Enna 08/04/06 – Non resta che il sogno….. d’una Italia migliore! Campagna elettorale chiusa con toni apocalattici e mentalmente disonesti da ambo le parti.
Non meritavamo tanto.
Ci si aspettava qualcosa di diverso: non è accaduto.
Perché?
Mancano gli uomini?
Possibile.
Vi è stata insicurezza in ambedue gli schieramenti?.
Di certo.
Si è ritenuto il popolo sovrano si, ma da operetta?
Apparentemente.
Si sono alzati i toni in maniera sgangherata per non parlare delle cose serie per un paese che nel male e nel bene è la sesta (o settima) potenza industriale del mondo?
Parrebbe proprio così (e forse per ignoranza).
Il malcelato disgusto di dovere da una parte e dall’altra servire il prorpio leader scelto uno per obbligo governativo e l’altro perché chi ne avrebbe avuto titolo ha preferito non esporsi più di tanto per non spaventare (sic!) il paese?
O perché si è compreso che sic stantibus rebus a livello di autononie regionali con “governatori” autoreferenti si può anche mandare a far il capo coro uno stonato tanto la musica è sempre la stessa e solo pochi hanno orecchie buone per carpire suoni disomogenei? Non da escluderlo.
Di certo vi è che si è arrivati al punto da dare credito alla stampa estera tipo “Economist” che non ha mai parlato bene dell’Italia manco a pagamento e che è sempre (anche se i direttori cambiano) a criticare il nostro paese contro il quale è pronto a lanciare i propri strali ondeggiando tra la paura di un credito dato all’Italia ed il disgusto per tutto ciò che non inglese.
A puntellare le proprie idee con insulti bipartisan da baruffe chiozzote indegne di persone che si pensano personaggi, ma che alla fine sono forse non capaci ed indegne di avere la guida di una nazione.
Abbiamo ovviamente memoria di altre campagme elettorali superincandescenti. Ma non avevamo all’epoca gli unti dal signore a capopopolo, né i fantasmi che vi sono stati durante questa ultima, per cui i poveri (si fa per dire, perché non penso che abbiano speso soldi) candidati sono potuti apparire solo sui manifesti delle prefetture nei quali sono elencati quanti inclusi (a Roma!) in ciascuna lista, a sua volta facultata ad esistere solo se parte di una coalizione!
Legge elettorale votata sia chiaro trasversalmente e dunque fatta e creata ad usum dei partiti e non dello elettorato.
Tutti a dare numeri, intendo soldi da spendere o reperire per le spese, e tutti a dare cifre talmente diverse da fare dubitare che la matematica (ma in questo caso solo aritmetica) sia scienza esatta.E ciascuno con una fonte diversa di provenienza giurando e spergiurando di dire la verità: roba da pretura di paese in un processo su chi abbia rubato più polli da allevare per far fare delle uova d’oro per sfamare il popolo!
Noiosa, ripetiva a momenti disgustante, ma soffusa da una sorte di cupio dissolvi non reperibile manco nella campagne elettorali di qualche piccolo paese del Sud America o del Centro Africa.
Insomma, una delusioni generale che nell’ultimo giorno ha visto un sacco di gente con magliette con la scritta ”io sono un co…..” non so con quanta gioia di genitori e sposi.
E la nostra cultura?
Il nostro machismo (poco importa se al maschile o femminile).
La nostra buona creanza?
Tutto a farsi benedire con in tanti già saltati su quella che loro pensano il vascello del vincitore ed altri a fregarsi le mani per perdere si, ma togliendosi di mezzo l’odiato oggetto della loro invidia. Perché di questo si è trattato “Berlusconus delendus est”.
Come voteremo non lo so.
Ma in tanti si pensa che se il numero dei votanti sarà alto aumenterà la possibilità di una riconferma della attuale compagine governativa; se bassa l’opposizione andrà a sedere sui banchi del governo.
Francamente ambedue “unfit”di governare a causa dei loro capo fila. Non hanno mostrato statura di uomini di stato. Due signori anziani digiunetti di politica, ma ciascunio eccellente nel suo campo diciamo di provenienza professionale, che dovrebbero sentire l’obbligo morale di farsi indietro e lasciare a leader più giovani (penso a Fini e Casini da una parte ed a Fassino e Rutelli dall’altra con un Tremonti in panchina) di mettere in mostra le loro capacità che non sono per alcuno poche.
Il meglio per l’Italia sarebbe proprio questo atto di resipiscenza morale.
Non alla Celestino V “per viltà”, ma cristianamente (e lo sono ambedue) dicendo “Dominus non sum dignus”: il Cielo lo apprezzerebbe.
Anche gli Italiani.
Ed il sogno potrebbe divenire realtà.
Ma non ci si speri più di tanto.
Pino Grimaldi
grimliondr@libero.it