Enna. Se a un bambino piccolo si porge un libro, chi non ha visto i suoi occhi lampeggiare di entusiasmo e le sue manine rovistare inarrestabili tra le pieghe cucite di quella materia croccante tutta colori e allegria di segni? Il fatto che d’altra parte lo specchio ci rimandi l’immagine di un’Italia imbarbarita, schiacciata sulla pericolosa inconsistenza dell’opinionismo televisivo, incapace ormai di comprendere e curare quell’immenso patrimonio di cultura e arte ereditato dalla storia – ci segnala un’anomalia.
Parte da qui Livio Sossi (nella foto), docente di Storia e letteratura per l’infanzia all’Università di Udine, intervenendo nell’ambito del Concorso Nazionale Letterario Angelo Signorelli, indetto anche quest’anno dal De Amicis di Enna. Cosa succede a quel bambino, dove e chi lo perde se, come ci dicono le statistiche, almeno la metà degli italiani adulti arriva a non leggere più neanche un libro all’anno? Come combattere la crescente disaffezione? Assodato intanto che un lettore nasce quando intorno a sé vede e ascolta lettori, è essenziale, dice Sossi agli insegnanti della scuola primaria, riuscire a consolidare nei bambini il piacere della lettura. Un libro non può trasformarsi, attraverso un apparato didattico pesante quanto inutile, in strumento di tortura. Rodari lo scriveva già nel ’66 e Pennac esprimeva lo stesso pensiero quando sosteneva che il primo diritto del lettore è quello di chiudere il libro che non piace. Il verbo leggere (ancora Rodari) non sopporta l’imperativo!
La maggior parte dei testi utilizzati nella scuola fanno parte di un’editoria scolastica predisposta artificialmente a veicolare contenuti di apprendimento e a verificarne l’assimilazione. Ma è lavoro sbagliato e votato al fallimento. Libri e ragazzi stanno insieme durevolmente e proficuamente solo se possono giocare. Innanzitutto col linguaggio. E qui, le tecniche di scrittura creativa dell’Ou.Li.Po (Quéneau, Perec, poi Calvino) danno i risultati migliori. Si impara a scrivere, non attraverso il “tema” utile solo a generare l’angoscia della pagina bianca, ma sperimentando dall’interno di una strutttura data i meccanismi di funzionamento della lingua. Magari giocando all’officina delle storie col tautogramma o col lipogramma.
Oggi, grazie ad una piccola editoria coraggiosa, anche la scuola può servirsi di prodotti di alto livello come strumenti duttili, in grado di fornire idee e stimoli da elaborare in classe. Non c’è bisogno di libri scolastici. Attraverso la buona letteratura per ragazzi si può fare didattica di tutte le discipline. “Può sorprendere, dice Sossi, ma qualunque cosa può essere insegnata partendo dai libri illustrati per bambini. Vera letteratura di veri scrittori, dunque. Capace di rispecchiare l’esperienza bambina e accompagnarne, come un amico fidato, i cambiamenti. Nella quale si senta la musica delle parole, che è poi la bellezza della lingua. Il ritmo che fa di ogni buon testo una partitura musicale. Dove anche l’illustrazione sia arte e i bambini possano essere educati, attraverso proposte iconiche diverse in una scala che dalla figuratività conduce all’astratto, alla comprensione dell’immagine e del contemporaneo. Protetti finalmente dallo stereotipo”.
I bambini sono il seme del futuro. Dalla cura che ne abbiamo dipende il futuro di quella pianta che è l’umanità. E’ il modo più sicuro di cambiare il mondo.
Cinzia Farina
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