Q-Borghese: SORELLA SANITA’
Il virus del malcostume nella sanità regionale
Ci sono cose in questa Terra che assomigliano soltanto ad altre. Gli scandali della sanità lombarda sono ben noti, cominciano a disvelarsi nel 1993 con Mani Pulite, continuano fino all’epoca Formigoni, toccando infine la giunta Maroni, passando per le operazioni chirurgiche non necessarie della “clinica degli orrori” Santa Rita, e le protesi odontoiatriche e ortopediche di bassa qualità. Tutto in cambio di tangenti, fondi neri, finte consulenze, ecc. ecc.
A casa nostra invece, in Sicilia, tutto è stato quasi sempre strisciante. Tutti sapevano che la sanità siciliana fosse alla fine del 2016 la terza in Italia, dopo Lombardia e Campania, per corruzione (secondo un’inchiesta di Antonio Giangrande ), ma non c’è mai stata chiarezza su quello che avveniva davvero. Per restare ai tempi recenti, più volte il presidente Crocetta è stato sfiorato da indagini e scandali nella sanità, ma tutte le volte si è trattato di sciocchezze rispetto a quello che avveniva nel campo dei rifiuti e del gruppo antimafia di Confindustria siciliana. Nel campo della sanità, il punto di crisi più alto, fu raggiunto con le dimissioni dell’Assessore Lucia Borsellino per “ragioni di ordine etico e morale”.
La stessa Lucia Borsellino, fu attaccata dall’allora deputato all’ARS Musumeci “per mancanza di rispetto istituzionale”. L’assessore rispose con una querela per ingiuria e diffamazione per aver fatto riferimento al suo cognome “il suo nome non le consente…”.L’attacco in aula di Nello Musumeci riguardava la mancata visita dell’allora assessore alla Sanità all’ospedale di Militello in Val di Catania, il paese natale di Musumeci.
La vicenda sarà finita probabilmente con una archiviazione, ma denota chiaramente come l’attuale Presidente della Regione intende il galateo istituzionale, come fanno fede le sue continuare assenze e i suoi ripetuti attacchi all’aula ogni volta che viene richiesto il voto segreto!
Ma torniamo alla Sanità, anzi a Sorella Sanità, l’inchiesta che ha coinvolto in questi giorni diverse personalità, prime fra tutti l’ attuale coordinatore per l’emergenza coronavirus in Sicilia e il Direttore Generale dell’Asp di Trapani.
Poco importa che i due siano stati tra i paladini della legalità, con tanto di relativa scorta, per aver smascherato il famoso scandalo dei “pannoloni”. L’uno era allora manager dell’Asp6 di Palermo e l’altro presidente della CUC, la Centrale Unica di Committenza che doveva appaltare la gara.
Il mondo gira, la sinistra di Crocetta diventa Destra di Musumeci, lo spoils system revoca e rinnova gli incarichi, ma i due, uomini di fiducia del primo, diventano con altri ruoli di fiducia del secondo. Il dott. Candela viene addirittura chiamato alla massima responsabilità nel periodo del Covid-19.
Questo è un fatto importante: le nomine nella sanità, come in tutti gli altri settori dell’amministrazione regionale, avvengono per scelta politica. “Le forze politiche al governo affidano dunque la guida della macchina amministrativa a dirigenti che ritengono che non soltanto possano, ma anche vogliano far loro raggiungere gli obiettivi politici” (Wikipedia). Non è un caso che letteralmente “spoils system” voglia dire “sistema del bottino”, in senso buono naturalmente!
Questi i fatti, o se volete gli antefatti. È chiaro che il Presidente non è coinvolto nella vicenda, men che meno il suo assessore, che anzi era nel mirino dei congiurati che volevano proprio il dott. Candela al suo posto.
L’aspetto non è penale, è etico e morale, come diceva bene la Borsellino.
Il concetto stesso di nomina ingloba quello di fiducia.
Nessuna giustificazione da parte del Governo regionale, solo la ovvia conclusione: “Il governo ha subito revocato l’incarico ad Antonio Candela, in scadenza tra l’altro a metà giugno, a capo della task force sanitaria anti-Covid e ha sospeso, in attesa del completamento della procedura di decadenza, Fabio Damiani, dirigente generale dell’Asp di Trapani”. Proprio un’azione inaspettata e coraggiosa!
“Chi ruba, se accertato, non merita di aver ricevuto la stima di tante persone perbene. La Regione sarà parte civile e ho dato disposizioni di passare al setaccio tutte le gare, perché anche procedure iniziate…”. Altra dichiarazione che lascia allibiti per la determinazione del Presidente, che già al suo insediamento cacciò dei dirigenti dalle loro postazioni per molto meno (come Crocetta).
“Ci piacerebbe capire – affermano alcuni deputati 5 stelle – quali meccanismi hanno portato a scegliere Candela per guidare la macchina anti-Covid siciliana, quando evidentemente non lo hanno ritenuto all’altezza della riconferma ai vertici dell’Asp palermitana. Vorremmo avere anche delucidazioni sui criteri che hanno regalato a Damiani la poltrona più alta dell’Asp di Trapani, visto che il governo Musumeci non era per nulla soddisfatto dell’operato della Centrale unica di committenza che Damiani guidava in precedenza e che, lo stesso esecutivo, in commissione Salute definiva lenta e non remunerativa”.
Musumeci aveva dichiarato a caldo, a poche ore dagli arresti: “Avevamo visto giusto quando abbiamo approvato in giunta una delibera sulla Cuc e poi adottato misure per l’affiancamento di Consip”. Di cosa parla?
Otto mesi fa, il governo regionale approvò una delibera in cui, vista la insoddisfacente gestione della Cuc regionale, era possibile rivolgersi alle centrali uniche di altre regioni (in primis quelle di Lombardia e Campania, CVD) per la gestione degli appalti riguardanti la fornitura di beni e servizi.
Nel contempo, però, andava rafforzata. A tale scopo, nel dicembre scorso, è stata promossa a “ufficio speciale” per i prossimi tre anni. Nella delibera di Giunta n.456 del del 13 dicembre 2019, tale provvedimento avviene “nelle more dell’istituzione di un apposito Dipartimento regionale da destinare alle attività della CUCRS o della trasformazione della stessa Centrale in società in house a partecipazione regionale”. Tradotto in termini comprensibili: un nuovo dirigente generale da nominare o, meglio ancora, una bella società partecipata nuova nuova con tanto di Consiglio d’amministrazione da nominare, e deficit incontrollato a fine gestione.
Se quella del Governatore voleva essere una giustificazione o un’autoassoluzione forse si è confuso, oppure noi non abbiamo capito bene.
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La nostra provincia cosa c’entra? In una delle intercettazioni due dei protagonisti si scambiano qualche informazione:
M.: ahhh …c’è pure Siracusa! S.: certo! c’è Siracusa, Civico, Trapani, Enna.
Si tratta dell’affidamento quinquennale, mediante convenzione, dei servizi integrati per la gestione e manutenzione delle apparecchiature elettromedicali per le Aziende Sanitarie ed Ospedaliere della Regione Sicilia. Il valore complessivo dei quattro lotti della gara è pari a € 202.400.318,17. Vi basta?
Q – G.L. Borghese
Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.