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Democrazia od oclocrazia? – by Pino Grimaldi

Enna 28/10/05 – Quanto accade nel nostro paese da almeno un anno in qua, fa porre a politologici e studiosi della storia un dubbio. Quello legato alla devianza (disfacimento) della democrazia intesa come forma di governo che il popolo detentore del potere reale esercita attraverso i rappresentanti che liberamente deve eleggere per assicurare la gestione dello stato e la formazione di leggi a vantaggio di tutti e sul piano economico finanziario e su quello sociale e di politica estera.

Forma di governo antica che ovviamente ha subito nei secolo variazioni sul tema ciascuno avendone dato interpretazione ad “usum delfini” e tutti avendole intese pro domo sua.
In verità nella distorsione delle norme classiche dei sistemi di gestione dello stato a tutt’oggi non siamo lontani da quanto Polibio, storico greco (205/125 circa a.c) ebbe a scrivere durante la sua permanenza a Roma ove frequentò il circolo degli Scipioni suoi mecenati ed ammiratori.
Scrisse un opera ‘Storie’ in 40 libri. Ma di essi ci rimane quel poco che uno studioso Kostantinos Porfirogenito vissuto nel IX secolo e poi divenuto imperatore con il nome di Costantino VII ci ha tramandato.

Tre forme le forme di governo: la monarchia,la oligarchia e la democrazia. Nulla di novo in apparenza se Polibio non avesse elaborato la teoria della “anaciclosi” secondo la quale ogni sistema è susseguente all’altro in un ciclo che passa per ognuna delle deviazioni delle tre forme.

E cioè per la monarchia la tirannide, per la aristocrazia la oligarchia e per la democrazia la oclocrazia.
Questa ultima nel sua etimo significa potere(governo) della gentaglia cioè di quanti hanno iniziato come eletti del popolo in un sistema democratico e poi dismessi i panni della saggezza ed onestà politica si sino messi a capovolgere le cose al punto da dare ascolto e credito a quella parte più deleteria del popolo che non è in grado di apprezzare la forma democratica che – e lo diciamo con Churchill – è la peggiore forma, ma non ve n’è una migliore (sentenza peraltro mutuata da Voltaire).

Polibio parla, quasi fosse oggi, di manifestazioni di piazza, di gruppi che difendono interessi specifici diremmo corporativi – sindacati – o di gruppi di affari od addirittura interessi di piccoli gruppi di potere od anche di individui potenti e senza scrupoli.

Posto che Polibio non era veggente, scriveva di quanto aveva visto fino a qual momento accadere ed in Grecia che a Roma e su quanto paventava potesse avvenire in una logica di proiezione – si direbbe oggi -del disfacimento delle varie forme di governo.
Profezie facili se si vuole, conoscendo l’animo umano che ama farsi più male di quanto non si pensi.

E siamo in Italia.
La democrazia – struttura di governo – sulla quale Longanesi amava dire ”per indisposizione del dittatore, la democrazia replica” alludendo al fatto che alla fine del fascismo si poté riavere forma democratica perché non c’era più un dittatore (aveva ovviamente letto Polibio!) ove saggiamente amministrata da frutti buoni e giusti per tutti.
Ma essa è basata sul gioco delle maggioranze e minoranze o se si vuole di governo di maggioranze ed opposizioni delle altre. Questo “game” segue regole ben precise nelle democrazie consolidate e stabili, regole basate sul fatto che la ciclicità elettorale consente al popolo di ritirare la propria fiducia e mandare a governare la opposizione e viceversa. Tutte le volte in cui vi è lo inquinamento per corpi non organici alla struttura democratica vi è vulnus e danno vero ed a volte pericoloso:si arriva – e lo dice Polibio – alla dittatura per infingardaggine della democrazia.

Sta avvenendo da noi.
Ove per una erronea interpretazione dei ruoli, tutti protestano contro tutti talché parrebbe che la verità o se si vuole il giusto modo non esista, con ciò negando che chi in responsabilità di governo od opposizione abbia corretta e non miope o presbite visione di ciò che al popolo deve essere dato, concesso, negato o rifiutato.

Da manca si obbietta che il paese è sottoterra, e da dritta che vi è atmosfera da guerra civile.
Due imbecillità che trovano portavoci in persone che tutto dovrebbero fare tranne politica (cantanti, attori, annunciatori) e che usano il mezzo loro dato come strumento del loro lavoro di intrattenimento per fini incongrui.
Ma c’è di più.
Si giunge ed ormai da due settimane a riempire le pagine dei migliori quotidiani delle scempiaggini (d’accordo alcune carine perché di vera satira) che la tv ammannisce profittando della curiosità (montata e pompata a dovere, s’intende) di chi ama il pubblico dileggio.
Lo stesso che accadeva al popolo che andava in piazza per assistere alla impiccagione o ghigliottinamento di qualcuno e che portava ad assistere i figli perché si divertissero.

Tutto ciò ha, appunto, un nome: oclocrazia alias governo di gentaglia.
Ed è ciò che nuoce al nostro paese e che porta la stampa estera a stupirsi, dubitare e scrivere anche inesattezze, perché i vari corrispondenti stanno nell’”inner circle” di Roma ove ci si nutre solo e semplicemente di degenerazione della democrazia.

Paura del despota che secondo Polibio potrebbe affacciarsi? No. Ma preoccupazione per un domani nel quale si continuino ad avere le stesse mele marce al posto della frutta fresca e buona, si.

La immarcescibilità non è del frutto umano.
E da troppo tempo le facce sono le stesse: più o meno aggrinzite, con capelli più o meno tinti, ma le stesse.
In democrazia il turnover degli attori assicura successo allo spettacolo.
Anche senza regista.
Non stare al gioco, porta male: storia docet.

grimliondr@libero.it

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