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Enna chiude le scuole in zona “rosso relativo”, chiusura non convince

Enna chiude le scuole in zona “rosso relativo”, chiusura non convince
di Massimo Greco

Fino a qualche mese fa ci dicevano che nella scuola dell’infanzia e in quella primaria il rischio di esseri contagiati dal COVID era basso e sulla base di tale convincimento le scuole, salvo casi specifici, sono rimaste aperte. Oggi ci dicono che l’apprendimento e la socialità degli studenti rimangono prioritari, ma la variante inglese preoccupa e ci sono situazioni oggettivamente critiche tali da giustificare provvedimenti più restrittivi. Il Comitato tecnico scientifico, che ispira i periodici DPCM, ha infatti inserito in questi giorni anche una soglia di 250 contagi per 100 mila abitanti su 7 giorni (la stessa che determina la zona rossa) per causare automaticamente la chiusura delle scuole.

Se questo è il nuovo contesto di riferimento, la recente ordinanza del Sindaco di Enna con la quale si dispone la chiusura di tutte le scuole di ordine e grado fino al 15 marzo non ci convince. Infatti, l’istruttoria procedimentale svolta non sembra fornire elementi tali da porre in rilievo l’eccezionalità della situazione epidemiologia nelle sole scuole, come se queste fossero avulse dal contesto territoriale in cui si trovano. L’ordinanza sindacale mira infatti alla sola chiusura di tutte le scuole e non solo di quelle dove si sono registrati i cosiddetti focolai. Ma vi è di più, rimangono intatte (nei limiti della zona gialla in cui risulta collocata al momento la Sicilia) tutte le ordinarie attività quotidiane extra-scolastiche. In sostanza, una chiusura delle scuole disposta in assenza di “zona rossa” del territorio comunale, una sorta di zona “rosso relativo”.

Ora, se è logico che là dove è alto il rischio di contagio per la popolazione, diventa alto pure per chi va a scuola, meno logico è che a tale rischio sia esposto solo chi frequenta la scuola. In sostanza, gli elementi a disposizione del Comune, valutati nel loro insieme, non appaiono idonei da soli a far ritenere che i soli istituti scolastici presenti nel territorio comunale costituiscano volano di diffusione epidemica al punto di giustificare il ricorso alla radicale misura adottata dell’azzeramento di tutte le attività didattiche in presenza.

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