Uscito da una porta del Parlamento, ora ci è rientrato da una finestra. È il caso del cosiddetto “divorzio diretto”. La proposta, presentata sotto forma di emendamento alla legge sul “divorzio breve” approvata nel 2014, era stata stralciata, su iniziativa della stessa relatrice del testo, la senatrice Rosanna Filippin, al fine di una rapida approvazione del provvedimento.
Ora, dopo l’esame delle Commissioni Affari istituzionali e Bilancio, la proposta sotto forma di ddl si è incamminata verso la discussione parlamentare. Il testo è composto da un unico articolo che mira a introdurre, in aggiunta all’art. 3 della legge sul divorzio, un art. 3-bis contenente la possibilità ad entrambi i coniugi con “ricorso congiunto” e anche “in assenza di separazione legale” di chiedere lo scioglimento o la cessazione degli effetti del matrimonio.
Si salterebbe così l’istituto della separazione. Per poter usufruire di questa legge, tuttavia, non debbono esserci “figli minori, figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave ovvero figli di età inferiore ai ventisei anni economicamente non autosufficienti”.