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Vaccino anti-Covid già obbligatorio per i lavoratori della sanità

Vaccino anti-Covid già obbligatorio per i lavoratori della sanità
di Massimo Greco


I vaccini contro il Covid sono arrivati anche in Italia e sono in corso di somministrazione secondo un preciso programma stabilito dal Governo che, sulle priorità, è sembrato compatto. Medesima compattezza non si registra sull’ipotesi di introdurre per legge l’obbligo della vaccinazione. Se per la Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa “l’obbligatorietà del vaccino anti-Covid dovrebbe essere una pre condizione per chi lavora nel settore pubblico”, per la Mnistra Fabiana Dadone “il governo si è raccomandato e penso che una raccomandazione forte sia il modo migliore per raggiungere l’immunità di gregge”. Due sono le questioni che andrebbero approfondite, la prima concerne l’esigenza di raggiungere l’immunità di gregge per sconfiggere il temuto, e ancora oggi letale, virus, la seconda riguarda la presenza o meno nell’ordinamento positivo di una norma che prescrive già detto obbligo, attesa l’immanenza del principio costituzionale secondo cui nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

Sulla prima questione il Governo, per ammissione del suo Presidente del Consiglio, vuole sperimentare e monitorare i numeri della popolazione che volontariamente si sottoporrà alla vaccinazione prima di pensare all’introduzione di specifici obblighi. L’esperienza insegna però che la popolazione è storicamente restìa alla vaccinazione e non è un caso che ancora oggi il nostro sistema prevede 10 tipologie obbligatorie di vaccini da 0 a 16 anni.

Sulla seconda questione il dibattito si è accesso incidentalmente in materia di sicurezza e lavoro. Il relativo Testo Unico, all’art. 279, “impone al datore di mettere a disposizione vaccini efficaci per quei dipendenti che non siano già immuni all’agente biologico, da somministrare a cura del medico competente al momento della ricollocazione del lavoratore fragile in azienda”. Se si considera altresì che l’art. 42 dello stesso T.U. impone al datore di lavoro l’allontanamento temporaneo del lavoratore in caso di inidoneità alla mansione su indicazione del medico competente (ma solo ove possibile), è evidente non solo l’attualità del tema, ma anche la necessità di un intervento chiarificatore. Ora, se non è così pacifico considerare la vaccinazione come un obbligo connaturato all’adempimento del contratto di lavoro, più difficile è pensare che tale avvertenza non sia richiesta per quelle categorie di lavoratori le cui prestazioni richiedono specifici standard di sicurezza sanitaria. E’ quindi plausibile ipotizzare, quanto meno, l’esistenza di un obbligo vaccinale anti-covid per tutti i lavoratori della sanità pubblica e privata nel contesto della quale il datore è, a sua volta, obbligato a predisporre misure organizzative per tutelare il lavoro, richiedendo urgentemente al Governo le misure applicative, visto che al momento, la somministrazione di tali vaccini non è nella disponibilità né dei cittadini né delle imprese.

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