I giornalisti hanno deciso di sospendere lo sciopero previsto per lunedì prossimo indetto per protestare contro il testo del disegno di legge sulla diffamazione in corso di discussione al Senato, testo in cui è stato reintrodotto il carcere per i cronisti. Lo sciopero dei giornalisti previsto per lunedì «può essere differito e nella giornata di sabato saranno considerate e comunicate le modalità esecutive di tutte le iniziative di protesta in campo sempre a partire da lunedì prossimo per un allarme democratico alto» si legge in una nota della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi). «Rispettosi della vita istituzionale del Paese, per gli stessi principi di adesione al dettato della Costituzione messi a rischio da proposte di legge devastanti, che ci costringono alla più forte protesta perchè aggrediscono il diritto dei cittadini alla verità dei fatti di interesse pubblico e all’autonomia dell’informazione, accogliamo l’appello alla riflessione che arriva dalla seconda carica dello Stato. È un appello – prosegue la nota – che, parimenti, va rivolto ai proponenti delle norme legislative in discussione in Senato. La riflessione sarà speculare a quella che avanzerà nel corso del processo legislativo».
«Lunedì saremo in redazione per fare il nostro quotidiano che uscirà regolarmente il dì successivo. Ci volete definire crumiri? Fate voi. Non abbiamo paura delle parole». Lo scrive il direttore editoriale de Il Giornale, Vittorio Feltri, in un editoriale dal titolo «Legge assurda, ma scioperare non serve a nulla». «Lunedì lo useremo, come di dovere, per raccontare l’ultimo giorno di libertà del nostro direttore e il suo annunciato ingresso in prigione», aggiunge Feltri, riferendosi al fatto che – come spiegato dallo stesso Sallusti – il 26 novembre scadono i 30 giorni di sospensione e la pena a 14 mesi di reclusione per diffamazione dovrebbe essere eseguita. «Non sia mai – prosegue il giornalista nell’editoriale – che un evento tanto drammatico, da noi atteso con angoscia e disperazione, sia ignorato dal Giornale». «Non ci nascondiamo dietro un dito – scrive ancora Feltri -. Se l’astensione dal lavoro fosse un segno di solidarietà verso Alessandro (Sallusti, ndr), e di appoggio ai colleghi che rischiano la sua stessa sorte, saremmo solerti nell’aderire all’iniziativa della Fnsi. Poichè, viceversa, la stampa e i suoi addetti non solo se ne infischiano di Sallusti, ma hanno anche creato le condizioni in questo Paese affinché i cronisti non allineati a sinistra siano discriminati e considerati servi del padrone (come se tutti non avessimo un editore più o meno rompiballe), quindi da maltrattare e addirittura da rinchiudere, noi rinunciamo ad accodarci al sindacato». (ANSA)