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Alberi coperti e poveri al freddo

Alberi coperti e poveri al freddo

È Natale. La festa che ci fa essere più buoni. Però il concetto di “essere buoni” non può appartenere ad una società nevrotica e ipocrita come la nostra. L’ “essere buoni” di questa società è sinonimo di passivo asservimento, di spegnimento dell’intelligenza, di calare la testa a qualunque stupidaggine perché l’ha fatta il “giro che conta”, e mai e poi mai provare a dire che esistono gli ultimi da aiutare, quelli sono solo al più un mezzo per farsi fare un articolo da qualche stamperia di turno per mostrare l’elevatezza della propria bontà, un’elemosina pubblica. Ma molto meglio concentrarsi sugli oggetti inanimati che almeno hanno la bocca chiusa e quindi sono evitati anche un loro sussulto di dignità nel voler rifiutare queste false elemosine e preferire stare lontani dai riflettori. Ed è così che in una società malata e ipocrita si coprono gli alberi e si tiene al freddo la povera gente. Che, tra le altre cose, ok che coprire gli alberi potrebbe essere una forma d’arte (di dubbio gusto, ma non ci intendiamo di queste forme d’arte) e quindi nell’ottica di dare un contributo una tantum ad una comunità in tal senso può e deve anche starci. Ma un qualunque gruppo di persone che si prefigge di mettersi al servizio degli altri non può lavarsi la coscienza coll’imbacuccamento degli alberi. Non è vero? Forse siamo all’antica o forse ormai siamo fuori “moda” quando pensiamo che mettersi al servizio dell’altro e degli altri significa cercare di rendere migliore la vita di tutti noi, andare incontro alle famiglie che in questo particolare periodo con le bollette alle stelle non sanno cosa mettere a tavola. Coprire non gli alberi ma quanti in questo momento stanno bramando il freddo causato da questa guerra voluta sempre dai “grandi” per il “sommo bene” (ma qual è questo sommo bene ci viene difficile capirlo). Ancor di più, se un’associazione è rivolta verso le donne, questa dovrebbe essere ancora più sensibile sul fatto che la povertà affligge soprattutto donne e bambini, primi a pagarne le conseguenze.
E queste donne non se ne fanno nulla di girare per strada e vedere alberi vestiti mentre loro devono stare con abiti qui e là rattoppati. Ed alla fine le associazioni che avrebbero l’obbligo di dare l’esempio, quell’esempio lo danno semplicemente nel dire: non fate come noi.
Ma vabbè, in una società ipocrita tutto ciò è veleno e cattiveria. Il fare, seppur male, va sempre premiato e dei poveri chissenefrega… quelli furono a suo tempo aboliti.
Buon Natale
Alain Calò

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