di Favino e anche una buona risorsa cinematografica. Il film è uscito il 23 Maggio nelle sale italiane e Giovanni Montinaro, figlio di Antonio Montinaro capo scorta di Falcone scannato a Capaci, l’ha trovata una meschina operazione di marketing. “Offensiva” ha scritto Montinari. Offensiva l’uscita e celebrativa la narrazione del Buscetta redento. Uomo d’onore, nostalgico della Cosa Nostra antica: rispettosa, vicina alla povera gente e schifato dalla moderna. Appena, appena, blandamente corretto dal giudice Falcone, che appare nel film come un burocrate sbiadito. Un piccolo funzionario sembra Falcone dinnanzi al soldato traditore, manipolatore e padrone del proprio destino. Grazie alla sua testimonianza, si legge nei titoli di coda, lo Stato riuscì a comprende e riconosce per la prima volta il fenomeno mafioso, istruire il maxiprocesso di Palermo, concluso con 19 ergastoli e 2665 anni di reclusione, assestando il primo storico colpo a Cosa Nostra. Buscetta è il salvatore della Patria insomma e la mafia era ed è parte integrante di uno Stato funzionale ai Salvo ed a Riina. Questa la sensazione all’uscita dal cinema. Il regista de “I Pugni in tasca” ha omaggiato Buscetta: eroe piccolo, piccolo, l’unico che l’Italia può permettersi oggi come ieri e forse anche domani. Questi sono i film che piacciano all’estero perché all’estero ci pensano così: mafiosi, ma rispettosi delle tradizioni o mafiosi perché rispettosi delle tradizioni. A chiosa è d’obbligo la pennellata ai poliziotti/camerieri e al grand hotel Ucciardone: “caviale, aragoste e pulle” a iosa e poi ci indigniamo con il neomelodico Zappalà.
Gabriella Grasso
Check Also
ASP Enna: inaugurazione della nuova UTIN all’Ospedale Umberto I
La Direzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Enna, assieme all’Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale …