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Il 21 Marzo per Elisa Valenti di Leonforte

Il 21 marzo è la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. La Giornata è da qualche anno riconosciuta ufficialmente anche dallo Stato, attraverso la legge n. 20 dell’8 marzo 2017.  La Giornata vuole essere un momento di riflessione e approfondimento per porre l’agire di ogni individuo al centro della collettività e per comprendere, ricordando. In questa occasione vengono letti ad alta voce i nomi delle vittime per ridare un corpo e una storia a chi ne è stato scippato. Lo slogan di quest’anno è “ricordare e riveder le stelle” scelto per omaggiare i settecento anni di Dante con la speranza di uscire dall’inferno della pandemia, dopo un anno di isolamento e distanziamento. In questa occasione si vuole ricordare una giovane vittima di mafia leonfortese: Elisa Valenti, uccisa il 30 giugno del 1999 nelle campagne nissorine, perché fidanzata del pregiudicato Filippo Musica. Elisa fu coinvolta nella guerra per il dominio territoriale dell’ennese e per questo ammazzata. Il 29 giugno del 2019, durante una commemorazione in suo onore, la mamma  denunciò l’ingiustizia di un sistema che permette anche agli ergastolani di tornare al proprio paese in permesso premio, diverse volte all’anno. Leonforte è un paese piccolo ed è molto facile incrociare lo sguardo dell’assassino di tua figlia. Questo sistema finisce col condannare a un fine pena mai i parenti delle vittime, beffati e incompresi. Elisa Valenti aspetta ancora di essere ricordata con l’intestazione di una via pubblica perché sappiano i giovani che la mafia è cosa reale e contingente e non risparmia nessuno. Mafioso è chi tace sulle scorrettezze e le ingiustizie, non compiendo il proprio dovere quotidiano. Mafioso è anche chi partecipa a un sistema corrotto che premia i fedeli e punisce i disobbedienti. Mafioso è pure chi reitera ogni giorno e in ogni gesto un fare squadrista, che pretende l’omologazione a un sistema dominante. La nostra è una terra martoriata da una cultura mafiosa, per sconfiggerla occorre  averne  consapevolezza e non indignarsi per “lesa paesanità” quando il “cunto” non corrisponde alle nostre aspettative o quando si denuncia l’abuso di un sensazionalismo mediatico, a favore di un quadro telenarrativo carico di clichè. Celebrare, ad esempio, gli stereotipi televisivi sulla Sicilia mafiosa e poi aggredire chi li racconta scevri di retorica catodica, contestualizzandoli nel proprio quartiere e nel proprio paese, è incoerente e anche puerile. Riportare il fraseggio caricaturale “catarelliano” o dell’Onore e il Rispetto o di paesi tutti “coppole e lupara” e poi arretrare di fronte al conterraneo, che narrando -per amor di verità- osa infangare i propri compaesani, è schizofrenico. La cultura e la buona educazione sono armi contro la mafia. Questo 21 marzo ricordiamo Elisa Valenti e sforziamoci di essere cittadini migliori anche sui social.

Gabriella Grasso

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