Un monumento architettonico del Seicento: la chiesa di Sant’Antonio Abate a Cerami
Di Giacomo Michele Fascetto
Tra il XVI e il XVII secolo, Cerami vide con grande fermento il prolificarsi di luoghi di culto edificati per volere dell’autorità civile e religiosa.
L’edificazione della chiesa di Sant’Antonio Abate è da ricondursi al 1623, come testimonia l’atto rogito del notaio Giuseppe Aiutamicristo conservato presso l’Archivio di Stato di Enna. Nell’atto viene riportato il nome dei “mastri fabbricatori” che si impegnavano a costruire la chiesa entro tre anni, con modalità, patti e clausole prescritti nel marzo del 1619.
Tuttavia, in documenti custoditi presso l’Archivio Comunale di Cerami si fa menzione di una “chiesa vecchia di Sant’Antonio”. Tali documenti fanno riferimento alla chiesa di Sant’Antonio Abate che iniziò ad essere edificata sotto il barone Vincenzo Gerolamo Rosso, barone che ereditò il feudo di Cerami nel 1516.
È da pensare che l’attuale chiesa sia stata edificata nello stesso luogo in cui sorgeva la chiesa preesistente e i motivi che portarono a una nuova edificazione sono da rintracciare nell’incremento del culto del santo Abate. Testimonianza di questa diffusione del culto è la fondazione nel 1600 della Confraternita di San’Antonio Abate, che ancora oggi ha sede nella suddetta chiesa; è proprio grazie ai proventi ricavati dall’affitto dei terreni della Confraternita che fu possibile innalzare questo edificio di culto.
Da documenti presenti nell’archivio parrocchiale sappiamo che i lavori proseguirono nel corso del Seicento, ma si dovrà attendere il 1774 per indire il concorso per l’esecuzione degli stucchi decorativi; concorso che fu vinto da Giuseppe Sciacchitano da Capizzi.
Un ulteriore concorso fu indetto nel 1854 per la realizzazione di un nuovo campanile e ad aggiudicarsi i lavori nel 1855 fu mastro Ambrogio Castellana, la cui firma è ancora oggi leggibile in una delle balaustre che sormontano la torre campanaria.
L’interno
La Chiesa presenta una pianta basilicale a tre navate separate da arcate a tutto sesto poggianti su tre colonne in pietra per lato e un pilastro a delimitazione del transetto. In corrispondenza della navata centrale ma ad un livello più rialzato sta il presbiterio absidato, che come i resto della chiesa ha subito numerosi rimaneggiamenti. Testimonianze fotografiche e resti lignei testimoniano la presenza dell’altare tridentino, del coro e dell’organo, purtoppo distrutti dall’incuria e conservati solamente in parte, come il frontale dell’organo che oggi funge da cornice ai due dipinti dell’Addolorata e di San Giovanni Evangelista facenti parte del trittico della Crocifissione realizzato da Cesare di Narda nel 2013. Il trittico si completa con il dipinto del Crocifisso posto all’interno della nicchia che sormonta il frontale dell’organo. Nelle pareti del suddetto presbiterio figurano due affreschi databili alla metà del XVIII raffiguranti a destra “L’incontro tra Sant’Antonio Abate e San Paolo di Tebe” e a sinistra “Sant’Antonio Abate nel deserto”
A seguito dei numerosi rimaneggiamenti l’apparato decorativo dell’intero edificio si presenta ben diverso dall’originale; alcune delle colonne sono state levigate nel coronamento e modifiche dal punto di vista cromatico hanno subito non solo le pareti ma anche gli stucchi sulla volta della navata centrale e delle arcate.
La navata sinistra termina con un altare absidato dedicato a Gesù Buon Pastore, la cui piccola statua in legno databile al XVIII sec., è collocata in una struttura lignea in stile neoclassico. A sormontare la struttura, vi è una decorazione in stucco raffigurante un pellicano, simbolo del sacrificio eucaristico e stessa analogia simbolica è da individuare nel piccolo affresco all’interno di una cornice in stucco raffigurante “Mosè e la manna dal cielo” sulla volta di questa campata.
La suddetta campata presenta inoltre una nicchia che custodisce la statua cinquecentesca di San Vito Martire.
La navata destra invece culmina con l’altare dedicato a Sant’Antonio Abate, la cui statua lignea firmata da Giuseppe Stufflesser e datata 1946, giunse a Cerami il 23 settembre del 1947 come donazione postbellica da parte della famiglia Intili L. Surgenti, così come si legge nel basamento.
Nelle pareti delle due navate sono collocate cinque tele raffiguranti a sinistra: L’Addolorata, il Riposo durante la Fuga in Egitto e l’Immacolata Concezione; a destra: la Crocifissione e il Noli me Tangere. Una tela raffigurante le Anime del Purgatorio completava il ciclo pittorico della parete destra ma purtoppo se ne perdono le tracce nei primi anni venti del novecento.
All’interno della chiesa vengono inoltre custoditi il fercolo processionale seicentesco riconducibile alla scuola dei Li Volsi e la sua copia realizzata nel 2004.
L’esterno
Il prospetto centrale presenta una facciata a salienti, in stile tardo barocco, a cui si addossa la torre campanaria. La facciata denuncia all’esterno la divisione interna della tre nevate dichiarandone anche l’altezza. I due lati spioventi della facciata sono privi di decorazioni e presentano una finestra rettangolare per lato così da illuminare la corrispettiva navata interna; due paraste culminanti in bugnato raccordano questi due lati con il portale centrale realizzato in pietra arenaria locale che si presenta invece riccamente decorato, racchiuso da lesene con motivi fitomorfi. Il portale è inoltre fiancheggiato da quattro colonne binate, scanalate e poggianti su due basamenti su cui figurano decorazioni zoomorfe e su queste colonne si innestano dei capitelli corinzi che sorreggono un timpano a ellisse spezzato. Un tempo sul timpano completavano l’apparato decorativo due angeli in pietra bianca posti specularmente, uno da molto tempo caduto, l’altro a seguito dei lavori di restauro condotti nel 2020 è stato rimosso ed è oggi custodito all’interno della chiesa. Al secondo ordine al centro del timpano è presente una finestra ad arco tutto sesto sormontata da un frontone triangolare decorato con una testa d’angelo a basso rilievo. Culmina l’intera partizione di facciata un fregio composto da metope floreali e triglifi e su di esso una cornice a gocciolatoio su cui si innesta il frontone.
A fiancheggiare la chiesa, la già menzionata torre campanaria che presenta una pianta quadrangolare e si eleva in altezza su tre ordini, ognuno con un cornicione di pietra attorno, posti su un basamento. Al centro del secondo ordine vi è una finestra ovale inscritta in un rettangolo e nell’ordine superiore un arco a tutto sesto su ogni lato, sfonda l’apparato architettonico per ospitare le campane presenti però solo su due lati. Culmina la torre campanaria una cuspide a cupola a sesto rialzato innestata su un tamburo ottogonale anche se originariamente e fino al 1940 a culminare la torre era una cuspide a campana rivestita da piastrelle smaltate policrome. Ulteriore modica venne apportata alla scalinata, un tempo aggettante sulla piazza e successivamente smontata per permettere l’ampliamento del corso Umberto.
Si ringrazia per la foto Salvatore Pitronaci
by ceramicultura@comune.cerami.en.it