La normativa “a fisarmonica” del COVID
di Massimo Greco
La pandemìa che stiamo vivendo, e tutto ciò che questa sta generando, sta mettendo a dura prova il nostro (già di suo precario) self-control. E a mettere sale sulla ferita sta contribuendo non poco il fiume di ordinanze e decreti che scorre ormai a ritmi settimanali a cura dei diversi livelli di governo (statale, regionale e comunale). Siamo in presenza di un sistema normativo altamente mutevole – com’è dimostrato dal notevole e rapido susseguirsi di DPCM e ordinanze regionali dall’inizio dell’emergenza ad oggi – ma altrettanto mutevole è l’andamento del virus, sì da giustificare, se non imporre, l’adozione talora repentina di simili interventi regolatori, i quali debbono cercare di contemperare le esigenze di tutela della salute con quelle più strettamente legate alla complessiva sostenibilità del sistema economico. Per districarsi in questa giungla è richiesto un operatore del diritto per ogni famiglia. Trattasi infatti, di un sistema normativo “a fisarmonica” di non immediata intelligibilità per i comuni cittadini, perchè aprendosi e chiudendosi a seconda del livello di emergenza che di volta in volta si registra, risulta fondato su un meccanismo “a doppia cedevolezza”: invertita, ossia dal basso verso l’alto, allorché siano le regioni a disciplinare taluni ambiti in attesa di eventuali interventi governativi (i famosi DPCM); ordinaria, ossia dall’alto verso il basso, allorché sia il governo a prevedere che talune misure dal medesimo stabilite possano formare oggetto di ulteriori deroghe peggiorative o migliorative, sulla base dei dati epidemiologici disponibili anche su base territoriale e a determinate condizioni, ad opera dei comuni. E’ un sistema che, verosimilmente per la prima volta nella storia repubblicana, riesce ad applicare simultaneamente i principi costituzionali di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione, atteso che l’andamento del virus sempre più spesso varia da regione a regione e da territori a territori.