giovedì , Gennaio 2 2025

Q – ADDAVENI’ BAFFONE “Mirello, Elio, Salvatore e le grane nel PD”

Non voglio gloriarmi più di tanto per la mia lungimiranza, ma ve l’avevo detto che con il nuovo sindaco di Nicosia ne avremmo viste delle belle!  Puntualmente ha piantato la prima grana seria sul tema dei rifiuti, quella del costo del servizio e della gestione diretta e sono sicuro non si fermerà qui. Le grane invece non mancano dalle parti del PD, dove si susseguono avvisi e indiscrezioni.

Ma prima di entrare in argomento una cosa al sindaco di Enna gliela devo. Avevo promesso che se faceva una cosa buona l’avrei scritto. Ha deciso di mettere da parte quella sciocchezza della statua della Madonna davanti al Duomo. Sembrava letteralmente una bestemmia, Maria mi perdoni, e invece era solo una sciocchezza. Mi sembra un’uscita elegante e sensata invece quella di spostare soltanto la statua di Mazzini, eliminando l’enorme catafalco su cui è collocata per valorizzare la piazza dove avviene la “Spartenza” e liberare la vista verso il palazzo Varisano e la Chiesa di S.Michele.
Mi sembra una buona cosa che ha fatto e anche soltanto detto, perché adesso le sciocchezze le dicono gli altri, che si sentono vincitori non si sa di che cosa e che di roboanti e vane dichiarazioni di principio a loro volta volevano fare una guerra… santa, benché laica. Quasi che la salvezza di questa città, della sua civiltà non si misurasse con la sobrietà dei comportamenti e la serietà degli intenti ma con la ostentazione delle bandiere liberali o di sinistra ma comunque anticlericali. Cose da breccia di Porta Pia con più di un secolo di ritardo.

Ma veniamo alle grane della sinistra ufficiale.
La prima è una notizia anche se è difficile credere che non sia una barzelletta: a Palermo all’assemblea del PD non hanno fatto votare due deputati regionali, Galvagno e Termine, perché non sarebbe iscritti al partito. Però fanno regolarmente parte del loro gruppo all’ARS. e pagano la “decima” come tutti gli altri, alla maniera del vecchio PCI, anche se uno è un ex democristiano e l’altro un ex socialista. Misteri della sinistra!
Forse la soluzione è che Enna, essendo al centro dell’isola, vuole essere al centro anche dell’interesse regionale. Tutto è nato dopo l’elezione del sindaco Garofalo. Qualcosa è andato storto nella nomina degli assessori, qualche accordo non è stato rispettato e così le antiche gelosie (forse già in chiave elezioni regionali prossime venture) sono esplose. Se questo non bastasse i due deputati in carica si sono schierati con la corrente Lumia che appoggia (appoggiava?) Lombardo e che vede invece Crisafulli feroce oppositore.
In questi giorni leggo invece che ci sarebbe un riavvicinamento Mirello-Elio, grazie ai buoni uffici del Senatore Lauria (me lo ricordo ancora sindaco di Enna). Intanto però Termine minaccia denunce contro il segretario Lupo (ma non era dalla sua parte?) e i consiglieri comunali di “Primavera democratica”, seguaci di Elio, continuano la loro battaglia d’opposizione a Garofolo.

Non capisco. Non nel senso che non capisco che il buon Salvatore si incavoli, perché ne ha tutte le ragioni del mondo.

Non capisco tutto il resto.
Ma che razza di partito è quello che si prende soldi e voti, posti in commissione e simili ma poi considera due deputati del proprio partito peggio che se fossero nel gruppo misto? Tra probiviri, commissione di garanzia, gruppo parlamentare, circoli e sezioni, tessere e tesserini non si capisce più niente. Sarà per questo che il PD non ha mai decollato in Sicilia?
Per cambiare argomento, Crisafulli si candida alle primarie per governatore della Sicilia, mentre a Enna la segreteria comunica che qui primarie non se ne faranno. Anche in questo caso una linea comune non farebbe male ai nostri neuroni ma in qualche maniera finalmente qualcuno ragiona. A che sono servite infatti le primarie per il sindaco del capoluogo, se dopo avere scelto Mirello hanno candidato uno che non gli somiglia nemmeno da lontano, non solo fisicamente che sarebbe troppo ma soprattutto nel carattere? E gli hanno messo accanto degli assessori che in certi casi nemmeno lo sanno che esiste il PD?

Addavenì baffone! Gridavano i comunisti nell’immediato dopoguerra. Oggi non si sa più nemmeno come si scrive questa frase (Ha da venì, adda venì…) e a leggere su internet molti non sanno nemmeno cosa significa esattamente, prendendo a volte fischi per fiaschi. Io che di queste cose me ne intendo, se non altro perché le mie notizie sono di prima mano vista l’età, mi ricordo che il grido era una minaccia e una promessa; una minaccia per i moderati cattolici e una promessa per il popolo dei lavoratori: baffone, al secolo Iosiph Stalin, prima o poi sarebbe arrivato anche da noi, portando con sé la rivoluzione. Bei tempi andati, o “bei tempi” perché fortunatamente andati.

Ma io che non sono nemmeno nostalgico del comunismo ho quasi nostalgia di quell’entusiasmo e di quelle certezze. Io che guardo da lontano questa cittadina un tempo orgogliosa e la vedo in mano ad un manipolo di incapaci al governo, di demagoghi all’opposizione, di litigiosi o inetti nelle altre istituzioni, ho voglia di credere che l’ultimo baffone rimasto dalle nostre parti, l’inviso signore dal cappello a falde larghe, l’arrogante e prepotente, fosse l’ultima spiaggia, l’ultima speranza per noi. E che adesso si apre un nuovo spiraglio anche se in chiave palermitana.
Ma sono allo stesso modo convinto che si continuerà con le solite accuse del primo che arriva, quelle con la motoape o con il libro e moschetto (nascosto fra le pagine). Che si chiamino Arnone o Travaglio o Giannantonio Stella è solo una questione di livello ma la sostanza è la stessa, ed è una sostanza anch’essa dal sapore comunista: calunniate calunniate, qualche cosa resterà.

P.S. Proprio all’ultima ora apprendo che l’assemblea cittadina del PD ha scomunicato nuovamente ed in via definitiva i due deputati regionali in carica. “Non siamo un autobus” è stato detto “da cui si può salire e scendere a piacimento”. Più avanti, o prima: “il partito non è una porta girevole” e via discorrendo.

Con la Primavera abbiamo chiuso, sia pure solo con quella democratica. Arriva l’estate e poi l’autunno.

È proprio una bella pensata: chi resta sarà candidato senza se e senza ma (lo chiameremo Mario? Di sicuro non sarà né Monti né Balottelli). Ma i voti? Evidentemente si sono fatti i loro conti: se cala il PdL e cala l’MPA, e caleranno di sicuro, anche se perdiamo voti anche noi ce la facciamo lo stesso.

Se l’articolo l’avete già letto, fate conto che non l’abbia scritto.

 

Q – G.L. Borghese

PS – A chi credeva che era tutta un’invenzione consiglio di dare uno sguardo al titolo del libro di Giuseppe Barcellona, “Q L’enigma del Messia”, Edizioni La Zisa.

Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.

 

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