L’ONU chiede alle donne di essere artefici del cambiamento e mette la questione femminile tra i Goal del 2030. Think equal, build smart, innovate for change: è lo slogan con il quale le Nazioni Unite invitano tutte le comunità a un cambiamento globale, all’insegna del “pensare con equità, costruire in modo intelligente, innovare all’insegna del cambiamento”.
Un modo per andare oltre l’indignazione e guardare al cambiamento sociale attraverso gli “Obiettivi ONU di sviluppo sostenibile”, l’Agenda che detta, da qui al 2030, un miglioramento globale nella vita dell’umanità.
E come può procedere, tutto questo, senza affrontare la questione femminile ? Secondo l’Associazione Nazionale Donne Geometra, “sono almeno due gli obiettivi di sviluppo che chiedono di realizzare la parità: l’Obiettivo n. 4 (Assicurare l’accesso di tutti a un’istruzione di qualità, su una base di uguaglianza, e promuovere la possibilità di apprendimento per tutta la vita) e l’Obiettivo n. 5 (Raggiungere l’uguaglianza dei sessi e rendere autonome tutte le donne e le ragazze)”. L’innovazione richiede che siano le donne a poter progettare, sottolineano le Nazioni Unite. Dal momento che le ragazze sono ancora fortemente sotto-rappresentate in campi come la scienza, la tecnologia, l’ingegneria, la matematica e il design, ad esempio, “c’è il rischio che vivano in un mondo che continua ad essere “a misura d’uomo ”, ma non di donna ”.
Invero, sostiene l’Associazione Nazionale Donne Geometra, “dal mobile-banking all’intelligenza artificiale, al design e alla progettazione internet degli oggetti, nei cantieri, nell’ingegneria e nell’edilizia in genere è fondamentale che le idee e le esperienze femminili abbiano pari influenza in termini di progettazione e visione”.
“L’appello e il sostegno ONU va tutte le imprenditrici, start upper, lavoratrici autonome, professioniste e attiviste per la gender equality e innovatrici sociali che tentano di rimuovere barriere fisiche e sociali sulla strada della parità”.
La difficoltà della donna a dover barcamenarsi tra la “realizzazione professionale” e la realtà “familiare”, rimanda una civilizzazione e modernizzazione dei sistemi a vantaggio di tutti, addirittura dell’evoluzione sociale ed economica.
E in Italia? Ancora molti gap da colmare, secondo l’Associazione Nazionale Donne Geometra, “a cominciare dall’attività lavorativa nei cantieri temporanei o mobili, alla rappresentazione di genere nei Consigli Nazionali delle professioni tecniche, alla disparità di reddito a parità di ore lavorative. Eppure le donne rappresentano un salvagente all’emorragia che da qualche anno colpisce l’ingresso dei nuovi iscritti agli Ordini professionali di indirizzo tecnico – edilizio. La mancanza di forme di tutela per le esigenze che scaturiscono dal dover coniugare la vita professionale con la maternità, si risolve con una fuga verso attività lavorative subordinate”.
Più donne lavorano e maggiore è il contributo all’economia, infatti dicono le statistiche che “il 90% dei redditi delle donne vengono reinvestiti per il nucleo familiare” e quindi diventano un autentico motore di risalita. Una cifra che crolla al 30 – 40% se spostiamo la prospettiva sul genere maschile.
Giova ricordare Pamela Cerminara, geometra di Catanzaro, che ha deciso a 30 anni “ di partire e mettersi in gioco nei cantieri del mondo, tra cui Israele, Azerbaijan, Germania e Portogallo” e Ermelinga Gulisano, siciliana, autrice del libro “Donne in cantiere” che “è caduta e rinata ed ha dimostrato che un fallimento può diventare una opportunità”. Tuttavia, di fronte ad una situazione di crisi profonda che investe il Paese, le statistiche evidenziano che le donne che scelgono la professione di ingegnere e geometra sono aumentate con tassi di crescita notevolmente più alti di quelli degli uomini. Ma non basta!
Nino Costanzo
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