Non lo so, i nomi sono eterogenei, si va dallo “sbirro” mandato da Roma a controllare i conti, alle belle signore dell’intellighenzia panormita. Tutta gente il cui curriculum è denso di cose, cose belle, cose scritte, atti (soprattutto nel caso dei giudici chiamati a governare), ma l’insieme non pare essere funzionante.
Molti, me compreso, speravano non dico nel ‘48 ma almeno nel 46, in quel numero che rappresenta la dignità di una classe politica e soprattutto di un partito, anzi “del partito” che tanto in Italia ne abbiamo uno solo.
Macchè, persino i nemici giurati del furetto geloo oggi voteranno “NO” alla chiamata della presidenza. Voterà NO anche Bruno Marziano, che contro Rosario aveva combattuto una lotta a suon di carte legali e che di cose ne ha dette. Voteranno NO i cuperliani, il locale Alloro, che con tutto il gruppetto di Lumie, Crocette e similari, ce l’aveva sin dai giorni della campagna elettorale, voterà No, l’UDC, che continua a fingersi un partito ma che è solo “partito e senza precisa destinazione”.
Potrebbero votare SI, i deputati di un centrodestra ritrovatosi nelle parole di uno dei pochi pilastri della politica coerente, il “presidente” Musumeci, che al Crocetta non gliele manda a dire, ma sembra che la cena di ieri sera abbia già fatto qualche vittima, che qualche deputato abbia a “marcare visita”.
Voteranno SI i deputati cittadini, i grillini che vissero la veloce esperienza del “modello siciliano” e che furono i primi a rendersi conto dell’isterica vacuità del governatore.
Qualcuno dice che potrebbero votare SI anche i quattro o cinque scontenti di Articolo 4 (che idea una formazione politica con un tal nome, cercato quasi con la volontà di non far capire all’elettore cosa caspita muova il sodalizio). Tra loro la giovane “miss” del parlamento, L’On. Anselmo, che dopo essere stata eletta (si fa per dire) nelle fila del listino del Presidente, lo abbandona per andare verso l’UDC, poi vira e sale a bordo di Articolo 4 ed infine, scontenta, e ci chiediamo di cosa, decide di spaccare assieme ai suoi giovani compagni.
E da domani si ricomincerà il gioco perverso di un’isola lasciata nelle mani di una classe politica sostanzialmente di bassissimo profilo.
Io, pur non credendoci, avevo sperato in quel voto, in un SI gridato chiaro, scritto a chiare lettere nella storia della mia isola, della mia Terra, ma si sa, ero e rimango un sognatore, uno di quelli che crede ancora che un pugno di novanta (magari levo i grillini) superprivilegiati possa per dignità abbandonare la calda nicchia, il dorato stipendio, il meraviglioso palazzo e condividere le preoccupazioni di quei milioni di cretini che li votarono.
Nel frattempo il nuovo fantasmagorico padrone del partito manda la polizia a bastonare i lavoratori, ma questa, forse, è un’altra storia.
Antonino Testalonga
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