Le conseguenze della pandemia hanno invaso grosso modo tutte le dimensioni della vita delle persone e quindi SWG ha cercato di capire come hanno influenzato la questione della disparità di genere. In termini di impatto generale non si rilevano particolari differenze tra uomini e donne, per entrambi, 3 soggetti su 4, stanno soffrendo della condizione in cui ci troviamo, ma sembra che soprattutto nel mondo femminile gli sconvolgimenti dell’ultimo anno abbiano prodotto dei significativi cambiamenti interiori. Il carico dei lavori domestici è aumentato per il 28% delle donne e per una quota simile di uomini, tuttavia tra questi ultimi c’è anche un 11% per i quali tali incombenze si sono alleggerite. Le donne mostrano di aver subito maggiori contraccolpi sul piano psicologico e su quello lavorativo. Come si vedrà nella sezione dedicata, la sfera occupazionale riveste un particolare peso nell’ambito della percezione degli squilibri di genere, i quali infatti vengono associati soprattutto agli aspetti lavorativi come disparità salariali e ostacoli nel percorso di carriera. Complessivamente quasi un terzo delle donne ritiene che sulla strada della parità di genere la pandemia abbia rappresentato un freno e c’è da dire che con questa constatazione concorda anche una quota simile di uomini. Gli squilibri che gravano sulle donne riguardano la sfera lavorativa, quelli che pesano maggiormente sono per il 48% la disparità salariale; 37% la mancanza di pari opportunità nel mondo del lavoro; 32% il retaggio culturale per cui è la donna che deve occuparsi della famiglia. Dalle risposte che sono state fornite durante l’indagine si evince che durante la pandemia per oltre un quarto delle donne e degli uomini è aumentato il carico domestico, mentre per il 12% dei maschi è calato.
L’impatto negativo della pandemia accomuna uomini e donne. Il 15% ha avuto conseguenze molto pesanti. Le donne hanno subito maggiori conseguenze sul piano emotivo e lavorativo, gli uomini più colpiti dal cambiamento della routine. La pandemia ha cambiato più le donne degli uomini, rendendole più selettive e consapevoli delle proprie virtù e debolezze. Per quasi un terzo delle donne nel periodo pandemico c’è stata una regressione sulla strada della parità di genere. C’è da sottolineare infine che la pandemia ha segnato la già problematica questione della parità di genere nella sfera lavorativa. Emerge una condizione di esacerbata vulnerabilità su più fronti. Da un lato le lavoratrici sono state più profondamente penalizzate dal protrarsi dell’emergenza sanitaria rispetto ai colleghi uomini per quanto riguarda l’evoluzione di carriera. Dall’altro, guardando al proprio futuro lavorativo, sentono di trovarsi in una condizione più incerta, il 22% infatti ritiene plausibile la possibilità di un licenziamento. Sebbene le difficoltà non siano mancate, l’esperienza dello smart working ha comportato un’ottimizzazione del binomio lavoro-famiglia per quasi la metà dei lavoratori, di entrambi i generi. L’asimmetrica relazione tra uomini e donne nella nostra società relega le donne all’interno di una cornice di ruoli marchiati da stereotipi e pregiudizi profondamente radicati nella mentalità delle persone. Al fattore culturale, sia per gli uomini che per le donne, si accompagnano carenze sul piano legislativo e un accentramento del potere nelle mani dei soli uomini. Nel concreto, l’abbattimento del gender gap, secondo il parere femminile, deve essere raggiunto attraverso misure che mirino innanzitutto a incentivare e migliorare l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro, attraverso la parità salariale e lo slancio dell’imprenditorialità rosa, mentre per gli uomini, l’obiettivo primario è potenziare i servizi per la conciliazione lavoro-famiglia. C’è da concludere infine che sia gli uomini che le donne in generale intravedono lo spettro del licenziamento e le donne si sentono più a rischio. Le ragioni sono da ricercare sulla disparità di genere negli stereotipi, nelle carenze legislative e soprattutto nel potere nelle mani degli uomini.
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