- Q – HARAKIRI – Enna: suicidio rituale del centro-sinistra?
Se Sparta piange, Atene non ride. Appena quindici giorni fa sembrava che il vento fosse cambiato per le elezioni a sindaco del capoluogo. In queste ore sembra che abbia cambiato direzione di nuovo.
Alla base c’è la constatazione che il centro-sinistra (lo chiameremo così per convenzione e abitudine), appena capisce che può vincere, scatena le sue faide interne.
Settimane di incontri e tavoli di confronto, per poi partorire l’ennesimo litigio.
Primi fra tutti, in questo sport, quelli del M5S. Non parliamo di Movimento perché sembra che ognuno, anche qui a Enna, vada per conto proprio. Evidentemente qui non abbiamo né Di Maio né Di Battista, ma gruppuscoli, singoli soggetti, vaghi concetti, con la base che non riconosce il proprio senatore e una deputata che disconosce la propria base. L’unico denominatore comune è sempre lo stesso: noi siamo diversi.
Dopo aver fatto saltare il tavolo comune (ogni scusa è stata buona), leggiamo il comunicato che annuncia la candidatura a Sindaco di Cinzia Amato: «Tant’è vero che, a poche ore dalla nostra uscita, hanno trovato un nome politicizzato, e non “esterno” come concordato, in grado di mettere d’accordo tutte le forze politiche rimaste al tavolo».
Ci risulta invece che i nomi proposti erano tanti e nessuno risultava gradito ai puri e duri del movimento. Bastava dirlo subito che volevano andare da soli!
Qual è la logica, per un gruppo che ha contrastato Di Pietro fin dal suo insediamento e che intravede una via per ribaltarlo, andare per proprio conto e risultare sostanzialmente insignificanti (ai fini elettorali)? Un atteggiamento che li vede seduti a Roma con il PD, non senza soddisfazione anche di consenso, ma che non vuole allearsi con il PD in sede locale. Rispettiamo la logica di governo ma proprio per questo non capiamo l’atteggiamento locale che non segue la stessa logica (o forse non ne ha).
Per loro, effettivamente, si tratta di un suicidio rituale, come per gli antichi samurai, che però in quel modo evitavano la pena capitale, oppure manifestavano cordoglio per la morte del proprio signore oppure protestavano per un’ingiustizia subita. Non ci sembra che siamo in nessuna di queste condizioni.
Su una cosa il M5S però ha ragione: il percorso è stato lungo e stancante e non certo per colpa loro. C’era chi voleva tirare la corda da una parte o dall’altra, per trarne un po’ di vantaggio, e ha tenuto in scacco il tavolo comune. Parliamo di una parte di Italia Viva (metà di metà?) e dei Civitoti senza pretura. Gli uni (o dovremmo dire l’uno?), con uno percorso politico preciso, più o meno condivisibile: prima nel PD, poi contro il PD e con il sindaco, poi di nuovo contro il sindaco; adesso di nuovo col Pd? Mai! (oppure forse). Né tu né io cane maledetto!
Gli altri, per un malinteso senso del comitato e dell’associazione, con una visione da Comitati Civici ma fuori tempo e fuori contesto e con delle guide assolutamente non paragonabili a quelle del dopoguerra. Anche per loro la scelta di un candidato esterno avrebbe dovuto essere la soluzione migliore, tratto dalla società civile, meglio se cattolico vista la loro estrazione, ma sembra aver prevalso anche qui la mania di grandezza dei singoli.
A volte sembra che l’unica soluzione sia fare come il marito che vuol fare dispetto alla moglie…
Detto questo, la colpa non è mai tutta da una parte. Anziché seguire la logica della trattativa ad oltranza sulla figura del candidato da scegliere (interno o esterno alla politica del palazzo), era meglio concentrarsi su un programma, che per questa città è più facile a farsi che a dirsi. Bastava partire dalle logiche di questa amministrazione (dettate dall’essere contro anziché a favore) e pensare al contrario, inserire le priorità che la storia e le poche risorse di questo territorio offrono ed il gioco era fatto. L’uomo sarebbe stato il secondo capitolo di un percorso già condiviso.
Ma queste sono cose che richiedono una cultura politica, e oramai questa difetta un po’ dovunque.
L’alternativa era quella democratica: spettava alle forze più grandi proporre questo nome terzo. I senatori di una volta, quelli che a Enna contavano davvero (criticati o meno) avrebbero fatto così. Ma forse anche i senatori sono come le mezze stagioni…
Adesso, visto che il nome del candidato è uscito fuori, speriamo che chi può rinsavisca. Per il bene della città.
Q – G.L. Borghese
Q – Enna. IL SUICIDIO ASSISTITO
Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.