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17 giugno: SS. Nicandro e Marciano

Con i potenti e i matti è inutile far patti
La celebre persecuzione ordinata dall’imperatore Diocleziano arrivò nel 304 anche a Venafro, ridente cittadina dell’attuale Molise, dapprima insediamento preistorico e poi Prefettura e Colonia romana. Tra l’anfiteatro romano, conservato fino ai nostri giorni, e il tempio pagano della dea Bona, sulle cui fondamenta sorge oggi la Cattedrale di Santa Maria Assunta in cielo, vivevano due valorosi soldati dell’esercito romano: Nicandro e Marciano. Le antiche fonti storiche non si pronunciano sulla loro provenienza (forse nativi della Grecia o originari della Mesia – attuale Bulgaria) ne tanto meno sulla loro parentela (fratelli?), ma riferiscono per certo come i due aderirono alla Fede cristiana e rifiutarono di compiere atto di culto alle divinità pagane. Nel consumarsi del loro martirio si intreccia una meravigliosa vicenda familiare: Daria, moglie di Nicandro, convertita anch’essa al cristianesimo, interverrà a spronare lo sposo incitandolo a non abiurare la Fede. Questo costerà anche a lei il martirio, che avrà luogo in un secondo momento rispetto a Nicandro e Marciano. I loro corpi furono seppelliti nei pressi di Venafro, ove sorgerà, nel 955, la Basilica a loro dedicata. Nel 1930 furono rinvenuti i loro sepolcri, da dove miracolosamente si rinnova il prodigio della “santa manna”, un liquido misterioso che scaturisce in circostanze liturgiche particolari. La tradizione plurisecolare li acclama “ad immemorabili” patroni delle città e delle Diocesi, ora unificate, di Isernia-Venafro e il loro culto è attestato anche oggi dalla fede viva che accompagna le antichissime tradizioni manifestate in modo del tutto singolare nei loro festeggiamenti. Questi, nei giorni 16, 17 e 18 giugno, con spettacoli di vario tipo, costituiscono un unico nel loro genere, per le tante sfumature antropologiche e religiose espresse con fare di altri tempi. Il 16 giugno, a mezzanotte, la popolazione venafrana bussa insistente alla porta della basilica, affidata dal 1573 ai padri Cappuccini. All’apertura della porta del convento e al proclama dell’apertura dei festeggiamenti, si sonda una banda musicale fatta di strumenti semplicissimi (“bandarella”) che suonerà per tutta la notte nelle vie della città. Ma è la sera del 16 che i festeggiamenti entrano nel vivo: all’imbrunire, il busto argenteo di S. Nicandro (l’originale fu rubato nel 1986) e le altre Reliquie dei SS. Martiri vengono portate processionalmente dalla monumentale chiesa della SS. Annunziata – ove sono conservate tutto l’anno – alla Basilica. Il giorno successivo, festa liturgica, accorrono in pellegrinaggio dal circondario numerosi fedeli e intere parrocchie; si rinnova il dono da parte del sindaco di ceri votivi, e la consegna al Vescovo delle chiavi della città, a simboleggiare il patrocinio di S. Nicandro su Venafro. L’evento più atteso però è quello del 18 giugno sera, quando uno stuolo immenso di popolazione, accorsa anche da lontano ad ammirare il suggestivo spettacolo, riaccompagna i Santi alla Chiesa dell’Annunziata percorrendo un tragitto processionale di circa cinque ore. È qui che si dà sfogo a tutta la propria devozione, cantando ripetutamente l’antico Inno Popolare, sacro a generazioni e generazioni di venafrani. Un tripudio di suoni e di colori commuoventi. Periodicamente si svolge anche “l’Opera di San Nicandro”, una rappresentazione teatrale che narra gli eventi e il martirio dei santi Venafrani. Nel 2003 la Diocesi di Isernia-Venafro ha celebrato solennemente i 1700 anni dal martirio di questi Patroni. Frutto di questo avvenimento è stata la pubblicazione di un pregevole volume (AA.VV., Nicandro, Marciano e Daria, Conoscere e venerare i Patroni di Venafro a 1700 anni dal loro martirio, ed.Vitmar, Venafro 2003) che tratta scientificamente la storiografia e le tradizioni sui santi Martiri venafrani. Oltre l’antica e nota testimonianza del Martirologio Romano, che al 17 giugno commemora : «Presso Venafro, in Campania, i SS. Martiri Nicandro e Marciano, sono decapitati durante la persecuzione del governatore Massimo », si possono così avere numerose ratifiche da documenti come il “Museo Italico” del Mabillon, il “Breviarium Syrriacum”, e dagli studi dei Padri bollandisti. Oltre al luogo del loro martirio il loro culto è affermato a Sannicandro Garganico (FG) e a Tremensuoli di Minturno (LT) ove si venerano come patroni; a Ravenna e L’Aquila ove sorgono chiese a loro dedicate.
Significato del nome Nicandro : “uomo vittorioso” (greco).

Oggi si celebrano anche :
SS. Blasto e Diogene, Martiri a Roma († sec. inc.)
SS. Isauro, Innocenzo, Felice, Ermia, Pellegrino e Basilio, Martiri († sec. inc.)
S. Antidio, Vescovo e martire († 411 cc)
S. Ipazio, Egumeno († 446)
S. Avito, Abate († 530 cc)
S. Ranieri di Pisa (1118-1161), Povero e pellegrino per Cristo
B. Pietro Gambacorta di Venezia, Fondatore († 1435)
B. Paolo Burali (1511-1578), Vescovo di Napoli
B. Filippo Papon (1744-1794), Presbitero e martire
S. Pietro Da, falegname, sacrestano e martire nel Tonchino († 1862)
B. Joseph Marie Cassant (1878-1903), presbitero

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Jesus Christus, heri et hodie, ipse est in saecula!
 
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1958 Presentato il primo computer a transistor. Quattro industrie presentano quest’anno il primo computer commerciale interamente a transistor. Sono l’americana Digital Equipment, la tedesca Siemens, la Sperry Rand e l’IBM. Con questi elaboratori si apre la cosiddetta “seconda generazione” dei computer.

compleanni
1239 Edoardo I
1882 Igor Stravinsky
1980 Venus Williams
proverbio
Tanto è l’amore, quanto è l’utile

accadde oggi
1885 la Statua della Libertà arriva a New York, regalo dei francesi

frase celebre
“Il male che gli uomini fanno, vive dopo il loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa”
Shakespeare, Giulio Cesare

consiglio
Quale pentola per i carciofi?
Non usate pentole di alluminio o di ferro per cucinare i carciofi perchè diventano opache e scure

cosa vuol dire
Sbarcare il lunario
Tirare avanti, vivere di espedienti
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 consiglio per terrazzo orto e giardino

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Se la vasca non è fornita di un erogatore a goccia, occorre mantenere costante la profondità dell’acqua, che può altrimenti scaldarsi troppo; inoltre le specie a steli lunghi si piegano e si sciupano.

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