Sperlinga è dominata da un antico castello, le cui profonde cavità risalgono ai siculi pregreci che dal XIII al VII sec. a.C. abitarono la valle del Salso.
Rimaneggiato in tempi successivi, esso è il simbolo del paese che attorno ad esso ruota.
Chi si reca in questa località non può fare a meno di acquistare le tradizionali «frazzate», tappeti colorati eseguiti a telaio, tipici dell’artigianato locale.
Da visitare la chiesa Madre, con alcune tele del XVIII secolo e un organo dei primi dell’800, e la chiesa della Mercede con un crocifìsso ligneo, anche questo attribuito a Frate Umile da Petralia.
Sperlinga (EN) – video
La cittadina di Sperlinga dista 50 Km da Enna, sua provincia di appartenenza. Il comune conta 1.011 abitanti e ha una superficie di 5.876 ettari per una densità abitativa di 17 abitanti per chilometro quadrato. Sorge in una zona di montagna interna, posta a 750 metri sopra il livello del mare. Sita su un colle alle pendici del quale scorre il fiume Nicosia, Sperlinga vanta una cospicua produzione di grano, olive, agrumi e foraggi. Fiorente è l’allevamento locale di bovini e ovini i cui prodotti si possono gustare nell’annuale Fiera del Bestiame che si tiene nei mesi di giugno, agosto e settembre. Anche l’artigianato locale rappresenta un’importante risorsa.
Ancora oggi è possibile trovare chi tesse al telaio a mano variopinti tappeti con disegni geometrici, utilizzando stoffe ricavate da indumenti usati. I telai sono ancora quelli dell’800, di legno, tarmato ma efficienti. Il tipico tappeto locale è la cosiddetta “frassata” adoperata ancora oggi nel letto, posta sopra la rete. Il nome Sperlinga deriva dalla trasformazione del latino Spelunca che significa “grotta” poiché le zone circostanti il paese presentano numerose caverne trogloditiche. Il primo nucleo abitato venne fondato dai normanni e fu trasformato in fortilizio da Federico II di Svevia.
Durante la Guerra del Vespro del 1282 i francesi lo presero a loro dimora per usi militari e nell’anno seguente esso fu conquistato dagli Aragonesi. Per circa tre secoli il feudo appartenne alla famiglia Ventimiglia. Successivamente il nobile Giovanni Ventimiglia lo cedette al signore Giovanni Forti Natoli con il titolo di primo principe. Questi contribuì alla formazione dell’attuale centro urbano. In seguito il paese conobbe sino al 1862 la signoria degli Oneto, venendo in seguito affidato al barone Nunzio Nicosia. Con lo sguardo alle strutture architettoniche meritano menzione la Chiesa Madre del XVII secolo con una sola navata, la piccola Chiesa di S. Luca e i resti del Castello normanno interamente scavato nella roccia.
Le attrattive principali di Sperlinga, piccolo comune in provincia di Enna, rari nel loro genere per la loro struttura e disposizione, sono il castello medioevale ed il borgo rupestre. Il borgo consta, di una cinquantina di grotte scavate a partire dai bizantini fino all’800 che, disposte su più piani costituiscono un interessante nucleo abitativo. Queste grotte furono abitate fino agli anni ’60 da famiglie di umili condizioni.
Alcune, oggi, sono utilizzate come magazzini o pollai mentre altre sono state acquistate dal Comune e adibite a museo. è il caso delle due grotte che si trovano a sinistra dell’ingresso del castello medioevale.
Una delle due, ampia più di 165 mq, conserva numerosi oggetti della cultura materiale in particolare della civiltà contadina e costituisce il Museo Etnoantropologico. Qui trovavano posto le stalle, le prigioni, le fucine che servivano probabilmente a forgiare le armi.
Ma la storia di Sperlinga è strettamente legata a quella del suo Castello tanto più che gli ultimi proprietari del baluardo decisero di vendere per la simbolica cifra di mille lire, i ruderi al Comune. Da allora i ruderi lentamente sono tornati a somigliare sempre più ad una fortezza. Edificato intorno il 1082, il castello è costituito dalle spesse mura in pietra viva, dai gradini intagliati nella roccia, da stanze ricavate dalla massa rocciosa ed è protetto dalle barriere naturali del sito in cui si trova.
I visitatori che giungono in piazza Castello accedono al maniero dall’ingresso principale dove, appena entrati, possono leggere il famoso esametro inciso sull’arco a sesto acuto del vestibolo il quale recita: Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit (Ciò che piacque ai siciliani, venne negato dalla sola Sperlinga). La frase ricorda un evento avvenuto nel lontano 1282 quando a Palermo cominciò la rivolta contro gli angioini che, in un lampo, divampò in tutta la Sicilia. Una guarnigione di francesi, presente a Sperlinga, dovendo scegliere tra la fuga, la resa e la difesa, si asserragliò dentro il castello. Per circa un anno i francesi rimasero all’interno delle mura assediati dai soldati aragonesi aiutati da alcuni signori locali che facevano arrivare loro viveri e armi per resistere. Quell’assedio sin dall’inizio entrò nella storia e nelle leggende siciliane, come l’appoggio che fu dato agli assediati ribadito dal detto “quel ch’a Sicilia piacque, sol a Sperlinga spiacque”.
Oltrepassato il portone principale si accede in un lungo corridoio superato il quale si scopre che l’immane rupe nasconde, nel suo interno numerosi vani e ambienti rupestri che si intrecciano tra loro come le maglie di una ragnatela.
Qui la creatività umana si fonde con la bellezza della natura plasmando e trasformando la roccia che diviene via via una scuderia capace di contenere decine di cavalli, un officina per i metalli, un carcere e poi ancora un canale e un serbatoio per l’acqua oppure un magazzino per le derrate.
Gli ambienti nel corso dei secoli hanno subito diverse ristrutturazioni e sono stati destinati a diversi usi; sappiamo che un ingrottato di forma circolare nel ‘700 fu destinato a magazzino per il formaggio. Si pensa che tale ambiente, per la presenza di 12 piccole nicchie, poste a due a due nella parete dovette essere utilizzato quale luogo di culto o, addirittura, come orologio solare dove i raggi del sole penetravano da un foro circolare posto in alto.
Nella zona Ovest, si può scendere negli ipogei che si trovano ad una quota più bassa rispetto al piano di calpestio, dove un tempo erano sistemate le abitazioni dei dipendenti del feudatario. Da ricordare pure la ripida scalinata, quasi incisa nella roccia, che conduce alla torre di avvistamento che permette la visione a 360° sull’altopiano di Gangi con il massiccio delle Madonie alle spalle, i Nebrodi (a Nord) e l’Etna.
Sulla destra domina invece, la lunga cresta gibbosa del Monte Grafagna-S.Martino, facente parte della catena montuosa dei Nebrodi.
Testimonianza dell’antica gloria del castello è pure ciò che resta delle antiche mura e la bifora oggi considerata monumento nazionale. All’interno è sistemata anche una chiesetta che sino al 1610 era aperta al pubblico mentre in seguito divenne cappella privata.
Chi giunge a Sperlinga non deve farsi sfuggire inoltre, la visita al bosco comunale, oltre 150 ettari di querceta naturale, residuo delle antiche foreste siciliane, dove è possibile osservare grossi rapaci, e abbondante selvaggina e dove l’aria è salubre e ricca di ossigeno.
“Quod Siculis placuit sola Sperlinga negavit”, Sperlinga alone refused what pleased the Sicilians. This sentence, written on the archway of the Sperlinga castle hall is the key to understading the history of an entire town. The impregnability of Sperlinga, its strategic position and the fact that it is one with the rock on which it is built. Above, stands the impressive prehistoric, Arab and French castle with its fearsome pointed merlons. It is the most important of the fortress castles in Europe. The French took refuge in it in 1292 when the Vespri revolt agaist them spread to Sicily. Down below, the town unwinds with its small streets, houses and history all dug out from the rock. A tour around those caves takes you back through the years; now that they are no longer used as dwellings, they have become progressively evolving rooms of an ethnoanthropological museum, and fairly impress those who had maybe forgotten them or never knew of their existence: old looms, beds, covers, flasks, shoes and any other objetct belonging to the rural world from the past. Along the road which leads to the castle is the main church; inside are several paintings dating back to the 18th century and an organ dating back to 1830. Another church of artistic interest is that of the Madonna della Mercede, where a wooden crucifix attributed to Brother Umile da Petralia is kept. Directly opposite the town, the Sperlinga wood stretches out, a protected area of considerable natural interest. From a good position along its paths, between the centuries-old oaks, you can see weasels, martens, wild cats hares, foxes and rabbits passing by. In the district of Rossa-Sant’Ippolito and in the Sant’Antonio valley you can see several tombs and caves which were once inhabited by indigenous peoples.
In 1132 Russo Rubeo was appointed Lord of Sperlinga. This is the first historically sure piece of news regarding this fortress dug in the rock. A steep flight of stairs carved in the rock leads to the front door, which presents traces of the original drawbridge. Going beyond the vestibule, you can see a portal. On its arc is placed the epigraph: “Quod siculis placuit sola Sperlinga negavit”, that recalls the castle Lords’ fidelity to the Angevins during the Vesper War. Passing through a series of rooms, some of them dug in the rock, you arrive to the west square, where there are the ruins of Santa Lucia’s little church. All around the town you can visit a group of caves, used like houses, dug and camouflaged in the rock. We don’t have any historical reference about them. To get to Sperlinga you have to take S.S. 120 between Gangi and Nicosia.