giovedì , Novembre 21 2024

Q – I GLADIATORI

Con l’aria sorridente e sorniona ma con tante ferite addosso, il nuovo sindaco di Enna ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per uscire indenne dall’arena. All’apparenza ha avuto facilmente la vittoria, ma io non mi accontento facilmente delle apparenze e sono andato a fare quattro conti.
A guardare le percentuali tutto combacia rispetto alla teoria:
Garofalo + Montalbano: 44,63 + 14,40 = 59,03
Moceri + Cimino: 25,35 + 12,74 = 38,09
Cocci più cocci meno sono i risultati finali, anzi alla fine Moceri guadagna altri tre punti, ma qualcuno doveva pur guadagnare in percentuale visto che non c’era più l’UDC (2,85).

La cosa diventa invece interessante se guardiamo i voti: Moceri ha preso 700 voti in più e Garofalo 700 voti in meno della partita di andata (stiamo facendo i conti della serva o, come si dice da noi, “alla fimminina”). Un signor collega della carta stampata, qualche settimana fa, ha giocato la cabala dei 960 voti di scarto al primo turno dei candidati sindaco rispetto alle proprie liste. Sono curioso di leggere cosa dirà adesso che la storia si è ripetuta. In attesa del fine settimana (il direttore di testata mi perdonerà l’involontaria pubblicità occulta agli avversari, che dio mi fulmini se è vero!) datemi la soddisfazione di anticiparlo e di spiegarvi a modo mio cosa è successo.
Il calo di votanti è stato di circa 5600, e il conto corrisponde anche rispetto alle schede non valide, che sono più o meno le stesse nei due turni. Di questi voti si possono contare intanto quelli che hanno dichiarato che si sarebbero astenuti: a spanna sono 500 IDV, 400 UDC, e 900 di Cimino a vario titolo.

Ne mancano circa altri 3500.
Almeno la metà sono dell’area Montalbano-Grimaldi che ne avrebbe allora espressi a favore di Garofalo non più di un migliaio e anche questi sono troppi per un elettorato di centro-destra (qui la gran parte sono anti comunisti e per estensione anti socialisti).

Ne mancano ancora altri 2000.
Ecco allora che i voti di Moceri e Cimino a questo punto ci sono tutti (con qualche aiuto da altre parti che aiuta a fare la media) e gli altri 2000 mancano proprio a Garofalo.
Visto che i conteggi li ho fatti ad occhio, è possibile che mi sbagli e che i voti che sono mancati effettivamente a Garofalo siano di meno o di più, ma non di molto. Quello che è certo che ancora una volta qualcuno dentro il centro-sinistra, che oggi si chiama tutto PD ma che esprime sempre le due anime contrapposte, ha provato a fare il solito giochetto che per ben tre volte ha fatto perdere il candidato della sinistra al ballottaggio, alla faccia dell’unità ritrovata dopo la cacciata degli eretici!
Se questa volta non è riuscito è solo perché la battaglia dentro il centro-destra era ancora più forte e insensata.
Cos’altro mi resta da dire? Solo quello che dice la piazza. Che Cimino è stato coerente fino in fondo, sfidando i propri stessi alleati con un apparentamento ufficiale, pur di mantenere l’impegno di andare contro il senatore Crisafulli. Coraggio che è mancato alla dott.ssa Montalbano (e all’on.le Grimaldi, perché ha avuto un bel dire l’avvocatessa che la sua era una lista civica e che il PdL Sicilia l’appoggiava soltanto) che si sono limitati ad esprimere una preferenza di non voto per Moceri che era, in maniera fin troppo evidente, una scelta di voto per Garofalo, ma senza impegno. Con la pantomima del rimanere in fondo alla piazza durante i comizi, con un gesto simbolico ma un po’ patetico, restando a guardare da lontano il palco, come speriamo facciano anche dopo l’elezione.

La vendetta è vendetta ma almeno salveranno l’onore e la a faccia.

Non volevano Moceri e non l’hanno avuto, questo dovrebbe bastargli.
In ogni caso rimango del parere che parlare di “inciucio” durante una campagna elettorale così trasversale non ha senso. Durante una competizione dove le alleanze palermitane sono state stracciate e si sono consumati accordi che il Presidente Lombardo ha voluto comunque benedire, solo nella speranza di spuntare un successo di bandiera che lo rilanciasse come vincente (un capoluogo è un capoluogo anche se è il più miserello della Sicilia). La destra ennese è morta e presto potrebbe essere sepolta anche alla Provincia. Un popolo (ancorché delle libertà) diviso al suo interno in maniera così feroce e personalistica non va da nessuna parte e mi dispiace che Moceri si sia lasciato condizionare fino a questo punto senza tentare una sortita qualunque.
Ostaggio della guerra fratricida fra Monaco e Grimaldi, fra Grimaldi e Leanza e quanto prima fra Leanza e Monaco, fra i “consigliori” dell’uno e dell’altro o dell’altro ancora, il candidato MPA non ha voluto o potuto fare da paciere o almeno da mediatore. Peggio per lui. Alla fine il pollice “verso” della folla ha sancito la vittoria del suo avversario e la sua scomparsa definitiva dal panorama elettorale prossimo venturo. Dopo tante battaglie mi farà un po’ nostalgia non vederlo più candidato, ma me ne farò una ragione.

Q – Giorgio L. Borghese



Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.

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