Enna. L’Ospedale “Umberto I° iniziò la sua attività il 20 gennaio 1904. A dirigerlo fu chiamato il dottor Pietro Antonio Farinato, medico condotto. Si concluse così un percorso amministrativo e burocratico molto complesso ed iniziò a rendersi manifesta la cultura ospedaliera che nella città, arroccata su un altopiano al centro della Sicilia e fiera delle antiche origini e del titolo di “città regia” di medioevale memoria, era stata sempre presente.
Nel 1630 nel palazzo di Giovanni Leandro Petroso, rimasto nella memoria cittadina come “ospedale vecchio”, iniziavano la loro opera i Fatebenefratelli, la Compagnia dei laici fondata in Spagna nel 1537 da San Giovanni di Dio per assistere i malati dell’Ospedale di Granada.
L’istituzione ospedaliera ha la sua origine nell’etica caritativa del Medioevo cristiano. In quel contesto gli ospedali erano spazi caritativo-assistenziali aperti a chiunque si trovasse nel bisogno, senza giudizio di merito o di colpa, senza distinzione tra esigenza sanitaria e indigenza economica.
I Fatebenefratelli ne sono stati protagonisti in varie parti d’Europa e d’Italia, compresa la città di Enna, nella quale rimasero per circa duecento anni. Nel 1809 lasciarono la città e l’Ospedale continuò ad essere gestito dalla Compagnia dei Nobili, chiamata dei Bianchi, mentre al parroco della Chiesa di San Giovanni Battista fu affidata la giurisdizione di amministrare i sacramenti.
Col passare degli anni la scienza medica aveva fatto notevoli progressi e l’istituzione ospedaliera era stata aggiornata da albergo dei poveri a fabbrica della salute. Gli anni Ottanta dell’Ottocento segnarono la massima ascesa dello scientismo positivista. Furono gli anni dei grandi, ripetuti successi in campo batteriologico, gli anni di Pasteur, di Lister. La chirurgia ne trasse grande impulso innovativo: Mikulicz, Billroth, Durante e tanti altri grandi maestri misero a punto tecniche e strumentario chirurgico ancora validi.
Pietro Antonio Farinato aveva cominciato ad esercitare la professione di medico nel 1885. Uomo di grandi virtù, che meriterebbe essere annoverato nella schiera dei santi, manifestò già dall’inizio della sua carriera eccezionali doti chirurgiche: eseguiva nelle case dei pazienti interventi chirurgici, che in quelle epoca venivano eseguiti nelle Cliniche Universitarie. Nell’aprile del 1893 esegui con toracotomia la riparazione di un’ernia diaframmatica traumatica ottenendo la piena guarigione del paziente.
L’intervento venne pubblicato nella rivista scientifica “La Clinica Chirurgica”, anno III , 1895. Aveva anche messo a punto un aspiratore per il trattamento della calcolosi vescicale ed un letto ospedaliero.
Con delibera del 30 maggio 1869 il Comune aveva individuato nel fabbricato dell’ex Convento dei Carmelitani lo stabile da destinare a nuovo Ospedale, ma passavano gli anni e non si riuscivano a reperire le risorse per ristrutturarlo per la nuova destinazione.
Farinato continuava a svolgere la sua opera umanitaria e di altissimo valore scientifico nei tuguri, nelle case e nei palazzi di tutti coloro che avevano bisogno della sua opera. Finalmente, ristrutturati i locali con quattro letti di degenza, l’8 gennaio 1904 veniva nominato Direttore dell’Ospedale. Lo aiuteranno gli altri due medici condotti: Enrico Anzalone e Pietro Marchese. Il regolamento interno prevedeva che “nei primi anni non si potranno accettare malati che per guarirsi hanno bisogno di lunghe cure; si potranno bensì accettare quei malati che abbisognano di un’operazione chirurgica. E’ a disposizione della cittadinanza l’ambulatorio dove nel corso della giornata prestano la loro opera i tre medici condotti”.
Nel giro di un paio d’anni i letti erano già venti, distinti per chirurgia e medicina-infettivi, mentre il convento del Carmine subiva gli adeguamenti che lo trasformavano in Ospedale. Ma la morte di Farinato, il 27 dicembre 1909, la grande guerra e la grave crisi finanziaria provocata dall’inflazione post-bellica rallentarono il processo di ascesa della “machine à guérir” che con tanto entusiasmo era stata avviata.
Erano i medici condotti, le suore francescane, un infermiere, un’ostetrica e una lavandaia ad assistere i degenti. Un chirurgo veniva saltuariamente da Catania per eseguire qualche intervento.
Finalmente nel 1940 il Prefetto Dolfin sistemò con organico proprio la struttura ospedaliera, dandole la seguente organizzazione:
Reparto Chirurgia: Direzione: dott.Gaetano Galvano, aiuto dott.Vincenzo Saitta
Reparto Medicina: Direzione: dott. Benedetto Farina
Reparto Ostetricia: Direzione: dott.Paolo Lo Manto, ostetrica Pierina Lucci
Reparto Pediatria: Direzione: dott.Giuseppe Granozzi
Reparto Oculistico: Direzione: dott.Pietro Bruno
Reparto Celtico: Direzione: dott.Francesco Longo
Servizi generici: Direzione: Eduardo Lo Giudice
Servizio radiologico: Direzione Renzo Anzalone (Gli esami vengono eseguiti con le attrezzature di proprietà del Dirigente e pagati a prestazione)
Servizio di guardia: dott. G. Galvano, V. Saitta, E. Lo Giudice.
Direzione sanitaria: dott. G. Galvano.
L’Ospedale non veniva più gestito dalla Congregazione di carità, ma da un Commissario prefettizio. Assicurata la funzionalità dei diversi Reparti il numero dei ricoverati salì rapidamente sino ad una media di 130 ricoverati al giorno. La Sicilia disponeva di 2,2 posti letto per mille abitanti (media nazionale 3,6) e l’Ospedale “Umberto I°” era uno dei mille ospedali d’Italia, classificato con decreto prefettizio del 1939 Ospedale provinciale di 2^ categoria.
Scrive Ignazio Tricomi, Commissario prefettizio nel 1942 che molto si adoperò per l’ampliamento delle strutture e la dotazione di attrezzature: “Mi sono formato sin dal primo momento il convincimento che l’Ospedale deve sempre più ingrandirsi per rispondere pienamente alle esigenze della nuova Provincia e con tale convincimento ho disimpegnato il mio modesto ed appassionato lavoro”.
Giovanni Petragnani, igienista dell’Università di Catania, nominato nel ’35 Direttore generale della Sanità Pubblica, aveva proposto la legge su “Norme generali per l’ordinamento dei servizi sanitari e del personale sanitario degli ospedali”, promulgata il 30 settembre 1938. L’illustre scienziato, “convinto che gli Istituti di assistenza, per poter rispondere ai fini assistenziali con sana economia, debbono informare il funzionamento degli atti amministrativi a precise conoscenze tecniche e funzionali”, ottenne che gli ospedali non fossero più disciplinati dalle leggi speciali sull’istituzione pubblica di beneficienza e le opere pie, ma da leggi della Direzione generale della Sanità. Vennero promulgate leggi per i concorsi ospedalieri e per la costruzione degli ospedali, che appaiono come una sorta di grottesco contrappasso nei confronti delle imminenti, tragiche distruzioni belliche. Trovarono però applicazione nel dopoguerra.
Nell’agosto 1946 fu nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione il dott. Gaetano Granozzi. In un decennio ampliò ed ammodernò l’Ospedale. Nel gennaio del ’50 fu posta la prima pietra per la costruzione del padiglione chirurgico. I degenti da 2.400 nel 1946 erano saliti a 8.000 nel 1956. Furono aumentati gli organici di tutto il personale, ma soprattutto una nutrita squadra di giovani medici che avrebbero avviato i primi Reparti specialistici.
Nei due lustri degli anni ’60 l’Amministrazione presieduta da Angiolo Alerci, dopo aver disposto la manutenzione straordinaria degli antichi storici locali e la costruzione di un piccolo padiglione destinato alla Neurologia, che si trovava ubicata nei vani sotterranei di un vecchio fabbricato, completò il grande padiglione chirurgico e il nuovo padiglione medico, istituì Reparti e Servizi specialistici. Ai sensi della legge 132/1968 l’Ospedale fu classificato Ente Ospedaliero Generale Provinciale con la presenza delle Divisioni: Chirurgia generale, Medicina generale (2), Oculistica, Pediatria, Dermatologia, Ostetricia e ginecologia, Ortopedia, Neuropsichiatria, Otorinolaringoiatria, Urologia e i Servizi di Emodialisi, Anatomia patologica, Laboratorio analisi cliniche, Radiologia, Anestesia e rianimazione, Centro trasfusionale, Direzione sanitaria e Farmacia.
Erano anni di febbrile lavoro, in sintonia con gli avanzamenti delle scienza e della tecnologia medica, che continuò negli anni ’70. All’appuntamento dei primi anni ’80 con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale e le sue Unità Sanitarie locali avevano aperto i battenti: Malattie infettive, Geriatria, Psichiatria, Pronto soccorso con organico autonomo, Emodialisi con Laboratorio, Centro immaturi, Neurofisiopatologia, Diabetologia, Fisiokinesiterapia, Colpocitologia, Audiologia, Urologia endoscopica, Chirurgia toracica. Guidava l’Amministrazione Giovanni Mungiovino.
Nella seconda metà degli anni ’90 il Servizio Sanitario Nazionale è stato riformato ed ha intrapreso una nuova fase, definita “aziendalizzazione”. L’Azienda Regionale per l’Emergenza di Enna è collocata con il suo antico presidio ospedaliero “Umberto I°” nel IV bacino con gli Ospedali di Agrigento, Caltanissetta, Gela e Sciacca. Ha attivato le specialità di Terapia intensiva neonatale, l’Unità coronarica e nel maggio 2004 ha trasferito la maggior parte dei Reparti e Servizi nel primo monoblocco completato nella parte nuova della città.
Con il riordino del Servizio Sanitario Siciliano, iniziato negli ultimi mesi del 2009, gli Ospedali assicureranno assistenza e tecnologia di alto livello, collegati in rete integrata, trasferendo alle strutture territoriali le funzioni sanitarie ordinarie.
Armando Mingrino
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Armando Mingrino, nasce nel ’42, si è laureato nel ‘68, 110/100 con lode e conferimento di una medaglia d’oro dalle Terme di Montecatini per la tesi sperimentale e clinica sulle “Prime ricerche sull’attività elettrica del colon nell’animale da esperimento e nell’uomo”.
Specializzato in chirurgia generale e chirurgia toracica, dirige sin dalla sua istituzione la struttura all’Umberto I, parla tre lingue, relatore e moderatore di una miriade di convegni specialistici, autore di diverse pubblicazioni scientifiche. Medico stimato, anche, per la sua grande umanità.
Il nuovo Ospedale Umberto I ad Enna bassa