Non c’è bisogno di notaio e di busta con tanto di ceralacca. Io, il nome del nuovo sindaco di Enna credo di conoscerlo già e solo per la par condicio non ve lo scrivo a chiare lettere. Ma niente mi impedisce di spiegarvene il perché.
Allora cominciamo. Il senatore Crisafulli ha sciolto o quasi la riserva sulla sua candidatura ma ha aggiunto di volere un’assemblea cittadina per sancire che è una candidatura unitaria. Intanto, l’unico candidato alle primarie, il dott. Girasole, non si ritira, anzi rilancia, chiamando l’appello degli scontenti, quasi tutti ex di Agnello e già questo è un sintomo. Dice che è una vergogna non fare le primarie che sono il sale del PD. Lui non farà, da uomo fedele al partito, una lista civica ma si vuole misurare. Gli fa eco l’ing. Stranera che da Cittadinanzattiva si ritrasforma in promotore del PD e ricostituisce l’Associazione Partito Democratico, con un ritorno al futuro un pò spericolato, per difendere le primarie o forse solo per mettersi di traverso, che è una cosa che per fortuna gli riesce bene.
Terza voce dello stesso coro, la neonata Open che si dice faccia capo, oltre che ai cattolici democratici, all’ex capogruppo PD al Consiglio Comunale, arch. Contino. E cosa ti fa Open? Sottoscrive un accordo con l’altra lista fai da te, quella del dott. Cimino, che proprio teo-dem non è, ma se c’è da andare contro i grattacieli e le scale mobili l’accordo, potete crederci, è già siglato.
Rimangono gli uomini della lista Lumia, gli anti-Crisafulli ufficiali, ma quelli è meglio lasciarli stare perché non vogliono che sia io a dargli le dritte sulle candidature.
La verità è che l’asse Galvagno-Terimine, pur con grandi differenze ed interessi divergenti ha ritrovato la rotta comune: andare contro Crisafulli e la sua candidatura. Cosa vogliano ottenere loro e tutti gli avversari interni del leader non si sa: pensano di sconfiggerlo alle primarie? Non credo, visti anche i risultati della recente battaglia Bersani-Franceschini-Marino. E allora? Gli basta forse dimostrare che Crisafulli non è il PD e che loro esistono e brillano di luce propria.
Sempre che Qualcuno, dal suo limbo dorato, non abbia escogitato qualche magnifico tranello, tutto questo significa che apparentemente il centro-sinistra è destinato a perdere e il centro-destra può vincere le elezioni comunali. Ma la cosa non è così semplice. Diamo allora uno sguardo dall’altra parte.
L’on. Grimaldi si era mosso per tempo e aveva proposto un’alleanza di programma. Ma del programma non vi sono ancora tracce e l’alleanza che aveva in mente è saltata per via del diktat di Micciché (con Mirello mai!). Piano B: facciamo un’alleanza MPA-Gruppo Sicilia, come quella della Regione, e chi vuole venire venga. Ha pure proposto una candidatura femminile “laica” che, almeno a parole, ha raccolto anche la disponibilità del PdL lealista, che rinunzierebbe al suo “autorevolissimo” candidato. Ma la situazione alla Provincia regionale è così incancrenita che difficilmente si arriverà ad un accordo, se non altro perché il rapporto Monaco-Malfitano-Grimaldi è degenerato oltre gli aspetti istituzionali e ha invaso via etere l’intero territorio nazionale.
Ma un’altra mina vagante è entrata nello specchio d’acqua del progetto Grimaldi. L’alleato naturale (MPA), che prontamente si è detto disponibile all’accordo, ne ha lasciato trasparire il motivo: andiamo assieme e noi mettiamo il candidato, anch’esso “autorevolissimo” anzi di più.
Notizie vaganti dicono che l’on. Colianni è disponibile a candidarsi e Crisafulli se ne è detto subito lieto: “un confronto ad alto livello” ha detto e ride sotto i baffi. Solo una bella candidatura come questa, infatti, potrebbe compensare le cospicue perdite di voti dei suoi avversari di partito.
Nella battaglia incrociata tra chi ha più avversari interni, vince normalmente chi è in grado di catalizzare su di sé quelli dell’avversario. E in questo caso sarebbero tanti gli scontenti dentro il PdL, ufficiale, lealista o siciliano poco importa. Sarebbero in tanti a consegnarsi all’avversario contro l’odiato alleato. E chi meglio del buon Paolo può impersonare questa mitica figura?
Rimane l’UDC, o meglio le UDC, con due o tre fazioni interne. Una parte andrebbe, ad occhio e croce, con il PdL ufficiale ma il suo peso ad Enna capoluogo non è molto forte; una parte invece potrebbe andare con il PdL Sicilia ma solo se ci sono larghe intese. Una terza parte, infine, andrebbe più o meno ufficialmente con Crisafulli. Parola di Micciché. Può darsi che ho sbagliato il conto ma con lo scudo crociato non ci capisco molto.
Questi gli scenari. Ora vi faccio un pò di conti e siccome due più due fa quattro il nuovo sindaco viene fuori da solo.
Intanto la vicenda primarie è solo di principio. Tutti sanno che se le primarie si fanno Crisafulli vince anche con il sorteggio (secondo una sua famosissima battuta). E allora perché non le vuole? Non le vuole perché vuole confermare la sua naturale leadership alla maniera del “centralismo democratico” da cui proviene e che non ha mai smentito. D’altra parte pensa (e forse non a torto) che sono tutte creature sue e dunque: zitti e pedalare. Ha bisogno di dimostrare che il più forte è lui e misurarsi sarebbe un atto di debolezza.
Se il candidato alla fine sarà lui gli altri non hanno molte chance. Mettere su una lista civica? Servirebbe solo per confermare Agnello e questo andrebbe ancora bene a Galvagno ma non alle altre correnti, e dunque nemmeno per sogno. E allora non rimane che Cimino con tanto di Contino annesso (senza offesa: non è gerarchia di valori è solo un modo per sintetizzare), ma chi andrebbe con degli ex solo per fare dispetto al leader maximo? Non certo Galvagno o Termine che rimangono uomini di partito e dovrebbero comunque abbozzare al più forte, almeno ufficialmente. E allora non rimarrebbe che votare in segreto per l’avversario.
In questo caso, se l’avversario di bandiera è Colianni, potrebbero segretamente votarlo loro ma allo stesso modo, segretamente, non lo farebbero molti uomini di Grimaldi, che voterebbero invece per Crisafulli. L’unica ipotesi praticabile per un centro-destra che vuole provare a vincere sarebbe il candidato laico, la donna o l’uomo qualunque, dalla faccia onesta e moderata. Tutti per lei o per lui, alcuni ufficialmente (per calcolo o per convinzione), altri per non restare fuori dai giochi, altri ancora proprio per vendetta. E allora la battaglia si farebbe interessante.
Ma questa è solo un’ipotesi teorica. Alla fine, ne sono sicuro, il centro-destra deciderà invece di giocare la carta delle primarie “dentro le urne” del primo turno. Ognuno con un suo candidato e comunque almeno con due o tre. A quel punto sarà la roulette dell’elettorato a decidere che numero esce, se pari o dispari, rosso o nero. Ma alla fine dello spoglio la scena che si presenterà credo di averla già vista. Perché per andare al ballottaggio ci vogliono almeno tre candidati forti e in queste condizioni non ce ne sarebbero nemmeno due, né a destra né a sinistra, numeri alla mano.
Preparatevi allora ad applaudire il sindaco della vostra terra. Come volevasi dimostrare.
Q – Giorgio L. Borghese
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Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.
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