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Cerami e la sacralità dell’Arte

Sin dall’antichità l’arte si è elevata come mezzo utile per la diffusione dei valori spirituali. I palazzi della Fede sono da sempre stati adornati di opere belle, in cui l’elemento “bello” doveva essere funzionale al perseguimento di determinati valori religiosi. Anche Cerami, nonostante sia un paese dalle piccole dimensioni, collocato tra i monti Nebrodi, è stato investito dalla bellezza dell’Arte.
E’ il Santuario della Madonna della Lavina il luogo mistico in cui sacralità artistica e sacralità spirituale si fondono: infatti il Santuario vanta della raccolta di sei tele della Pittura Colta ad opera degli illustri maestri di Cesare Di Narda, Sergio Ceccotti, Carlo Bertocci, Francesco Trovato e Alberto Abate.

La Pittura Colta è un movimento artistico italiano, il cui termine intende un ritorno alle fonti luminose e simboliche della Pittura per restituirne la dimensione originaria. Essa diventa così manifestazione di bellezza, memoria, nostalgia e viaggio. E’ il viaggio mistico del fedele, che si accinge a percorrere la navata, infatti, a diventare il fine ultimo delle sei tele che investono le pareti della navata centrale del Santuario.
Nel 2004 i cinque artisti furono incaricati di contribuire con il proprio operato alla realizzazione di alcuni dei “Misteri Cristologici-Mariani”, al fine di allietare l’altmosfera all’interno. Le opere delineano un itinerario di elevazione spirituale, raffigurando eventi tratti da alcune scene della vita della Madonna e del Cristo.
Cesare Di Narda “ Annunciazione”

Carlo Bertocci “Natività”

Si possono ammirare infatti:
L’Anunciazione, realizzata dal maestro Cesare Di Narda. La scena, irradiata da raggi dorati, si svolge in due momenti: in primo piano l’Arcangelo Gabriele dà l’annuncio a Maria, la quale immagina la sua maternità nella scena retrostante, dove la figura è rappresentata in dimensioni maggiori intenta a sorreggere il Bambin Gesù, percorso da quei raggi luminosi che si irradiano dal triangolo centrale, contenente una colomba, simbolo dello Spirito Santo. I raggi celano quasi la figura di Gesù, scelta volontaria del pittore, in quanto è una realtà ancora in divenire.
La Visitazione di Sergio Ceccotti rappresenta il momento in cui la Madonna si reca a far visita alla cugina Elisabetta. Entrambe in maternità, le donne sono intente a sfiorarsi le mani, così da simboleggiare come i due destini siano uniti. Le mani, però, non sono sullo stesso livello, poiché Elisabetta porta in alto la mano della cugina, in quanto il figlio che partotirà, è il figlio dell’Altissimo. Ceccotti sottolinea l’importanza dell’incontro, rappresentando in un blocco la dicitura del passo evangelico del Magnificat.
La Natività, affidata a Carlo Bertocci, che raffigura il momento in cui il Figlio di Dio si è fatto uomo. Il velo della Madonna è decorato con grappoli d’uva, che rimandano alla passione del Cristo. San Giuseppe compie un atto di protezione, intento a coprire la Madonna e il Figlio con il velo bianco. Nello sfondo retrostante un arcobaleno s’innalza dalle acque, simboleggiando l’unione tra uomo e Dio, Cielo e Terra.
La Crocifissione fu affidata al pittore catanese Francesco Trovato, che immerge nell’ombra le figure, producendo effetti di forte riverbero psicologico. La figura del Cristo è messa ben in evidenza, nonostante i lineamenti del volto sono in parte oscurati dall’ombra. La croce assume valenza con la robustezza del legno. Ai piedi della croce c’è Maria e due figure. Il riflesso in alto simboleggia la speranza.
L’Assunzione e l’Incoronazione sono state realizzate da Alberto Abate. L’artista nella prima tela rappresenta Maria portata in volo nell’eternità celeste, vestita con abito di colore arancio e coperta dal manto blu, che ricorda il cielo stellato. Sotto ai suoi piedi, invece, l’artista posiziona la luna obliquamente. Nella seconda, invece, raffigura l’incoronazione della Madonna, seduta in trono, affiancata da due cherubini e coronata dallo Spirito Santo. Il manto blu che si estende sin oltre i suoi piedi, simboleggia la sua protezione di cui gode l’umanità. Nelle pareti ai lati del trono vi sono grappoli d’uva che si intrecciano, rimandando al sacrificio che si ripercuote perennemente.

a cura di Silvia Pitronaci

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