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Acquarello paesano

FILIPPO LIARDO Nevicata a Rocca di Papa olio su tavola 1878 (Catania Collezione privata) LGTLeonforte. L’Università Popolare e la Pro Loco continuano il percorso di preparazione alla gita di istruzione del 7 di dicembre, che oltre al Liardo prevede pure una visita al museo della guerra in zona Ciminiere. Dove istallazioni, immagini e fotografie ricostruiscono la realtà della seconda guerra mondiale ai tempi dello sbarco americano. Il professore Nigrelli solista accompagnato dal coro dell’intera università popolare ha tenuto una lezione su come eravamo ai tempi della liberazione. Vanedde abitate da uomini e animali, vie percorse da quadrupedi tassati a mò di autoveicoli e nettamente distinti in bestie da soma o da passeggio, ballatoi costellati di piatti in ceramica pieni di pomodori, fichi e cibo da conservare per l’inverno. Comari affaccendate a nettare i legumi e a cacciare i polli stranieri con vociate care ai propri e minacciose agli altri, bimbi seminudi, vecchi ammantati e uomini laboriosi sono i protagonisti del cuntu che è la storia del nostro passato immediato. Paiono lontani i tempi raccontati dal professore, pare un paese alieno quello che Nigrelli descrive come un opificio di laboratori artigianali in cui il mestiere si insegnava ai carusi. Iusi adibiti a negozi di scarpe con una esposizione che oggi si direbbe fashion. Gioacchino Forno, calzolaio rifinito, usava disporre le scarpe preconfezionate su canne da fiume: scarpe di canna venivano dette e a servirsene furono i forestieri più che i paesani. Sembrava di sentirlo l’odore dei ceci che cuocevano nel paiolo e di vederlo il fumo della mostarda cotta in mezzo alla vanedda, ma guai a pensarlo idilliaco quell’acquerello. La fame il paese nell’immediato dopo guerra la provò. L’ammasso e la tessera per le cose di prima necessità ci furono qualcuno ancora lo ricorda ancora, così come ancora ricorda il baratto dello zucchero di cui il padre con a carico una nidiata di pargoli non sapeva proprio che fare essendo allora scarso l’uso del caffè, inutile e buono solo a levare tempo al lavoro. Erano proprio altri tempi quelli.

Gabriella Grasso

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